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Garanzie e accesso al credito, come si finanzia la ripartenza

Le PMI stanno facendo i conti con una liquidità ridotta e con l’incognita sui futuri guadagni.

La crisi causata dal covid-19 – e il conseguente impatto sul business delle aziende – non consente di poter ragionare as usual nella gestione delle attività. Frenate dal lockdown e messe a dura prova dalla lenta ripartenza, le Piccole e medie imprese (PMI) italiane stanno facendo i conti con una liquidità ridotta, con difficoltà nel reperimento delle risorse e con l’incognita sui futuri guadagni.

Nel breve periodo, in tante hanno fatto ricorso agli strumenti messi in campo dal Governo con i decreti Cura Italia, Liquidità e Rilancio: misure urgenti in materia di accesso al credito, sostegno alla liquidità e agli investimenti. Una volta tamponata l’emergenza, per molte aziende è giunto il momento di ripensare e diversificare le proprie modalità di finanziamento. A partire dal portafoglio clienti per arrivare alla finanza digitale.

Valutare la puntualità nei pagamenti dei clienti

“Prima si trasmetteva fiducia stringendosi la mano, ora va allacciata a distanza”. Marco Preti è CEO di Cribis, società del Gruppo Crif specializzata in informazioni economiche e commerciali su aziende italiane ed estere. Parte del Dun & bradstreet worldwide network, l’alleanza tra fornitori locali di business information, Cribis lavora per mettere in connessione le imprese, tramite un servizio di valutazione dei mercati, e offre strumenti che agevolino il ricorso al credito e rispondano alle esigenze informative delle aziende.

La cassa di un’azienda è fatta dalla puntualità dei versamenti dei clienti, da flussi di finanza straordinaria e, dove ciò non fosse sufficiente, dal ricorso ai fondi erogati dal sistema bancario”, spiega Preti.

Secondo un’indagine condotta da Cribis a inizio maggio 2020, più di due terzi (circa il 70%) degli imprenditori preventivava di esaurire la liquidità entro i successivi 90 giorni. Non tanto – e non solo – per una difficoltà di accedere ai finanziamenti bancari, quanto per le condizioni in cui versavano a loro volta le imprese clienti. Le PMI, specie se passate indenni alla crisi precedente e abituate a gestire la loro cassa senza dover necessariamente fare affidamento alle banche, temono soprattutto i mancati pagamenti. E ciò spiega anche perché la fiducia nelle misure messe in campo dal Governo cresca in maniera direttamente proporzionale alla dimensione dell’azienda: le PMI, insomma, sono quelle più preoccupate per il futuro.

Vagliare il mercato alternativo e rinegoziare i finanziamenti

Factoring, leasing, finanza digitale, crowdfunding. Molte imprese oggi guardano a fonti diverse da quelle tradizionali, che possano convogliare in maniera semplice ed efficace anche il risparmio privato in operazioni di finanziamento alle imprese. Soluzioni che, unite alle garanzie pubbliche e al credito bancario, possono dare un contributo significativo per accelerare l’accesso al credito da parte delle PMI.

“Cerchiamo di suggerire ai nostri soci di vagliare anche il mercato alternativo del capitale, anche come occasione per avere maggiore potere in quello ordinario. Se un’impresa riesce a emettere un mini bond o ad andare su piattaforme di crowdfunding, quando torna sul sistema bancario è più forte, perché c’è un mercato che la riconosce e le ha dato un rating e ciò aumenta il potere contrattuale nel rapporto bancario”, spiega Giuseppe Andrea Tateo, Amministratore Delegato di Commerfin.

Scongiurare il rischio di sovraindebitamento con scelte personalizzate

In molti casi, l’emergenza sanitaria ha interrotto un percorso di rafforzamento dei fondi che le imprese avevano già intrapreso dopo la crisi finanziaria. La scelta di aumentare il grado di indebitamento potrebbe, dunque, avere effetti negativi soprattutto sulle micro e piccole imprese, peggiorando il grado di rischio e rating bancario.

“Supererà al meglio questa nuova crisi chi saprà adattarsi velocemente al contesto di mercato, evolvendo o innovando il business model” dice Raffaele Zingone, Responsabile della Direzione Centrale Affari di Banca Ifis. Il gruppo bancario, specializzato in servizi e soluzioni di credito alle aziende e nell’acquisizione e gestione di portafogli di crediti deteriorati, ha sondato la capacità di reazione delle PMI durante il covid-19 nell’ultima edizione dell’osservatorio Market watch PMI.

Da un nuovo rapporto tra banca e impresa la spinta agli investimenti

Dopo la fase di emergenza, si pone infatti il tema di come sostenere la ripartenza. Se in un primo momento l’esigenza principale era quella di sopperire alla carenza di liquidità, con misure che intervenissero a sostenere il ciclo produttivo e la catena del valore, adesso è tempo di investire in infrastruttura, innovazione, capitale umano, ricerca. Ne è convinto Francesco Acito, Vice Direttore Generale della Banca popolare di Puglia e Basilicata (Bppb). “Le misure governative hanno risposto a un’esigenza chiara, quella della carenza di liquidità, ma rispondono un po’ meno a quelle della fase strutturale che ci accompagnerà nel tempo”, dice.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Luglio-Agosto 2020 di Sistemi&Impresa.
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post Covid, ripartenza, finanziamenti aziende


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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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