Decidere senza l’appoggio del team: il delicato rapporto tra leader e gruppo

Agli Uffizi c’è aria di bufera: il ritratto di Papa Leone X dipinto da Raffaello, considerato inamovibile dal comitato di esperti delle Gallerie, è stato prestato alle Scuderie del Quirinale dal Direttore del museo Eike Schmidt. Il comitato scientifico si è subito dimesso in blocco, creando un caso senza precedenti.

Come se non bastasse Schmidt ha dichiarato all’agenzia di stampa AGI che il comitato “insediato nel giugno scorso e caratterizzato da battaglie politicizzate ed ideologiche, non ci mancherà”. La sua decisione è supportata anche dalle condizioni “perfette” del Leone X di Raffaello dopo il restauro e dal fatto che che gli Uffizi sono co-organizzatori della mostra alle Scuderie del Quirinale “Raffaello 1520-1483”.

Insomma, Schmidt è andato avanti per la sua strada anche senza il gruppo di esperti. Una scelta forte, condivisibile o meno, che fa pensare al concetto di leadership e di rapporto tra un leader e il suo team.  Riproponiamo alcuni spunti a riguardo che sono stati pubblicati su Sviluppo & Organizzazione .

Quali sono le “buone pratiche” nella conduzione professionale di gruppi di lavoro e come fare per apprenderle

Si lavora meglio da soli o in gruppo? Esistono ‘buone pratiche’ in grado di promuovere l’efficacia di un gruppo di lavoro? Quale stile di leadership risulta più adeguato per far esprimere a un gruppo tutto il proprio potenziale? È possibile insegnare e apprendere la leadership? L ‘ipotesi formulata è che non si possa prevedere a priori se un gruppo è in grado di lavorare più o meno efficacemente dei suoi componenti presi individualmente: il risultato che potrà raggiungere dipende infatti dal livello di competenza nel lavorare insieme che ha saputo sviluppare apprendendo dalla propria storia e dai propri errori.

I passaggi che meglio di altri sembrano esprimere tale competenza hanno a che fare con la definizione dell’obiettivo, la scelta del metodo, la verifica delle risorse e dei vincoli, l’azione di coordinamento. Più precisamente, l’obiettivo riunisce gli individui intorno al tavolo di lavoro istituendo il gruppo, il metodo regola le interazioni consentendo di lavorare insieme, la consapevolezza delle risorse e dei vincoli potenzia le relazioni e l’efficacia di ciascuno, il coordinamento consente di superare le situazioni potenzialmente critiche (perché si perde di vista il significato, manca energia, ci si allontana, c’è un clima negativo, le esigenze individuali si fanno pressanti) permettendo al gruppo di proseguire il proprio lavoro e conseguire il traguardo atteso.

Il coordinamento e la leadership

In questo senso lo stile di leadership che maggiormente promuove l’efficacia dei gruppi si basa su alcune ‘semplici’ azioni quali la visione, l’esempio, la motivazione, l’ascolto e la delega. Una leadership di questo tipo non trova ispirazione nella biografia dei grandi leader politici, militari, sportivi, di cui spesso parlano i manuali di comportamento organizzativo presentandone un’immagine caricaturale e fuorviante.

Viceversa è una leadership diffusa in ogni ufficio, reparto, gruppo di lavoro, che può essere appresa attraverso occasioni formative capaci di prendere in carico l’individuo in tutta la sua soggettività, di ricostruire la storia degli incontri con i leader organizzativi che hanno accompagnato la sua crescita, di riconoscere i suoi ‘autocasi’ di espressione di leadership nelle relazioni di lavoro: dunque una formazione di piccolo gruppo o individuate, centrata sul soggetto, in un’ottica di consulenza al ruolo.

Autori: Claudio Cortese e Gian Piero Quaglino

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero 220 della rivista Sviluppo&Organizzazione. Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

nuove forme di leadership, lavoro in team, Eike Schmidt

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