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Pellegrini, da Ernesto a Valentina con la stessa passione

Valentina Pellegrini è stata nominata Presidente e Amministratore Delegato della Pellegrini. Il suo primo pensiero è andato al padre Ernesto, fondatore dell’azienda e scomparso a maggio 2025: “Il suo esempio e la sua capacità di coniugare visione imprenditoriale e attenzione profonda verso le persone e il territorio rimarranno per sempre impressi nella cultura della nostra azienda e nel cuore di chi ha avuto il privilegio di lavorare al suo fianco. Nel succedergli, sono consapevole di raccogliere un’eredità importante che porterò avanti con gratitudine, orgoglio e grande senso di responsabilità nel solco dei valori fondanti che contraddistinguono la storia della nostra impresa”.

In occasione della nomina di Valentina Pellegrini, che rappresenta la seconda generazione in azienda e che nell’ultimo decennio è stata Vicepresidente e Consigliere Delegato, proponiamo un estratto dall’articolo dal titolo “Qualità, innovazione e tanta passione: c’è benessere (anche) nella ristorazione”, pubblicato sulla rivista Persone&Conoscenze (edita da ESTE, editore anche del nostro quotidiano), numero 130, che ricorda proprio il profondo legame tra la nuova Presidente e Amministratore Delegato della Pellegrini e l’amato padre.

I valori che uniscono padre e figlia

Ad accumunarla al padre non è solo il cognome. È la “passione” ciò che unisce per davvero Valentina a Ernesto Pellegrini. Il fondatore dell’omonima azienda l’ha scritto nella lettera che apre la brochure istituzionale, nella quale l’organizzazione racconta, oltre che il suo business, anche i suoi valori: “Ho sempre seguito le mie passioni. La passione del lavoro, della famiglia, del fare le cose per bene e con cura, al meglio delle mie possibilità”. Per raggiungere i suoi obiettivi il Presidente s’è “circondato di persone che condividono queste passioni”. E l’unica figlia Valentina è una di queste, scelta tempo fa – dopo la laurea in Economia alla Cattolica e tutta la ‘trafila’ nell’organizzazione – per affiancare il padre nelle “responsabilità di azienda”.

Dalla vetrata della sala riunioni del piano nobile della sede di Pellegrini a Milano si domina lo scorcio Sud Ovest della metropoli. All’interno, invece, l’ambiente racconta la storia dell’azienda e del suo fondatore. Si riconosce una sciarpa dell’Inter, a memoria degli anni della presidenza Pellegrini che ha lasciato in eredità al club uno scudetto (1988-89, quello del record di punti in tornei a 18 squadre con due punti assegnati per vittoria), due Coppe Uefa (1990-91; 1993-94) e una Supercoppa italiana (1989-90); ma ci sono pure i ricordi del Presidente a testimonianza degli incontri con Papa Giovanni Paolo II e con Papa Francesco. Nella sala c’è spazio persino per alcune opere d’arte, come il Martirio di Santo Stefano, e il cavallo realizzato dall’artista Angelo Barcella, amico della famiglia Pellegrini.

I ricordi servono (anche) a ripercorrere i tanti anni dell’azienda, nata nel 1965 come ‘Organizzazione Mense Pellegrini’. Ancora oggi il core business è “la gestione delle mense aziendali”, tuttavia nel tempo alla ristorazione si sono affiancati altri servizi come le “forniture alimentari”, la “distribuzione automatica”, il “facility management” e infine il “welfare aziendale”, oggi tutte diventate Divisioni del gruppo. A completamento dell’ecosistema c’è la presenza all’estero.

Il benessere nel Dna dell’organizzazione

La peculiarità della Pellegrini sono i suoi valori. “Puntiamo su fedeltà, onestà e correttezza”, riprende Valentina Pellegrini. Aspetti che non sono rivolti solo verso l’esterno, ma soprattutto verso il proprio interno: “Le persone che lavorano per noi non saranno mai numeri, ma sempre individui con le loro ambizioni”.

Inoltre l’azienda ha deciso di investire in modo deciso sulla crescita professionale dei propri dipendenti, nell’ottica di offrire la massima qualità ai clienti finali. Ogni anno, infatti, Pellegrini mette a disposizione delle sue persone oltre 800 corsi di formazione e di aggiornamento: “È il nostro modo di creare attaccamento all’azienda e coltivare e far crescere al nostro interno i migliori elementi”.

Proprio su questo tema Valentina Pellegrini s’è spesa in prima persona con il progetto dell’Accademia Pellegrini nata per “ricercare soluzioni innovative e formare i professionisti della ristorazione”. Sin dalla sua fondazione l’azienda ha fatto dell’innovazione uno dei suoi cardini: oggi, in un mercato sempre più sfidante, è infatti necessario proporre soluzioni all’avanguardia per interpretare –e anticipare– le richieste dei clienti. Per questo è nata nel 2015 – l’anno del 50esimo della Pellegrini – l’Accademia, che in realtà ha “istituzionalizzato una serie di iniziative che erano già svolte da tempo”.

Le lunghe relazioni con i clienti (fedeli)

Il concetto di benessere è nel Dna dell’organizzazione che fin dalla sua fondazione ha puntato sulla dedizione completa al cliente, che si traduce in una cura quotidiana e nella capacità di rispondere e di anticipare le richieste.

Abbiamo un tasso di fidelizzazione unico nel mercato”, conferma Valentina Pellegrini. “A noi si rivolgono le aziende che nella loro strategia hanno scelto di investire sul benessere dei propri dipendenti e per questo offriamo la massima qualità; ci confrontiamo quotidianamente con i clienti per offrire loro qualcosa di più di un semplice prodotto-servizio che modelliamo su specifiche necessità”.

Oltre alla qualità delle materie prime, Pellegrini si è dotata di un modello organizzativo “snello” che permette “flessibilità e risposte rapide” alle necessità del mercato. Come si traduce in concreto questo modello? “Abbiamo adottato una struttura con una catena decisionale chiara, netta e abituata a rispondere con rapidità ed efficienza per dare sempre la massima disponibilità. I clienti dialogano direttamente con i responsabili del servizio e il Direttore della Divisione risponde ai vertici dell’azienda”, spiega.

L’attenzione per il benessere del territorio

Sempre a proposito di benessere, non bisogna dimenticare l’impegno nei confronti del territorio. Rientra tra i progetti di Corporate social responsibility, il Ristorante Ruben, creato dalla Fondazione Ernesto Pellegrini onlus e ospitato a Milano proprio alle spalle della sede milanese. Si trova in via Gonin 52 in zona Lorenteggio ed è riservato a chi “sta vivendo una condizione di povertà temporanea”: “Con l’occasione del 50esimo della Pellegrini ci tenevamo a regalare a Milano, la città che molto ci ha dato, qualcosa di eticamente bello che celebrasse l’importante ricorrenza; e visto il nostro core business, è stato naturale pensare a un ristorante, riservato però alle tante persone che si trovano ad attraversare una situazione di temporanea difficoltà economica o sociale”, dice Valentina Pellegrini.

Non una mensa per i poveri quindi, piuttosto un luogo “pensato per la famiglia” e per questo “gradevole”, dove le persone “possono scegliere tra tre menu” e “stare a tavola tutto il tempo che vogliono”, nell’ottica della convivialità tipica della cena familiare. A scegliere il nome del ristorante è stato lo stesso Ernesto Pellegrini in onore di un “uomo che aveva lavorato” per il nonno, il padre e infine per lui e il fratello: “Non era solo un salariato, era un simbolo della cascina, un’immagine del paesaggio”, raccontava il fondatore dell’azienda.

Quando agli inizi degli Anni 60 furono espropriati i terreni in affitto alla famiglia Pellegrini, Ruben rimase senza dimora (“Non aveva casa, dormiva nella stalla su un letto di paglia e il suo guardaroba era appeso a tre chiodi infissi nel muro”). “Mi si stringeva il cuore a vederlo in quelle condizioni e mi ero riproposto, appena le mie finanze, allora scarse, me lo avessero consentito, di procurargli un letto caldo. Purtroppo non ho fatto in tempo perché un giorno, uscendo dal lavoro, acquistai un giornale della sera con un titolo agghiacciante: ‘Barbone muore assiderato nella sua baracca’. Era Ruben”, aveva scritto Ernesto Pelletrini.

Fu in quella occasione che il fondatore di Pellegrini prese la sua decisione: “Ho sempre sentito il dovere di ricordarlo e con lui tutti quelli che hanno vissuto di stenti, ma con dignità, accontentandosi senza lamentarsi di quel poco che la vita aveva loro riservato”. A caratterizzare il ristorante – nato in un’ex mensa aziendale – è il pagamento simbolico di un euro: ogni sera da Ruben entrano circa 350-400 persone, inviate dagli enti benefici che collaborano con la onlus di Pellegrini. Inoltre per gli 80 bambini che frequentano il ristorante (per i minori di 16 anni il pasto è gratuito) è stata attivata una partnership con un asilo nido limitrofo.

Il benessere, quindi, è declinato in ogni sua sfaccettatura in Pellegrini, che ne ha fatto un valore al pari della qualità. Non per nulla Valentina Pellegrini nel suo ufficio ha in bella vista la frase di Artistotele “l’eccellenza non è un’azione, ma un’abitudine”. “La nostra mission è diventare partner dei servizi no core delle aziende, proseguendo con il business della ristorazione, ma crescendo anche nell’ambito della facility per la gestione del building”. Con la stessa passione che caratterizza l’organizzazione dal 1965.

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Dario Colombo

Articolo a cura di

Giornalista professionista e specialista della comunicazione, da novembre 2015 Dario Colombo è Caporedattore della casa editrice ESTE ed è responsabile dei contenuti delle testate giornalistiche del gruppo. Da luglio 2020 è Direttore Responsabile di Parole di Management, quotidiano di cultura d'impresa. Ha maturato importanti esperienze in diversi ambiti, legati in particolare ai temi della digitalizzazione, welfare aziendale e benessere organizzativo. Su questi temi ha all’attivo la moderazione di numerosi eventi – tavole rotonde e convegni – nei quali ha gestito la partecipazione di accademici, manager d’azienda e player di mercato. Ha iniziato a lavorare come giornalista durante gli ultimi anni di università presso un service editoriale che a tutt’oggi considera la sua ‘palestra giornalistica’. Dopo il praticantato giornalistico svolto nei quotidiani di Rcs, è stato redattore centrale presso il quotidiano online Lettera43.it. Tra le esperienze più recenti, ha lavorato nell’Ufficio stampa delle Ferrovie dello Stato italiane, collaborando per la rivista Le Frecce. È laureato in Scienze Sociali e Scienze della Comunicazione con Master in Marketing e Comunicazione digitale e dal 2011 è Giornalista professionista.

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