Intelligenza Artificiale e benessere mentale nei luoghi di lavoro

Se, prima dell’emergenza Covid-19, il disagio psicologico legato al lavoro era già un argomento dibattuto, ciò è stato ovviamente amplificato dall’emergenza sanitaria in corso. Prima ancora che scoppiasse l’epidemia, uno studio recente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stimava che le malattie legate ad ansia e depressione costassero all’economia globale un triliardo di dollari ogni anno, in perdita di produttività.

L’ultimo periodo, naturalmente, ha visto accentuarsi queste tendenze e moltissime persone hanno dovuto inaugurare un modo di lavorare lontano dall’ufficio che, per tanti, ha rappresentato una novità assoluta. Da un’indagine condotta da Citrix e OnePoll su un campione di mille lavoratori italiani, infatti, è emerso che il 77% di loro non aveva mai praticato lo Smart working in precedenza. Alcuni vantaggi legati a questa condizione lavorativa sono chiaramente percepiti da tutti – come, per esempio, il fatto di non dover perdere tempo per viaggiare verso il luogo di lavoro – ma non mancano gli inconvenienti, rappresentati sia da una tecnologia non sempre all’altezza sia dalla mancanza improvvisa della dimensione sociale del lavoro. Il 30% degli intervistati lamenta, infatti, la carenza di strumenti aziendali (schermi adeguati, server, ecc.) e il 38% la mancanza di interazione diretta con i colleghi. Intervengono poi elementi più legati alle capacità di ognuno di organizzarsi nella marea di attività da svolgere, elemento questo che può costituire una difficoltà sia a casa sia in ufficio.

La buona notizia, in tutto questo, è che l’Intelligenza Artificiale e l’apprendimento automatico potranno essere presto in grado di offrire un aiuto concreto, una volta giunti a maturazione. Nella forma corrente, l’AI è soprattutto un meccanismo di supporto, ma, guardando al futuro, il suo impatto sul benessere mentale di chi lavora potrebbe essere davvero rilevante.

Gestire e prioritizzare i carichi

Che venga svolto da casa o dall’ufficio, il problema dell’orario di lavoro e delle ore di straordinario è un fattore che ha conseguenze dirette sul benessere mentale. Un recente studio di Citrix condotto in nove Paesi ha rilevato che è per l’86% degli intervistati è normale lavorare oltre le classiche ore di lavoro. Di questi, almeno la metà fa straordinari tutti i giorni o quasi.

In un simile contesto, l’AI ha il potenziale di aiutare le persone a individuare meglio le priorità. Una volta, infatti, che la macchina avrà capito il ruolo di una persona all’interno dell’azienda, riuscirà a suggerire in quale ordine dedicarsi a compiti e progetti, mantenendo il focus sul suo benessere. Per esempio, dopo un lavoro particolarmente delicato e lungo, il sistema potrà decidere di suggerire qualcosa di più semplice e gratificante, per aiutare a rilassarsi e ricalibrarsi, facendo in modo di alternare compiti più e meno impegnativi.

Anche la mancanza di motivazione da parte dei lavoratori è tra le cause dei problemi di benessere mentale. Questa è spesso legata alla necessità di svolgere numerosi lavori noiosi o di routine, con conseguenti perdite di tempo e aumento di stress. Un recente studio di Gallup ha rilevato che l’85% delle persone che lavorano in azienda a livello globale sono demotivate o comunque non abbastanza motivate, non riescono a esprimere al meglio sé stesse e, nei casi peggiori, oppongono resistenza alla stessa organizzazione per la quale lavorano. Tutto ciò rappresenta per le aziende un costo che è stato quantificato in 7 triliardi di dollari l’anno.

Un’esperienza IT più semplice

Tuttavia, una volta che il workspace intelligente sarà stato personalizzato a seconda del ruolo e delle necessità di un individuo, ci sarà la possibilità che il computer esegua in automatico alcuni dei compiti quotidiani del lavoratore, sollevandolo da quelli più noiosi o ripetitivi.

Ci potranno essere differenze significative tra un impiegato e l’altro e sarà importante che il sistema le apprenda e automatizzi in base alle necessità del singolo. Naturalmente non tutto sarà automatizzato e, se qualcuno preferirà occuparsi comunque personalmente di alcuni lavori, potrà continuare a farlo.

Oggi l’esperienza IT è pensata attorno alle App e ai dispositivi e questo pone restrizioni in merito a come il workspace digitale di una persona possa essere configurato. Ciò può essere causa di inutile frustrazione e stress, soprattutto in un momento già difficile per via dell’emergenza sanitaria. Tuttavia, man mano che l’AI diventerà più sofisticata, il focus sarà più sul risultato che l’utente vuole ottenere, invece che sull’applicazione o sul tool che sta utilizzando. Inoltre, l’intera esperienza tecnologica sarà semplificata. L’utente avrà a disposizione un set di microapp e di App rilevanti per quello che sta facendo e a portata di mano in un’unica interfaccia personalizzata. Sarà un aiuto significativo a ridurre lo stress legato alla tecnologia e permetterà a chi lavora di non sentirsi travolto dalle cose da fare.

Monitorare lo stress e il benessere mentale

C’è molto lavoro di ricerca in atto in merito a come l’AI potrà essere utilizzata per scoprire e diagnosticare problemi di benessere mentale ed esiste un elevato potenziale di applicazione anche nell’ambito workplace. In futuro, l’AI potrà anche monitorare il tono di voce dell’utente o il modo in cui vengono enunciate le parole, quali segnali di possibile stress e depressione, insieme al ritmo del battito cardiaco, l’incremento della velocità nella scrittura o il rallentamento nella realizzazione di un elaborato, tutte cose che potrebbero costituire un segnale di attenzione.

Anche gli smart watch e i dati biometrici, inclusa l’espressione facciale, potranno entrare in gioco per aiutare l’identificazione precoce di possibili disagi mentali. Con queste informazioni, potrebbero essere distribuiti compiti più compatibili con il livello di stress di un individuo.

Non mancheranno naturalmente gli ostacoli in questo percorso, tra cui i problemi relativi alla privacy e al fatto che non tutti i lavoratori saranno felici di accettare determinati livelli di monitoraggio. Le attuali discussioni attorno alle App di tracciamento a fini sanitari sono senza dubbie significative in merito. Sarà quindi fondamentale che esistano protocolli che assicurino che lo sviluppo dell’AI sia sicuro e rilevante, e che l’obiettivo finale sia esclusivamente il benessere di chi lavora, nella massima trasparenza. Tuttavia, il beneficio complessivo derivante da questi sviluppi, se gestiti responsabilmente, potrà aiutare a ridurre la carenza di benessere mentale nei luoghi di lavoro in generale, ma anche nei momenti in cui possano sopraggiungere crisi inaspettate, migliorando significativamente le future condizioni nelle quali i lavoratori si troveranno a operare.

* Mario Derba è Vice President per l’area Western and Southern Europe di Citrix

Intelligenza artificiale, workspace, stress da lavoro, benessere mentale


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Mario Derba

Mario Derba è Area Vice President for Eastern and Southern Europe di Citrix, società che fornisce tecnologie per la virtualizzazione desktop e server, networking, Software-as-a-service e Cloud computing. Ha maturato 25 anni di esperienza nel mercato IT alla guida di aziende internazionali e locali. Con riporto a Sherif Seddik, Senior Vice President and Managing Director Citrix EMEA, è responsabile della crescita e dello sviluppo di vendite e servizi nell’area di competenza, aumentando i ricavi e aiutando le aziende a adottare un modello 'cloud-first'. Prima di entrare in Citrix, Mario Derba è stato Regional VP, Cloud Infrastructures Business Unit, South Europe presso Oracle e, precedentemente a questo incarico, è stato Country Manager per l’Italia della divisione Software & Solutions di Hewlett-Packard’s e Managing Director di Microsoft Italia. Ha iniziato la sua carriera in IBM, ricoprendo diversi incarichi locali e internazionali nell’arco di oltre 10 anni. È laureato in Ingegneria Elettronica all’Università di Bologna.

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