Finché Ior non ci separi
Se vogliamo relazioni in azienda, dobbiamo saperci fare i conti. Nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale e del ‘digito ergo sum’, le organizzazioni e i loro HR si ritrovano ad affrontare una serie di dilemmi epocali: per esempio come comportarsi in caso di rapporti tra colleghi che vanno ben oltre a quelli di lavoro. L’Istituto per le opere di religione (Ior), ovvero l’ente che gestisce il patrimonio monetario e immobiliare della Santa Sede, ha le idee chiare: all’interno della Banca vaticana non ci si può sposare fra colleghi e, nel caso accadesse, allora uno dei due sposi è tenuto a lasciare il lavoro.
Una coppia di collaboratori dello Ior ha di recente deciso di convolare a nozze, sfidando il lapidario regolamento dello Ior. Finora, a nulla è servito l’intervento (quasi) divino dell’Associazione dipendenti laici vaticani: “In Vaticano i regolamenti non prevalgano sui sacramenti”. Le ragioni puramente organizzative e di gestione interna della banca vaticana, d’altro canto, non lasciano spazio a grossi dubbi. L’Istituto, infatti, ha spiegato che “l’obiettivo è esclusivamente di garantire uguali condizioni di trattamento a tutto il personale dipendente”, così come di evitare “l’insorgere di possibili dubbi di gestione familistica tra la propria clientela o il grande pubblico”.
Niente sentimenti in azienda
Anche se non si trattasse di un’istituzione religiosa che, in linea teorica, dovrebbe incoraggiare il sacramento del matrimonio e la nascita di una nuova famiglia, saremmo ugualmente sorpresi nel vedere tale fermezza nell’amministrazione di una questione puramente sentimentale. Eppure, come racconta Emanuela Zaltron, Consulente, Formatore e Pcc Coach di 300 Grammi, società di consulenza HR, la disincentivazione delle relazioni tra colleghi è tutt’altro che un fenomeno raro: “In Italia ci sono ancora molte aziende dove queste dinamiche sociali sono disincentivate. Spesso persiste l’idea che gli ‘affari privati’ debbano stare fuori dal lavoro e che i sentimenti, tanto più per un/una collega, siano causa di distrazione”.
Impedire che relazioni puramente professionali evolvano in altro è però impossibile, soprattutto se consideriamo che il tempo passato all’interno delle mura aziendali è spesso maggiore di qualunque altro. Alcuni studi condotti in periodo post pandemico hanno rivelato, infatti, che oltre il 50% dei tradimenti si consuma all’interno del posto di lavoro. Difficile trovare evidenze che confermino o meno l’effetto deconcentrante temuto da tante aziende, ma di certo c’è il rischio che queste liaison complichino un po’ lo scenario e conducano a una inevitabile sovrapposizione tra vita privata e professionale. E il recente caso del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ne è un chiaro esempio, al di là della complessa specificità dell’episodio.
Compito della Direzione del Personale – ma possiamo pure dire dei People manager, come siamo soliti fare anche su Persone&Conoscenze e Risorse umane e non umane – è imparare a gestire anche queste casistiche, evitando che i collaboratori si sentano inibiti, subiscano ulteriori stress o che, peggio ancora, si invischino in situazioni controverse con l’azienda: “Lo stesso sforzo, inoltre, dev’essere fatto dalle imprese stesse. Non ci si può dichiarare inclusivi nella comunicazione esterna e poi scoraggiare i collaboratori ad avere relazioni sentimentali”, commenta Zaltron. Ma d’altra parte, si sa che da certe parti le questioni di diversity, equity e inclusion non sono (ancora) in agenda…
Laureato in Comunicazione e Società presso l’Università degli Studi di Milano, Alessandro Gastaldi ha iniziato il suo percorso all’interno della stampa quasi per caso, già durante gli anni in facoltà. Dopo una prima esperienza nel mondo della cronaca locale, è entrato in ESTE dove si occupa di impresa, tecnologia e Risorse Umane, applicando una lettura sociologica ai temi e tentando, invano, di evitare quella politica. Dedica il suo tempo libero allo sport, alla musica e alla montagna.
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