colloquio

La chiarezza che contrasta i pregiudizi (legati all’età)

I pregiudizi legati all’età possono influenzare il processo di selezione e, in molti casi, rivelare sul curriculum la propria data di nascita significa spedire la propria candidatura direttamente nella pila delle domande scartate. Si tratta di qualcosa di più di una percezione: secondo uno studio riportato dalla testata britannica Bbc un lavoratore di 50 anni ha probabilità fino a tre volte inferiori di ottenere un colloquio rispetto a un candidato di 28 anni. Gli Over 50 poi, se perdono il lavoro, hanno più del doppio delle probabilità rispetto agli altri lavoratori di rimanere disoccupati per due anni o più. 

Ma la discriminazione legata all’età coinvolge anche le nuove generazioni: anche i giovani possono essere scartati per alcuni ruoli. Sebbene casi di questo tipo siano molto meno approfonditi, alcuni studi mostrano che i lavoratori più junior possono essere considerati dipendenti indesiderabili e che questo può portarli a non essere assunti. “Quando ci sono Baby boomer che pensano che i Millennial siano pigri è facile immaginare come questo possa influenzare il processo di selezione”, ha evidenziato il sociologo della Stern School of Business della New York University Stéphane Francioli, coautore di un recente studio su questo tema. 

La discriminazione in base all’età è socialmente accettata  

Affrontare la questione nel processo di assunzione è complicato. Alcuni lavoratori hanno escogitato una soluzione: il 44% degli over 45 ammette di aver alterato la propria età sul curriculum. Altre strategie riguardano, per esempio, tanto per i più giovani quanto per i più anziani, l’omissione di informazioni come le date di laurea al fine di superare la prima fase della selezione, quando spesso a entrare in gioco sono i pregiudizi inconsci. Capita infatti, come sottolinea Jelle Lössbroek del Dipartimento di Sociologia della Utrecht University, Olanda, che i recruiter non abbiano il tempo di leggere a fondo ogni domanda che ricevono e, quindi, ricorrano a supposizioni basate su piccoli dettagli che saltano all’occhio. Chi assume è in qualche modo alla ricerca di ragioni per dire di no, per attuare una scrematura, e l’età è una di queste, che ci sia o meno consapevolezza. Non è per nulla necessario che i cliché che indirizzano certe scelte siano davvero fondati. 

Parte del problema è che molte persone non considerano l’ageismo una criticità. Un documento di ricerca del 2021 della Stanford Graduate School of Business ha mostrato che la discriminazione in base all’età sembra essere l’unica perdonabile. “Spesso l’età è un pregiudizio che non viene nemmeno discusso quando si parla di disuguaglianza”, afferma la principale autrice dello studio Ashley Martin, Docente di Comportamento Organizzativo alla Stanford. La sua ricerca mostra che coloro che sostengono e difendono l’uguaglianza sono proprio quelli che hanno maggiori probabilità di essere prevenuti nei confronti delle persone più anziane. “A differenza di etnia e genere, spesso si crede che chi ha un’età anagrafica maggiore abbia già avuto i suoi successi e le sue opportunità. E che quindi ora l’ordine naturale delle cose suggerisca che debbano farsi da parte e dare spazio ai giovani. Questo, spesso, fa sì che le persone si sentano tutto sommato a proprio agio nell’escludere gli anziani dalla forza lavoro”, ha commentato Martin. 

Mentire sull’età funziona, ma non porta lontano 

Se i giudizi relativi all’età del lavoratore sono inevitabili, c’è però qualcosa che i candidati possono fare per evitare di cadere vittime di pregiudizi. Rimuovere la data di nascita dal curriculum non porta molto lontano: ci sono molti altri indicatori dai quali si può derivare a grandi linee l’età di qualcuno. Alcuni consulenti suggeriscono di lasciare le date chiave e di elencare solo gli ultimi 15 anni di esperienza, ma per molti non è una vera soluzione. Dal punto di vista di Martin, l’approccio migliore è invece affrontare il potenziale ageismo a testa alta.

Anche perché cancellare l’età da un curriculum può essere un modo per mitigare alcuni pregiudizi, ma ridurre 30, 40 o 50 anni di esperienza a 15 probabilmente finirebbe anche per sminuire, agli occhi del selezionatore, un percorso professionale. Per Martin l’ideale sarebbe essere coscienti dell’esistenza di certi stereotipi e cercare di contrastarli prima che emergano. I candidati più anziani potrebbero, per esempio, enfatizzare le loro competenze tecnologiche per contrastare possibili preconcetti in questa direzione. I lavoratori più giovani dovrebbero, invece, essere espliciti sulle criticità che hanno affrontato in passato, in particolare quelle che potrebbero apparire al di fuori della portata della loro età. “Quando rendi le cose molto chiare, diventa più difficile dall’altra parte perdersi in ipotesi”, ha puntualizzato la docente. 

Se i candidati riescono ad attirare l’attenzione per la giusta ragione, hanno più possibilità di assicurarsi un colloquio. Ma anche le stesse aziende trarrebbero vantaggio da pratiche di assunzione che impediscano ai pregiudizi di penalizzare i buoni candidati, in particolare nel contesto di un mercato del lavoro rigido. E se i lavoratori possono essere protagonisti di questa inversione di rotta, ancor di più possono esserlo le aziende. Ha senso ragionare sulle strategie che la vittima di un’ingiustizia può mettere in pratica, ma è il responsabile di un’azione scorretta ad avere maggiori possibilità di cambiare la situazione. 

Fonte: Bbc 

Millennial, Baby boomer, pregiudizi, età, ageismo


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Erica Manniello

Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.

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