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I dimenticati del lockdown

Giovani e donne sono i più penalizzati dall’emergenza Coronavirus. Nulla di nuovo.

L’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) l’ha già definita la “generazione lockdown. La pandemia da Covid-19 sta avendo un impatto “devastante e sproporzionato” sull’occupazione giovanile, con più di un giovane su sei costretto a smettere di lavorare da quando è iniziata la crisi.

L’Agenzia delle Nazioni Unite nel suo ultimo rapporto parla di un triplo choc inferto agli Under 25: perdita dell’impiego, interruzione degli studi o della formazione e ulteriori barriere all’entrata nel mercato del lavoro. Secondo l’Oil, già prima dell’emergenza sanitaria, circa un quinto dei giovani di tutto il mondo – 267 milioni di persone – apparteneva alla categoria dei Neet, persone senza un lavoro e non inserite né in percorsi di istruzione né di formazione professionale. Più di tre quarti erano impiegati con contratti atipici e quattro giovani su 10 lavoravano nel settore ricettivo o della ristorazione, nella vendita all’ingrosso o al dettaglio – i quattro ambiti che più sono stati colpiti dalla crisi.

Le donne, che rappresentano la metà della forza lavoro nella Ristorazione e nel settore alberghiero e oltre il 40% in molte altre attività nel settore dei servizi, sono state colpite “più duramente e più velocemente di ogni altro gruppo sociale”. L’effetto è stato ancor più acuto per le donne con figli, “a causa della diffusa chiusura delle scuole e della mancanza di servizi di assistenza all’infanzia accessibili”.

Il report segnala una crescita consistente dei livelli di disoccupazione giovanile a partire dal mese di febbraio 2020. In Canada il tasso di disoccupazione giovanile maschile è cresciuto del 14,3% tra febbraio e aprile 2020, quello femminile del 20,4%. Negli Stati Uniti si è passati dall’8,5% al 24% per gli uomini e dal 7,5% al 29,8% per le giovani donne. Trend simili si registrano anche in Australia, Cina, Irlanda, Paesi Bassi e Svizzera.

Chi è riuscito a mantenere il lavoro, in media, ha subito un taglio del 23% delle ore di lavoro. L’Oil mette in guardia sul fatto che quanti hanno dovuto interrompere percorsi di istruzione o formazione corrono il rischio di essere penalizzati in termini di retribuzione per l’intera vita lavorativa futura.

Fonte: Euronews

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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