La generazione dimenticata dalla pandemia
Perdita dell’impiego, interruzione della formazione e ulteriori barriere all’entrata nel mercato del lavoro. È il triplo choc inferto dalla pandemia ai giovani Under 25. Lo aveva già segnalato a giugno 2020 l’Organizzazione internazionale del lavoro, mettendo in guardia dalle conseguenze economiche dell’emergenza su quella che aveva ribattezzato la “generazione lockdown”. Ora la conferma arriva dai […]

Perdita dell’impiego, interruzione della formazione e ulteriori barriere all’entrata nel mercato del lavoro. È il triplo choc inferto dalla pandemia ai giovani Under 25. Lo aveva già segnalato a giugno 2020 l’Organizzazione internazionale del lavoro, mettendo in guardia dalle conseguenze economiche dell’emergenza su quella che aveva ribattezzato la “generazione lockdown”.
Ora la conferma arriva dai numeri: secondo i dati Eurostat a ottobre 2020 i disoccupati con meno di 25 anni erano il 17,5% nell’Unione europea e il 18% nell’area euro, in aumento rispetto al mese precedente, ma anche rispetto al 2019 quando la disoccupazione giovanile si aggirava intorno al 14,9% nell’Ue e 15,5% nella zona euro. In Italia, a ottobre 2020 si è raggiunta quota 30,3%: senza lavoro è il 9,8% della popolazione italiana, con una forbice tra il 9% di uomini e il 10,8% di donne.
Non va meglio Oltreoceano. Secondo James Parrott, Director of Economic and Fiscal Policy al Center for New York City Affairs della New School, da settembre 2020 ha perso il lavoro il 19% degli Under 25 di New York. Un dato significativo, se paragonato al 14% rimasto senza occupazione sul totale dei lavoratori della Grande Mela.
Conseguenze sull’intera economia
I giovani adulti sono risultati particolarmente vulnerabili, anche perché tra i più numerosi nel settore dei servizi decimato da restrizioni e distanziamento sociale. I giovani sotto i 25 anni sono appena il 10% della forza lavoro newyorkese complessiva (4,8 milioni), ma rappresentano il 15% delle persone impiegate nell’industria dei servizi, tra ristoranti, negozi e business dell’arte e dell’intrattenimento. E quella di New York non è altro che la fotografia del Paese: a novembre 2020 il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti si è attestato al 6,7%, ma ha raggiunto quota 10,5% tra la popolazione tra i 20 e i 24 anni. In ottobre un milione di lavoratori sotto i 25 anni ha fatto domanda per ottenere i sussidi collegati a un regolare stato di disoccupazione – senza contare l’assistenza riconosciuta a chi ha perso il lavoro a causa della pandemia – contro gli 80mila dello stesso mese dello scorso anno. Trovare lavoro è ancora più difficile in un periodo in cui il virus sembra aver ripreso la sua corsa, portando le autorità ad adottare nuove restrizioni sulle attività non essenziali. Prima della pandemia, poi, i più giovani potevano superare la mancanza di esperienza con una prima buona impressione: adesso le comunicazioni virtuali rendono più difficili anche candidature e presentazioni. Le conseguenze della crescente disoccupazione giovanile potrebbero durare anni e riverberarsi sull’intera economia. Secondo Stephanie Aaronson, Vice president e Director of Economic Studies alla Brookings Institution, nonché autrice di un recente report sulla tematica, occorrerà tempo prima che i più giovani riescano a trovare un’occupazione produttiva. “Ciò rappresenterà sicuramente una perdita per loro e per le loro famiglie, ma tutta l’economia andrà in sofferenza”, ha detto al New York Times. “L’assenza di lavoro tra i giovani frenerà la crescita”. Fonte: The New York Times
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