Apprendere lavorando: sei lezioni di leadership

Come una donna può farsi strada verso i vertici aziendali? Per rispondere a questa domanda, ripercorro le mie esperienze, focalizzando gli aspetti principali del mio percorso di carriera. Motivazioni, approccio, attitudine, apertura, e soprattutto condivisione: questi sono gli elementi chiave da considerare. Da qui sono emerse dei ‘lezioni’, che condivido con i lettori di Parole di Management. Voi potreste averne cinque oppure sette e potrebbero essere diverse da queste, ma ciò che conta davvero è un’altra cosa: raggiungere e condividere le proprie esperienze. In fondo, non si sa mai: anche solo una di queste potrebbe colpire nel segno con qualcuno e fare la differenza nella sua vita.

Qui ed ora è ciò che conta davvero

Rispetto a molti altri, penso che il mio percorso per diventare Chief Financial Officer (CFO) sia stato un po’ insolito. Tanto per cominciare: non sono mai partita con l’obiettivo specifico di diventarlo. Sono sempre stata – e continuo a essere – concentrata su obiettivi reali e concreti. “Abbassa la testa e fai la cosa giusta” è sempre stato il mio motto. In altre parole, se stai facendo un buon lavoro, verrai notato e si apriranno opportunità.

A molte persone viene detto il contrario, per esempio porsi chiari obiettivi di carriera e definire un piano specifico su come arrivarci. Tuttavia, è del tutto accettabile (e normale!) non avere un piano scolpito nella pietra. Nel mio caso, concentrarmi sul presente senza preoccuparmi troppo del futuro mi ha giovato e mi ha aiutato a sviluppare la mia carriera ‘un passo alla volta’.

Trova la giusta motivazione

Quando si tratta di definire le ambizioni, è necessario essere autentici riguardo ciò che si vuole ottenere, e stare tranquilli se ancora non si sa che cos’è. C’è stato un periodo in cui mi sentivo inadeguata perché non avevo la stessa visione dei miei colleghi: tutti erano concentrati a dare la caccia a promozioni che li avrebbero portati a livello dirigenziale, ma quel titolo non è mai stato la mia forza motrice.

Guardando indietro, solo ora mi rendo conto che mi sono sempre concentrata sul fare la differenza nella vita delle persone. Questo è ciò che mi motiva e mi ispira davvero. Nonostante questo, circondata come sono da un linguaggio fatto di numeri e di piani quinquennali, conciliare il mio lavoro con questa aspirazione non è stato facile.

Ci vuole coraggio per fidarsi del proprio istinto, soprattutto all’inizio della carriera, quando si è meno sicuri di sé. Ma farsi domande – come: “Perché sto facendo questo lavoro?”; “Cosa ne ricavo?” – consente di mettersi nello stato d’animo giusto. L’ho imparato per caso. Un giorno, un collega mi prese da parte e disse: “Non sembri molto felice. È questo che vuoi fare?”. Stavo lavorando ed ero sotto forte pressione, con orari lunghi, mentre mi destreggiavo con due bambini piccoli a casa. La domanda mi ha spinto a fare un passo indietro e a chiedermi che cosa fosse davvero importante per me. Di conseguenza, ho cambiato lavoro per poter passare più tempo con la mia famiglia.

Da allora, pormi il ‘perché’ delle cose mi aiuta a mantenermi sempre onesta. La vita cambia, nascono nuovi interessi, le priorità si azzerano e, a volte, è necessario trovare una nuova motivazione ad andare avanti. Farlo può portare la carriera in nuove direzioni, non per forza ‘in alto’. Ma se la mossa rende più felici, garantirà più successo – olisticamente parlando – rispetto a quello che si potrebbe ottenere mantenendosi rigidamente su un percorso che non appassiona.

Ogni conversazione conta

Fare networking non mi viene naturale. Ero una bambina timida e mi sentivo a disagio nei grandi gruppi. Pensavo che questo potesse frenarmi, perché non sono mai stata la persona più diretta. Eppure, nel corso degli anni, ho imparato che il networking può assumere molte forme. Puoi essere la persona a cui viene naturale dirigere un gruppo; oppure – come me – preferisci avere molte conversazioni individuali, non importa quanto semplici e banali possano sembrare in quel momento. Entrambi sono metodi preziosi per comunicare e far crescere le tue connessioni.

Inoltre, invece di usare le interazioni come trampolino di lancio per ottenere qualcosa che si desidera, preferisco di gran lunga sostenere conversazioni sincere. Forse dipende dal fatto che sono una pessima attrice, ma ritengo che avere una conversazione genuina con qualcuno significa ricercare un punto di contatto, senza che sia per forza legato al lavoro. Comporta, però, essere disposti a condividere qualcosa di sé, perché è così che si costruisce la fiducia; e implica anche essere costantemente curiosi, in modo che ogni conversazione possa tramutarsi in una nuova opportunità.

È proprio così che sono entrata in Red Hat più di quattro anni fa. Un contatto mi ha chiamato per dirmi che era stato nominato un nuovo CFO e che stavano cercando un nuovo responsabile per la gestione delle imposte in quanto l’attuale VP sarebbe andato presto in pensione. Era un ruolo che ricoprivo da diversi anni e il mio contatto si chiedeva se potessi offrirgli un supporto per definire meglio le caratteristiche della persona che stavano cercando. Quella telefonata è diventata un pranzo; poi l’inizio di un processo di selezione; infine, l’offerta di un nuovo lavoro.

Anche se non tutte le conversazioni finiscono in questo modo, c’è qualcosa di vero in quel vecchio detto per cui si ottiene dalla vita quello che in essa si mette. In termini da contabili, è un gioco di numeri. Le conversazioni generano altre conversazioni, e la rete che si crea è il sottoprodotto di questo. Più la rete cresce, più ci si ritrova nei pensieri (e nelle liste di contatti!) di altre persone.

La forza dei numeri

Il networking non dovrebbe esistere solo per servire un percorso di carriera. Quando le persone si ritrovano su questioni condivise, ma con diversità di pensiero, questo può portare a cambiamenti positivi per tutti e il gruppo Women in finance di Red Hat ne è un esempio perfetto.

Anche questo, come molti punti di svolta nella mia carriera, non è stato pianificato. Il gruppo è emerso da una semplice conversazione con due colleghe. Entrambe avevano vissuto lo stesso problema, ma da sole si sentivano incapaci di realizzare qualcosa. Abbiamo pensato che il business avrebbe beneficiato di un gruppo informale, che avrebbe dato alle donne un canale per esternare preoccupazioni, condividere esperienze e consigli di vita. Entro due mesi dalla creazione, il gruppo aveva 100 membri e quel numero è più che raddoppiato da allora, con il lancio di nuovi gruppi in Irlanda e in India.

Il gruppo ha influenzato direttamente nuovi benefit e regole aziendali, tra cui l’introduzione di un congedo per lutto orientato alle donne che hanno subito un aborto spontaneo. Questo cambiamento fondamentale è arrivato grazie a chi ha condiviso la sua esperienza, sapendo di avere uno spazio sicuro in cui poterlo fare. Women in finance sta realizzando cose che fanno davvero la differenza nella vita delle persone. Questa è la lezione per me: non sottovalutare mai il contributo che può nascere, e riconoscere che l’amplificazione degli altri è sempre uno strumento potente.

Calma, ma mai silenzio

Women in finance mostra l’importanza di parlare per migliorare le situazioni personali e professionali, ma sapere ‘come’ parlare è altrettanto importante. Se infatti ho imparato presto che la vita professionale può essere difficile – a volte è naturale sentirsi arrabbiati o frustrati – ho anche appreso l’importanza di separare l’emozione dal problema e di attenersi ai fatti quando ci si confronta con la leadership.

Prima di entrare in Red Hat, per esempio, sono stata ‘scavalcata’ per una promozione a Vicepresidente da due uomini appena assunti con meno responsabilità di me. Avevo più esperienza, un team più grande e gestivo aree di rischio più elevate; capivo di dover dire qualcosa, ma sapevo anche che questo era un problema che dovevo affrontare in modo ponderato e professionale.

Per esperienza sapevo che, quando in situazioni come questa avevo fallito, era perché avevo presentato accuse piuttosto che cercare una conversazione. Così ho raccolto i miei pensieri e ho costruito un business case per il management sul perché anche la mia posizione avrebbe dovuto essere considerata di livello VP. Ho preso quindi il tempo necessario per considerare tutti i fattori in gioco in questa selezione; quale fosse l’ambiente aziendale e finanziario, quali fossero i driver di business, quali informazioni il management non aveva su di me e che potevo condividere per influenzare la loro decisione di promuovermi. Solo quando sono stata sicura di avere il quadro completo, ho chiesto un incontro e presentato il mio caso con successo.

La lezione è sempre valida: recentemente, leggendo l’employee survey del mio team, ho nuovamente realizzato quanto i leader possano imparare dai propri dipendenti.

Coltiva la nuova generazione

Un’altra abilità potente e più soft, ma che trovo egualmente inestimabile, è l’empatia. Essere in grado di relazionarsi con gli altri e capire (o almeno tentare) quello che stanno passando è così importante, soprattutto come manager. In termini pratici, si tratta di chiedersi: “Che cosa mi avrebbe aiutato a quel punto della mia carriera?”; “Che cosa mi mancava?”. In quest’ottica, credo che i leader abbiano la responsabilità di aiutare chi li circonda a progredire nella loro carriera, eliminando quegli ostacoli che impediscono al duro lavoro di tradursi in successo.

Quattro anni fa, proprio con questo obiettivo, ho creato un programma chiamato CFO Connect. L’idea è nata da una discussione che il nostro team di leadership aveva ogni anno, in cui ci veniva chiesto di tracciare il talento all’interno della nostra organizzazione funzionale. Se questo dibattito era già utile di per sé, il programma CFO Connect fa un ulteriore passo avanti e mette in contatto componenti qualificati e ricchi di talento con altri pari di aree interfunzionali, portandoli a lavorare insieme su vere sfide aziendali. I risultati sono stati eccezionali e hanno portato a nuove iniziative come un programma di rotazione del lavoro e la creazione di un curriculum dedicato alle capacità commerciali per tutti i collaboratori del settore finanziario.

Adoro vedere le persone raggiungere il loro pieno potenziale e coltivare il talento è uno degli aspetti più appaganti del mio lavoro. È diventato il mio nuovo ‘perché’.

 

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Laurie Krebs

Senior Vice President e Chief Financial Officer di Red Hat

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