Donne al potere: un nuovo modello sostenibile di leadership

Il libro Gocce di leadership (ESTE, 2020) offre spunti di consapevolezza e di riflessione per nuovi stili manageriali.

Il 23 gennaio 2020 le autorità cinesi hanno messo in quarantena la città di Wuhan e la provincia dell’Hubei (almeno 60 milioni di persone), chiudendo aeroporti, linee ferroviarie, fabbriche, uffici, scuole. Alla popolazione è stato vietato di uscire di casa. Vietati anche gli spostamenti interni alla Cina. Purtroppo, nel frattempo, il virus si era già diffuso.

La tempistica non poteva essere peggiore: a gennaio milioni di persone stavano per mettersi in viaggio in occasione del Capodanno lunare, una delle principali festività del calendario cinese. Una specie di vacanza di Natale. Da Wuhan sono partite, solo il 1 gennaio, circa 175mila persone, che sono diventate vari milioni entro il 23, il giorno del lockdown. I voli internazionali sono stati poi proibiti solo il 31 gennaio, quando si sono già osservati casi a Tokyo, a Bangkok e a Seattle. Si sarebbe potuti arrivare prima?

Il 70% delle malattie infettive delle persone arriva dagli animali: è un dato impossibile da ignorare. Tra il 1918 e il 1920, l’influenza spagnola fece circa 50 milioni di morti. Nel 1957 si diffuse l’influenza asiatica, che colpì il 20% della popolazione, uccidendo circa 2 milioni di persone. Non siamo la Milano del 1630 alle prese con la peste bubbonica: viviamo in città che vantano condizioni igienico-sanitarie inimmaginabili fino a pochi decenni fa.

Abbiamo farmaci, tecnologie e strumentazioni mediche che ci permettono di tenere in vita persone che, alla fine del Novecento, solo 20 anni fa, in vita non sarebbero. Abbiamo antibiotici, medici superspecializzati, reparti di rianimazione. Se questo sistema collassa – e non è accaduto solo in Italia, ma anche nel Regno Unito, in Usa e in Spagna – è perché è fragile. Il nostro sistema è fragile e non lo sapevamo. Noi siamo fragili e non lo sapevamo. Siamo abituati a considerare la salute come un bene che appartiene solo a noi stessi, ma non è così: siamo immersi nell’ambiente e legati a esso.

Il lockdown è stato difficile. Da decidere e da praticare. Perché? Prima di tutto, perché culturalmente noi occidentali non siamo abituati a ricevere ordini che limitano la nostra libertà personale. In Cina, in Giappone, in Corea del Sud le persone hanno una cultura e un sistema di valori che esaltano rigore e disciplina: di conseguenza, sono più inclini ad applicare alla lettera istruzioni restrittive.

In Italia e nei Paesi occidentali, cultura e valori sono differenti. Più focus sull’individuo e libertà di muoversi come sinonimo di democrazia. Cambia quindi l’attitudine a obbedire. Eppure ci siamo ritrovati uniti in una grande sfida, e questo senso di unità ci ha permesso di non abbatterci, di essere orgogliosi di noi stessi e consapevoli dello scopo più grande che stavamo perseguendo. La pandemia ci ha fatto riflettere.

Anche il libro Gocce di leadership (ESTE, 2020) ha lo scopo di far riflettere. Sulla nostra società e sulle sfide di un nuovo modello sociale ed economico. E sulla leadership necessaria a concepirlo e a gestirlo.

Il libro vuole offrire spunti di consapevolezza e di riflessione su situazioni di lavoro e personali che altri hanno vissuto. Indicazioni su quali approcci abbiano funzionato o scintille che possano suscitare in te un nuovo modo di guardare, affrontare e risolvere momenti simili nella tua vita.

Oggi stiamo vivendo in un mondo che è già diverso da quello di prima del covid-19. Quali siano le conseguenze economiche, sociali e culturali è difficile prevederlo adesso con chiarezza. Un cambiamento è però fuori discussione. Negli ultimi 10 anni abbiamo già vissuto svolte epocali: Internet ci ha reso disponibile in tempo reale qualunque informazione, i cellulari ci consentono di lavorare in ogni luogo e momento, la stampa 3D ha rivoluzionato il modo di produrre oggetti. Le piattaforme d’acquisto virtuali hanno modificato le nostre abitudini di consumo; i social media stanno trasformando le relazioni sociali ed emotive fra le persone. È un bene o un male? È un fatto.

Questo nuovo mondo ci sta lanciando una sfida. Che va affrontata con nuovi modelli di interpretazione. Una nuova visione. E in questa sfida le donne possono fare la differenza.

Le poche donne oggi ai vertici del potere istituzionale, politico ed economico saranno in grado di promuovere un nuovo modello di sviluppo, più umano e sostenibile? E un nuovo modo di gestire il potere? Oppure saranno ancora parte integrante del modello dominante di valori e di leadership che riteniamo negativi? Le donne al potere sono ‘uomini’?

Mi torna alla mente un articolo del giornalista Claudio Sabelli Fioretti, fastidioso nella sua lucidità di analisi, che sostiene proprio questo. Già il titolo – “Le donne al potere? sono uomini” – mi disturba. Penso: non è vero! Conosco molte manager, imprenditrici e professioniste affermate che non sono così. Io stessa non sono così. Cerchiamo di mantenere la nostra femminilità, empatia, generosità anche in ruoli di potere. Eppure, Sabelli dice una scomoda verità per le donne leader nelle imprese, nelle istituzioni, nelle libere professioni, nella politica:

Le donne sono meglio degli uomini? E se sono meglio perché ce ne sono poche ai vertici? Sono discriminate? O forse non sono portate? Esiste una via femminile alla Pubblica amministrazione? […]. Eravamo fortemente convinti che le donne avrebbero spiazzato gli uomini promuovendo un mondo migliore. E quindi non posso che dichiararmi deluso. Correndo pericolosamente sul lacerante crinale del politicamente scorretto, ho sostenuto, con rammarico, che le donne non ci hanno mostrato nessuna nuova via. E so anche il perché. Perché le donne raggiungono posti di reale potere solo quando vengono cooptate dagli uomini […]. Sopra al tetto di cristallo ci arrivano solo quelle che vengono selezionate dagli uomini, in base alla loro somiglianza agli uomini, all’appartenenza al loro mondo, alla condivisione dei loro valori […]. È triste ammetterlo: le donne che comandano sono uomini1

Il severo giudizio del giornalista rispecchia la realtà? Mi si rivoltano le viscere a dirlo, ma sì. Per questo la ricerca di un nuovo approccio alla leadership è un percorso imprescindibile. Una sfida. Gli uomini hanno molte figure di leader cui ispirarsi. Le donne meno. Allora dobbiamo per forza assomigliare agli uomini? No. Chiariamoci intanto sul termine “leader”. Leader letteralmente è “chi guida” altre persone all’interno di un gruppo sociale. Quindi, non puoi giocare, nello sport, nel business, nella politica, nelle istituzioni, campi governati da uomini, senza padroneggiare le regole del gioco. Solo conoscendole bene è possibile modificarle. Anzi, dico di più: le regole del potere possono essere ridefinite solo da chi sta nei ruoli di potere. È questa la sfida. Per tutti noi, donne e uomini. Ma noi donne siamo più coraggiose nel distruggere gli stereotipi.

Quarant’anni di storia femminista ci dimostrano che è possibile riconoscere gli stereotipi e i modelli positivi o negativi che ci condizionano. Ed è possibile decidere di non adottarli. O di smantellarli. La decisione è azione. Ma è necessaria una nuova consapevolezza individuale e collettiva. Ci interessa compiere questo passo?

Concretamente, nel libro si trovano alcuni episodi autobiografici, alcune ‘prove’ di leadership della mia vita personale e professionale. Ed esperienze e storie di leadership di donne nella vita di tutti i giorni. Alcune possono offrire utili spunti di riflessione e far scattare scintille di energia positiva. Ogni persona è diversa, certamente. Ma qualche soluzione può funzionare anche per te.

Mi auguro che gli stimoli del libro ti aiutino a superare barriere e stereotipi. Ad affrontare ogni esperienza con determinazione e passione, con coraggio e desiderio di spostare più in alto l’asticella della sfida. A non dare per scontato che hai sempre fatto così. Puoi cambiare. Rifletti sul tuo ‘sogno’ e su come realizzarlo. Quale leader vuoi essere?

1 Sabelli Foretti C. (2012), “Le donne al potere? Sono uomini”, La 27esima Ora, https://27esimaora. corriere.it/articolo/le-donne-al-potere-sono-uomini/

L’articolo è un estratto del libro Gocce di leadership. Riflessioni ed esperienze per un modello di leadership più sostenibile di Cristina Melchiorri, pubblicato da ESTE.
Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

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Cristina Melchiorri

Cristina Melchiorriè imprenditrice, manager e performance coach. A 25 anni ha diretto il Sunia, una forte esperienza ad alto impatto sociale. Poi, in un’azienda di costruzioni ha vissuto il business e la gerarchia aziendale. Come manager di Smaer, società di consulenza e recruiting della Lega delle Cooperative, ha interagito con centinaia di imprenditori e direttori del personale, in cerca di individui con competenza, esperienza, leadership. Ha valutato migliaia di uomini e donne, per coglierne potenziale e capacità. Ha inoltre operato come Direttore Centrale della Provincia di Milano, con delega all’Ambiente. Una straordinaria prova di gestione della politica. Oggi guida Advanced Smart Solutions, società di consulenza gestionale e formazione manageriale, per offrire idee e modelli di approccio strategico alle aziende e alle persone. Allena chi lo desidera a trovare la propria leadership.

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