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Scuole chiuse? La formazione tocca alle aziende

Durante l’emergenza Covid, stage e tirocini sono proseguiti in modalità virtuale.

Il coronavirus ha travolto la scuola, con conseguenze che si capiranno solo sul medio-lungo periodo. Ma in ambito formativo ha provocato anche la sospensione o l’interruzione di migliaia di stage, tirocini e percorsi di alternanza scuola-lavoro in tutta Italia.

In un Paese che già fatica a collegare il mondo dell’istruzione a quello del lavoro, sono stati bloccati i tradizionali canali di inserimento dei giovani in azienda, oltre ad aver lasciato questi ultimi senza un reddito. La gestione di stage e tirocini è stata lasciata alla competenza delle singole Regioni: la Lombardia, per citare quella più colpita dalla pandemia, ha fermato i tirocini curriculari ed extracurriculari dal 12 marzo fino al 18 maggio, data dalla quale è possibile attivarne di nuovi e riprendere quelli sospesi.

L’unica modalità con cui era possibile proseguirli anche durante la fase 1 dell’emergenza era quella “Smart”. Questo non ha, però, impedito ad alcune imprese e agenzie per il lavoro di riuscire a dare continuità a questi percorsi anche durante le settimane più intense della crisi sanitaria.

È il caso, tra gli altri, di Engage IT Services e Openjobmetis, rispettivamente azienda di Fidenza che si occupa di consulenza in ambito Information Technology e agenzia per il lavoro quotata in Borsa: entrambe sono riuscite a far proseguire l’alternanza scuola-lavoro ai propri studenti attraverso un tipo di affiancamento virtuale.

Con l’emergenza maggiore attenzione alla formazione

In Engage IT Services i dipendenti sono già abituati a lavorare da remoto. L’azienda, nata nel 2013, da alcuni anni collabora con l’Iis Gadda di Fornovo, in provincia di Parma: anche nel 2020, come previsto, tre studenti hanno potuto imparare sul campo le basi della programmazione. “Già prima dell’emergenza volevamo provare a far lavorare gli alunni da casa: per il nostro lavoro bastano un Pc portatile, alcune licenze e una connessione a Internet”, spiega Alessandro Alpi, Co-fondatore di Engage IT Services.

“Dal punto di vista della burocrazia è stato molto semplice avviare il tutto; i ragazzi sono stati trattati esattamente come neo-assunti, quindi ci è bastato adattare alle loro conoscenze le procedure scritte che di solito forniamo ai nuovi dipendenti. Anzi, proprio grazie alla particolarità del periodo abbiamo potuto dedicarci con maggiori energie ad attività, come appunto l’alternanza scuola-lavoro, per le quali di solito non c’è mai abbastanza tempo”.

Il team di Engage IT Services ha conosciuto di persona i ragazzi coinvolti nel progetto prima dello scoppio della pandemia, quando sono stati invitati a scuola a presentare l’attività. L’alternanza è iniziata poi a fine febbraio 2020, proprio nei giorni in cui il Covid veniva registrato anche in Italia. A una prima fase di formazione frontale con slide, sempre a distanza, è seguita una più interattiva di live coding. “Abbiamo fatto streaming del codice ai ragazzi in modo da farli partecipare alla stesura, così sono potuti entrare nel nostro lavoro quotidiano”, prosegue Alpi.

Elemento fondamentale per la buona riuscita del progetto è, tuttavia, la volontà dei singoli che ne fanno parte. Lo stesso Alpi racconta di essere innamorato del mondo della formazione e di avere un occhio di riguardo per iniziative che coinvolgono gli studenti. Ma, ammette: “Tutto è partito da un professore del ‘Gadda’ che ha un background aziendale e che per questo è consapevole dell’esigenza di avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro. Il suo approccio, meno accademico e più pratico, e il suo livello di insegnamento ci hanno permesso di entrare in sintonia con gli alunni”.

Aziende che mantengono gli impegni e studenti già indirizzati

Anche nell’esperienza di Openjobmetis gli ingredienti chiave sono la tecnologia e un rapporto stretto con le aziende. Anche nei mesi di lockdown l’agenzia del lavoro è riuscita a organizzare 64 corsi gratuiti in aula virtuale sincrona, realizzati con i finanziamenti Forma.Temp, che hanno coinvolto circa 1.300 persone in cerca di occupazione, per un totale di quasi 8mila ore di formazione.

Come spiega Cosimo Sansalone, Responsabile divisione ICT di Openjobmetis, l’esperienza più gratificante è stata quella della promozione di percorsi Ifts (Istruzione e formazione tecnica superiore) e Its (Istituti tecnici superiori), in cui si alterna la formazione in aula a quella in azienda, con l’apprendistato. “La situazione iniziale ci ha spaventato; noi in primis come Openjobmetis avevamo alcuni tirocinanti interni che sarebbero dovuti diventare i recruiter di domani e il cui percorso è stato interrotto”.

Per quanto riguarda l’alternanza, “fortunatamente avevamo terminato la parte di formazione in aula ed eravamo nella fase di affiancamento, che siamo riusciti a proseguire in forma virtuale”. E così i 12 studenti attualmente impegnati nel progetto – anche in questo caso nel settore informatico – hanno potuto proseguire il programma, con uno sbocco verosimile nel mondo del lavoro.

La particolarità dei percorsi di alternanza organizzati dell’agenzia è, infatti, che chi vi partecipa sa già dove andrà a lavorare. “Noi facciamo, per prima cosa, una grande selezione dei candidati, quindi li presentiamo all’azienda la quale si prende l’impegno dell’assunzione. Si comincia con un apprendistato di primo livello di un anno e poi uno di secondo livello. Anche in questa fase così complicata i nostri clienti hanno mantenuto l’impegno e, poiché la legge lo consentiva, siamo andati avanti con i programmi”.

Questo tipo di percorso, spiega ancora Sansalone, piace molto alle imprese perché hanno la possibilità di stare a contatto con il candidato, curandone e seguendone la crescita, per un totale di quattro anni, usufruendo anche di sgravi fiscali, ma senza esserne totalmente vincolate. Gli studenti, dal canto loro, hanno la sicurezza di un percorso già tracciato: 400 ore di studio non retribuite, 600 ore di affiancamento pagate al 10% dello stipendio di apprendista e altre 1.000 ore di affiancamento pagate al 65%.

Per assurdo questo periodo ha dato più possibilità ai giovani in cerca di lavoro, che erano chiusi in casa, di cercare offerte”, ragiona Sansalone, cercando di fare un bilancio dell’impatto dell’emergenza sul mondo della formazione. “Nelle nostre inserzioni abbiamo riscontrato un numero di risposte nettamente superiore alla norma. D’altro canto nell’industria, nella ristorazione e nel commercio il lavoro era fermo. Ma sulla ricerca si è fatta meno fatica”.

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Manuela Gatti

Classe 1993, nata e cresciuta nella provincia milanese, è laureata in Lettere presso l’Università Statale di Milano. A qualche anno di cronaca locale è seguito un biennio alla Scuola di Giornalismo Walter Tobagi di Milano, dove ha svolto il praticantato giornalistico. Giornalista professionista dal 2019, attualmente lavora come freelance a Milano, collaborando con quotidiani, siti e periodici nazionali.

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