
A brucia Pil
Il caldo sta diventando un nemico dell’economia: le ondate di calore, infatti, non sono solo un’emergenza climatica, ma un fattore di rallentamento della crescita economica. Per esempio, il caldo che ha investito l’Italia è destinato ad avere un impatto negativo sul Prodotto interno lordo, tanto da causarne una perdita dell’1,2%. Lo scenario allarmante riguarda anche altri Paesi europei, come Spagna (-1,4%) e Francia (-1,3%); in media l’intera area del Vecchio Continente rischia la perdita dello 0,5% del Pil. Guardando al mondo, invece, le ondate di calore potrebbero causare un calo del Pil dello 0,6% negli Usa e dell’1% in Cina.
È quanto emerge dal nuovo studio condotto da Allianz Trade, leader mondiale dell’assicurazione crediti, che ha stimato una diminuzione della produttività individuale fino al 10-15% nei giorni di caldo estremo. Secondo la ricerca, infatti, un solo giorno oltre i 32 gradi di temperatura genera un danno economico paragonabile a mezza giornata di sciopero. Il caldo riduce la capacità lavorativa, aumenta il rischio di errori e incidenti, e incide negativamente sulla salute dei lavoratori, in particolare nei settori più esposti come l’Agricoltura, l’Edilizia e la Logistica.
L’Onu: abituarsi alle ondate di calore
C’è poi da fare i conti con altri aspetti: oltre al rallentamento fisico causato dalle alte temperature, il caldo aumenta l’assenteismo e diminuisce la concentrazione, anche negli uffici climatizzati. E questa situazione non è destinata a essere di passaggio: l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), l’agenzia specializzata dell’Onu per il clima e la meteorologia, ha lanciato l’allerta sulle ondate di calore, sostenendo che diventeranno sempre più frequenti, intense e durature. Inoltre, la stessa Omm ha comunicato che sarà necessario imparare a convivere con questo scenario.
Nonostante alcuni economisti sostengano che gli effetti delle ondate di calore possono essere contenuti da politiche di prevenzione efficaci e dall’adozione diffusa di tecnologie per il raffrescamento, è chiaro che il cambiamento climatico sia evidente e occuparsene non è più un’opzione. E tocca anche alle aziende assumere le adeguate contromisure. Per esempio adottando orari di lavoro più flessibili e ristrutturando gli ambienti lavorativi. Ma è ovvio che serve un piano d’adattamento al clima più esteso per rispondere alle ondate di calore che oltre a toglierci il sonno, stanno diventando una zavorra per la crescita dell’economia.