Gli incontattabili (fuori orario di lavoro)
In Portogallo, il Parlamento ha approvato, attraverso un emendamento al Codice del lavoro, nuove regole sul lavoro a distanza, che anche nel Paese iberico ha raggiunto numeri altissimi a partire dall’emergenza sanitaria. La principale novità apportata è l’introduzione di sanzioni per i datori di lavoro che contattano i dipendenti al di fuori dell’orario lavorativo: la […]

In Portogallo, il Parlamento ha approvato, attraverso un emendamento al Codice del lavoro, nuove regole sul lavoro a distanza, che anche nel Paese iberico ha raggiunto numeri altissimi a partire dall’emergenza sanitaria. La principale novità apportata è l’introduzione di sanzioni per i datori di lavoro che contattano i dipendenti al di fuori dell’orario lavorativo: la violazione di tale limite è considerata d’ora in avanti un illecito amministrativo, a eccezione di quei casi che sono classificati come “di forza maggiore”. Ai manager è inoltre vietato monitorare le persone mentre svolgono le loro mansioni da remoto.
Il Portogallo è stato il primo Paese europeo a modificare le sue regole sul lavoro a distanza come conseguenza diretta della pandemia di Covid-19 a gennaio 2021. Gli emendamenti alle leggi sul lavoro, tra l’altro, non si applicano solo allo Smart working, ma valgono anche per le persone che lavorano in presenza. L’unico limite è il numero di dipendenti dell’azienda: le indicazioni presenti nell’emendamento sono applicate alle imprese con almeno 10 persone. È bene specificare che non si tratta di una forma del cosiddetto ‘diritto alla disconnessione’, proposta che è stata respinta dai parlamentari portoghesi.
“La pandemia ha accelerato la necessità di regolamentare ciò che deve essere regolamentato”, ha commentato la Ministra del Lavoro e della Sicurezza Sociale del Portogallo Ana Mendes Godinho, spiegando come il lavoro a distanza possa configurarsi come un vero e proprio punto di svolta specie se i Paesi fossero in grado di sfruttarne i vantaggi e ridurne invece gli svantaggi. La Ministra ha poi sottolineato come una sana cultura del lavoro a distanza potrebbe attrarre anche lavoratori stranieri: “Consideriamo il Portogallo uno dei posti migliori al mondo in cui nomadi digitali e lavoratori da remoto possano scegliere di vivere”.
Spese degli smart worker a carico dell’azienda
L’emendamento, approvato poco dopo l’annuncio delle elezioni anticipate in Portogallo, prevede anche che le aziende si prendano carico degli eventuali costi aggiuntivi legati al lavoro a distanza, su tutti l’aumento delle spese relative alle utenze e alla connessione internet. Un caso che si allinea ad altri Paesi, come i Paesi Bassi che nel 2020 avevano previsto per i dipendenti pubblici un’indennità di lavoro a domicilio. In Portogallo, però, restano esclusi, per esempio, i costi di utilizzo dell’acqua. Un’altra novità riguarda l’estensione delle categorie di lavoratori che possono adottare lo Smart working: ora hanno il diritto di lavorare da remoto, senza bisogno di concordarlo in anticipo, anche le persone con bambini fino a otto anni (prima dell’emendamento era concesso solo ai genitori di bambini con età inferiore a tre anni). Nel caso, tuttavia, in cui entrambi i genitori abbiano diritto al lavoro a distanza non possono farlo contemporaneamente. Un altro provvedimento è invece legato alle interazioni sociali tra persone che lavorano nella stessa azienda: le imprese sono tenute a organizzare almeno ogni due mesi incontri in presenza per evitare che chi pratica il lavoro a distanza possa, in qualche modo, sentirsi escluso dal gruppo di lavoro. Fonte: Euronews
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