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Il futuro del cloud è ibrido

Il cloud del futuro? È l’ibrido, cioè la combinazione di ambienti cloud privati e pubblici, con un certo livello di interoperabilità tra di essi. A svelarlo sono i risultati della recente ricerca Nutanix Enterprise Cloud Index 2019, commissionata a Vanson Bourne da Nutanix, azienda leader globale nel software cloud e nelle infrastrutture iperconvergenti.

Nel corso del 2019 sono stati intervistati 2.650 decision maker in ambito IT in merito a quale tipologia di cloud utilizzano per le loro applicazioni aziendali, quali prevedono di utilizzare in futuro, quali sono le problematiche degli ambienti cloud e come i loro progetti cloud si sovrappongono a quelli IT. I risultati della survey mostrano una fiducia sempre maggiore e uno spostamento verso il cloud ibrido, che avverrà soprattutto nel corso dei prossimi cinque anni.

Nella fattispecie in Italia, il tasso di adozione del cloud ibrido (24%, ovvero quasi il doppio della percentuale di utilizzo medio degli intervistati a livello globale ed Emea) da parte delle aziende risulta più elevato di ogni altro Paese, a esclusione del Regno Unito.

“Il cloud è assolutamente complementare nell’ottica IT, perché risponde bene al processo di Digital transformation, in cui è l’IT aziendale che deve trainare il business e non viceversa”, spiega Alberto Filisetti, Country Manager di Nutanix Italia. “Quando sono comparsi i grandi cloud pubblici hanno subito suscitato entusiasmi per la flessibilità e gli altri vantaggi che conosciamo, ma allo stesso tempo hanno anche fatto sorgere qualche perplessità: le aziende hanno realizzato che a volte non sono la scelta ideale in termini di compliance, sicurezza o latenza”.

La sicurezza è un tema fondamentale per le aziende italiane, dato che tre quarti degli intervistati del nostro Paese l’ha indicata come uno dei fattori principali da cui dipende la decisione di migrare applicazioni in ambienti cloud: il 60% del campione (il 75% in Italia) ha dichiarato che il livello di sicurezza del cloud è ciò che maggiormente influenza i loro piani futuri di adozione.

Rispetto agli altri Paesi, l’Italia ha inoltre registrato un numero più elevato di intervistati (41%) che considerano il cloud ibrido come il modello operativo IT più sicuro del data center e del cloud privato e pubblico. Per il prossimo futuro, si può quindi ipotizzare che le aziende italiane, e non solo, continueranno a percorrere la strada ibrida.

Il panorama nei prossimi cinque anni

Sempre secondo l’Enterprise Cloud Index, per i prossimi cinque anni le aziende stanno pianificando di spostare i propri investimenti in modo massiccio su architetture di cloud ibrido, nonostante i piani a breve termine in tale direzione abbiano vissuto un recente stallo, tanto da far aumentare del 20% l’utilizzo dei data center tradizionali.

La spiegazione di questa ‘crescita mancata’ del cloud ibrido nel 2019 potrebbe essere ricercata nella necessità di una migliore mobilità delle applicazioni, di strumenti di gestione cross-cloud e l’applicazione della sicurezza.

“In passato diversi utenti avevano optato per i servizi public cloud per evitare gli investimenti iniziali in tecnologie che potevano invece sfruttare off premise in modalità pay-per-use”, spiega Matteo Uva, Sales Manager Commercial Business di Nutanix Italia, “poi, però, hanno realizzato che, in molti casi e nel medio-lungo termine, per alcuni servizi IT si poteva risparmiare di più con l’implementazione on premise”.

Inoltre, sottolinea ancora Uva, “si avverte sempre più un bisogno di minore complessità”: “Per l’ambito PMI – che caratterizza in prevalenza la realtà italiana – la scarsità di risorse interne rende ancora più rilevante questo bisogno di semplicità, in quanto gestire le architetture a tre livelli (storage, server e hypervisor) non è sempre fattibile in caso di staff ridotti, magari costituiti da una sola persona. Soprattutto in questi casi, l’approccio one click di Nutanix con un unico strato software si rivela vincente”.

Dalla ricerca emergono anche i principali vantaggi offerti dal cloud ibrido. Tra questi, i più importanti risultano essere l’interoperabilità tra diversi tipi di cloud, la capacità del modello ibrido di unificare le operazioni e la gestione del cloud e la sua flessibilità intrinseca, che permette a clienti di scegliere il modello ottimale per la sicurezza e la conformità per i diversi archivi dati.

“Oggi serve distribuzione, agilità, flessibilità, aggiornamenti, disponibilità di nuovi servizi: l’ibrido dà la possibilità di avere tutto questo unito alle stesse possibilità di controllo e sicurezza», conclude Christian Turcati, Sr. System Engineer Manager Nutanix Italia.

“Per questo l’hybrid è l’approccio vincente: perché permette di utilizzare i vantaggi del cloud sfruttando i servizi che servono al business. Oggi sempre più aziende clienti ci chiedono di accompagnarli nel loro percorso di trasformazione, perché forniamo soluzioni specifiche e diamo servizi alle aziende per capire dove si può ottenere il beneficio massimo”.

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