
Ernesto Pellegrini, addio a un pezzo di storia dell’impresa italiana
L’umiltà del “ragazzo di cascina” è rimasta cucita addosso per tutta la vita a Ernesto Pellegrini, scomparso il 31 maggio 2025 a 84 anni. Lui stesso si definiva così: non aveva mai rinnegato di essere cresciuto nella Milano delle periferie, né di essere figlio di ortolani. D’altra parte doveva proprio a questo suo passato, il senso del dovere e della dignità che aveva imparato dalla terra e dal lavoro quotidiano.
Era noto a tutti sia per essere stato una figura centrale dell’Inter degli Anni 80-90 (sotto la sua presidenza i nerazzurri vinsero lo scudetto dei record del 1988-89) sia per aver fondato la Pellegrini Spa, diventata nel tempo una della principali aziende della ristorazione collettiva e del welfare aziendale. Era stato ospite anche delle iniziative della casa editrice ESTE: l’ultima volta era avvenuta in occasione dell’edizione 2021 de Il Convivio di Persone&Conoscenze.
Durante l’intervento – nel quale aveva ricostruito tutta la sua lunga carriera imprenditoriale (Parole di Management aveva seguito l’evento realizzando un articolo) – si era presentato con il suo libro dal titolo Una vita, un’impresa: aveva scelto di mettere in copertina la foto simbolica della sua elezione a Presidente dell’Inter, mentre mostrava un sorriso carico di gioia e vitalità ed era in compagnia dell’amata figlia Valentina, che da tempo guida l’impresa di famiglia. Spiegò che quel libro, stampato in 10mila copie, non era in vendita: lo inviava personalmente a chi gliene faceva richiesta. Non è stato ospite a ‘Il domatore di aquiloni’, il podcast sulla leadership di Parole di Management, ma il programma ha proposto agli ascoltatori l’intervento completo che Pellegrini fece a Il Convivio.
Titolino nero
Imprenditore, filantropo, Cavaliere del Lavoro, nonché figura centrale della storia recente del club nerazzurro: difficile definire Pellegrini, che certamente è stato un degno rappresentante della classe dirigente italiana. Dopo il diploma in ragioneria, aveva intrapreso un percorso professionale che lo aveva portato a diventare capo-contabile del marchio Bianchi e, grazie a un prestito di 150mila lire, fondò l’impresa che oggi porta il suo nome. E nel 1990 fu insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro.
Ancora una volta è stata la sua umiltà a portarlo al vertice dell’Inter. Era entrato nel Consiglio d’amministrazione del club nerazzurro, grazie a una lettera inviata all’allora Presidente Ivanoe Fraizzoli scrivendo di essere un “giovane imprenditore che si occupa di ristorazione” e di possedere “l’albergo in cui si ritira la Juventus”, ma di avere il “cuore nerazzurro”: “Vorrei poter essere utile alla squadra”, era stato il messaggio di Pellegrini. Da quell’appello nacque una storia sportiva fatta di entusiasmo, investimenti e competenza, che tanti tifosi (ma anche gli avversari) conoscono.
Sono note anche le attività filantropiche di Pellegrini: a 50 anni sentì la necessità di restituire parte di quanto aveva ricevuto. Fondò così la Fondazione Ernesto Pellegrini e, a Milano, il ristorante solidale Ruben, in memoria di un uomo che aveva lavorato per la sua famiglia e che morì in povertà dopo una vita di sacrifici. Qui ogni sera centinaia di persone possono cenare dignitosamente. Con Pellegrini se ne va un pezzo d’Italia. Quella migliore.