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Addio ad Alberto Bauli, raccontò l’impresa di famiglia a ESTE

Alberto Bauli, Presidente di una delle aziende leader del mercato dei dolci natalizi, è mancato l’11 agosto 2020. Un cognome che molti di noi pronunceranno cantandolo, sulle note del jingle indimenticabile che per anni ha preannunciato, dallo schermo televisivo, il countdown verso il Natale.

Dietro a questo cognome c’è una delle più importanti aziende familiari del nostro Paese. La storia dei Bauli la raccontò lo stesso Presidente, nel 2012 a Padova, intervenendo al convegno promosso da Sistemi&Impresa proprio sul tema delle aziende a conduzione familiare, il cui titolo era: Le imprese familiari.

L’Italia, d’altra parte, è tra i Paesi europei con il più alto numero di imprese di questo tipo, di cui Bauli era tra i rappresentanti più noti. Secondo le stime dell’Osservatorio Aub, che da almeno un decennio pubblica un report specifico, nel nostro Paese le aziende a guida familiare sono 784mila. Valgono circa il 70% in termini di occupazione e costituiscono il 60% del mercato azionario italiano. Il dato si fa ancora più interessante se si mette a confronto la longevità delle imprese familiari con tutte le altre. Se normalmente solo il 50% delle aziende italiane sopravvive 10 anni, quelle a conduzione familiare sono ben più durature e non alimentano quel processo di “distruzione creativa” che, secondo l’economista Joseph Schumpeter, caratterizza il ciclo economico.

Venticinque anni al vertice

L’azienda di cui Alberto Bauli è stato alla guida per 25 anni era stata fondata dal padre Ruggero negli Anni 40: Alberto ha orientato la sua attività proprio per emanciparsi dall’etichetta di “marchio natalizio”. Nel farlo, l’imprenditore ha saputo ben gestire le acquisizioni, mai casuali: si è sempre trattato di marchi storici del settore alimentare italiano, che rischiavano di fallire o di essere venduti a colossi multinazionali o imprese estere.

Molte di queste erano a loro volta imprese familiari: Bauli ha infatti rilevato nel 2009 Alemagna e Motta da Nestlè (“Il Presidente pensava fossi andato a trovarlo per vendergli la nostra azienda”, scherzava spesso Alberto), poi ha comprato Bistefani e infine Doria.

Queste scelte hanno dato modo all’azienda di resistere sugli scaffali dei supermercati tutto l’anno, diversificando il proprio business. Negli ultimi anni ha avviato un ambizioso piano di crescita all’estero, dove il gruppo realizza ormai il 15% del suo fatturato.

Investimenti diversi per la salute dell’azienda

Alberto Bauli ha saputo impegnarsi con successo anche in ambito bancario, diventando Consigliere del Banco Popolare e Presidente della Banca popolare di Verona. Questa competenza gli ha consentito di evitare i problemi in cui sono incappati alcuni competitor. Non solo: ha permesso all’impresa di famiglia di non soffrire dei principali morbi che contagiano le analoghe aziende italiane, ovvero performance peggiori sotto il profilo della produttività, fatturati più bassi e meno propensione alle acquisizioni ed investimenti esterni.

Alberto Bauli lascia un vero impero: nel 2018 il fatturato è stato di 472 milioni di euro, 1.500 i dipendenti. Niente male come crescita per una pasticceria nata per volere del padre di Alberto, di ritorno da un viaggio migratorio in Argentina, durante il quale scampò per miracolo al naufragio della Principessa Mafalda. Forse proprio per quella strana forma di riscatto delle vicende passate, che lega le generazioni con un filo saldo ed invisibile, la passione di Alberto era proprio la barca, tanto che si racconta che l’unico sogno che gli restava da realizzare nella vita era quello di portare il mare a Verona.

Ora la quarta generazione di Bauli, guidata da Michele, nipote di Alberto, eredita il difficile compito di mantenere dritto il timone e guidare la grande nave di famiglia ad attraversare ancora a lungo i burrascosi flutti dell’economia italiana.

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Chiara Pazzaglia

Bolognese, giornalista dal 2012, Chiara Pazzaglia ha sempre fatto della scrittura un mestiere. Laureata in Filosofia con il massimo dei voti all’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna, Baccelliera presso l’Università San Tommaso D’Aquino di Roma, ha all’attivo numerosi master e corsi di specializzazione, tra cui quello in Fundraising conseguito a Forlì e quello in Leadership femminile al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Corrispondente per Bologna del quotidiano Avvenire, ricopre il ruolo di addetta stampa presso le Acli provinciali di Bologna, ente di Terzo Settore in cui riveste anche incarichi associativi. Ha pubblicato due libri per la casa editrice Franco Angeli, sul tema delle migrazioni e della sociologia del lavoro. Collabora con diverse testate nazionali, per cui si occupa specialmente di economia, di welfare, di lavoro e di politica.

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