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Al work cafè il lavoro è di casa

Le trasformazioni sociali, culturali e tecnologiche degli ultimi anni hanno coinvolto anche l’ambiente di lavoro. E così anche gli uffici stanno vivendo una vera rivoluzione. Lo spazio lavorativo ha smesso di essere un contenitore rigido di funzioni ed è diventato un ecosistema fluido, capace di adattarsi alle persone. A farsi interprete di questo cambiamento è Sedus, azienda tedesca di produzione di oggetti di arredo ufficio, con nove sedi nel mondo (la proprietà è della Fondazione Stoll Vita e della Fondazione Karl Bröcker, e reinveste i profitti in progetti sociali, sanitari e ambientali): “Non progettiamo semplicemente arredi, ma esperienze. Il nostro obiettivo è dare forma a spazi che favoriscano benessere, connessione e identità”, ha spiegato Ernst Holzapfel, Responsabile Marketing di Sedus, durante un recente incontro promosso dall’azienda nei suoi spazi per condividere la ‘nuova’ idea di ufficio.

Per arrivare a questo nuovo capitolo è stato necessario comprendere l’evoluzione del lavoro. Grazie al suo osservatorio, Sedus ha rilevato che se in Asia dopo la pandemia il 98% dei lavoratori è tornato stabilmente in ufficio, seguendo un modello quasi tradizionale, in Europa, invece, si è consolidata una modalità ibrida, con appena due o tre giorni di presenza settimanale. Al di là di queste rilevanti differenze, l’azienda ha osservato che è cambiata la definizione stessa di luogo di lavoro, tanto che solo metà delle persone che non sono in ufficio lavora effettivamente da casa, mentre l’altra metà si sposta alla ricerca di luoghi più adatti ai propri ritmi e necessità.

La vera novità, infatti, non è più l’alternanza tra casa e ufficio, ma l’affermazione di un terzo polo: i cosiddetti ‘third places’. Caffè, hall di hotel, biblioteche, spazi pubblici e aree condivise diventano ambienti ibridi che fondono comfort, stimolo sociale, connessione e apertura. Sono luoghi dove lavorare significa anche entrare in relazione con persone esterne al proprio contesto aziendale. Come progettare allora gli spazi che rispecchino e supportino questa nuova tendenza?

Il work cafè come spazio ibrido di lavoro

Uno degli esempi più rappresentativi di ‘third place’ è il work café, un ibrido tra lo spazio del bar e quello dell’ufficio. Per comprenderne a fondo il potenziale, Sedus ha condotto un’attenta osservazione in contesti molto diversi – uffici, coworking, ristoranti, librerie, banche e caffetterie – sparsi in tutto il mondo. Da questa ricerca sono emersi quattro principali modelli. Il primo è l’Hub, uno spazio centrale, vivace e dinamico. Al centro si trova il bar, circondato da un paesaggio eterogeneo di postazioni che invitano al movimento, alla libertà di scelta e alla varietà posturale: si può lavorare in piedi, su sgabelli alti o su comode poltrone. Il secondo archetipo è il Club, più intimo ed elegante, che ricorda le lounge degli aeroporti o le hall degli hotel: “In questo luogo troviamo divani comodi, luci soffuse, materiali ricercati. È lo spazio dell’accoglienza e della rappresentanza, dove si lavora con calma o si accolgono ospiti”, è stato il commento del manager di Sedus.

Il terzo modello è la Library, che si ispira alle librerie e caffetterie. Silenziosa, ordinata, con tavoli separati e illuminazione puntuale, nella Library si lavora in modo concentrato. Le conversazioni avvengono a bassa voce e il tempo sembra rallentare. Infine, il Garden, dove la natura entra in ufficio. “Tra piante, luce naturale e materiali organici, si crea uno spazio ideale per una pausa contemplativa, per incontri spontanei o riunioni informali. Il design biofilico non è solo una tendenza estetica, ma un motore di benessere e rigenerazione”, ha chiarito Holzapfel.

Serve duttilità nel progettare

Progettare i work café e, in generale, gli spazi di lavoro del futuro significa immaginare ambienti che non sembrano uffici, ma permettano di fare esperienze. “Uno dei concetti chiave per progettare ambienti di lavoro contemporanei è la duttilità: la capacità dello spazio di adattarsi a chi lo vive, al momento e al contesto”, ha continuato il manager di Sedus. Un ambiente duttile non è rigido né legato a una sola funzione: si trasforma nel tempo, accoglie usi diversi e risponde ai bisogni mutevoli delle persone.

Dall’esperienza di Sedus sono emerse cinque modalità fondamentali attraverso cui le persone lavorano e interagiscono: comunicazione; collaborazione; concentrazione; contemplazione; connessione umana. Ogni spazio dovrebbe essere in grado di accoglierle tutte, non perché debba funzionare sempre allo stesso modo, ma perché ogni persona è diversa e cambia nel tempo, nell’umore e nelle attività che svolge. “Un divano vicino a una parete attrezzata può trasformarsi in pochi istanti in uno spazio per una pausa rigenerante, una conversazione informale, una videochiamata riservata o un momento di concentrazione individuale. È proprio questa versatilità, e capacità di adattamento che rende uno spazio davvero duttile”, ha riflettuto Holzapfel.

Tre sono infine le qualità fondamentali che rendono possibile tutto questo. La prima è la resilienza, ovvero la capacità dello spazio di mantenere il proprio carattere anche al variare delle condizioni. La seconda è la duttilità vera e propria: l’adattabilità fisica e simbolica alle esigenze delle persone. La terza è l’intertemporalità, la possibilità per lo spazio di evolvere nel tempo, accogliendo nuove funzioni, comportamenti e stili di lavoro, senza mai perdere coerenza e identità. Ecco come sarà l’ufficio di domani.

Smart working, sedus, third place, work cafè


Alessia Stucchi

Alessia Stucchi

Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.

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