Lavori fuori corso

Perché La situazione delle autostrade in Liguria è la metafora di un’Italia che si sta ripiegando su stessa.

Il venerdì sera si cena in spiaggia. Un rituale che inizia con la bella stagione e si chiude ai primi di ottobre. Un’abitudine rassicurante, una coccola, un modo per contrastare il mondo VUCA, che tutti sappiamo racchiude tutto ciò che più ci mette a disagio: volatilità, incertezza, complessità, ambiguità. Le piccole certezze del quotidiano contrastano l’acronimo, ti aiutano ad ancorarti a qualcosa di solido, un po’ come Audrey Hebpurn nel film Colazione da Tiffany, quando afferma che all’interno di una gioielleria non può capitare nulla di male.

Ecco, finché ci troviamo il venerdì a brindare all’inizio del fine settimana siamo salvi. Poi è arrivato il Covid, e la primavera è iniziata dopo. Abbiamo iniziato a spostarci più tardi, peccato però che il 21 giugno le giornate, anche se impercettibilmente, iniziano ad accorciarsi. Io, che peraltro non riesco quasi mai ad arrivare puntuale alla cena del venerdì sera me ne accorgo, quando mi siedo a tavola c’è sempre un po’ di luce in meno. Ma in questa estate post Covid, qualche minuto di luce rubata non rappresenta nulla di grave.

Quando ci hanno consentito di spostarci da una regione all’altra e, quando, quasi con la stessa emozione con la quale abbiamo fatto il primo viaggio da soli da adolescenti, abbiamo imboccato l’autostrada Milano-Genova, abbiamo capito che il nostro mondo non è volatile, incerto, complesso e ambiguo. Il nostro mondo è pervicacemente mal governato e mal gestito. Per forza poi è diventato incerto; il mal governo, protratto un decennio dopo l’altro, non può generare certezze.

Agli inizi di giugno abbiamo sperato che i lavori di manutenzione alla rete si sarebbero normalizzati di lì a poco. Ora che è passato più di un mese, e la situazione è drammaticamente peggiorata, ci rendiamo conto di avere a che fare con infrastrutture inadeguate a sostenere il rilancio di un’economia destinata quest’anno a perdere una decina di punti di Pil. Nel momento in cui dovrebbe dare slancio all’economia, il Paese si sta sgretolando. La situazione delle autostrade in Liguria è la metafora di un’Italia che si sta ripiegando su stessa, dove è difficile pensare al futuro se diventa così faticoso vivere il presente.

La domanda che ricorre è: ma come mai tutti questi lavori di manutenzione non sono mai stati né programmati né effettuati? La domanda è lecita, e potremmo pretendere una spiegazione anche se i fatti sono lì, nella loro drammatica evidenza. L’interesse dei singoli prevale sull’interesse della collettività: di fronte a una questione enorme come la revoca della concessione di Autostrade ad Atlantia – prima annunciata all’indomani del crollo del Ponte Morandi, poi mai veramente portata avanti – gli interessi di chi deve percorrere le autostrade passano drammaticamente in secondo piano. E intanto, oltre alla cena del venerdì, sono sempre più in affanno le attività del porto di Genova; la logistica è compromessa a tal punto che le navi iniziano a scegliere altri porti. E la riviera, da ponente e a levante si svuota.

Oggi, 12 luglio, ai lavori di manutenzione si è aggiunto il disinnesco di un ordigno bellico, con annessa chiusura del tratto di autostrada da Ovada a Masone. Una farsa che si sta trasformando in tragedia e che sta mettendo a dura prova un popolazione che certo, ha sempre avuto il mugugno facile, ma ora è allo stremo.

Di fronte a una rete autostradale che si sgretola, i cittadini e le imprese pare abbiano perso ogni potere contrattuale. Tradotto, la loro voce non conta nulla. Costretti persino a subire il disinnesco di un ordigno bellico che giaceva indisturbato della seconda guerra mondiale, non rappresentano soggetti di cui le istituzioni si curano. Autostrade consegna kit di sopravvivenza ai viaggiatori: per sopravvivere al post Covid ci vorrebbe evidentemente altro. Recuperare il senso profondo della cura, di cui il femminile è portatore, potrebbe essere un punto di partenza.

covid-19, cura, mondo VUCA


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Chiara Lupi

Articolo a cura di

Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 ha partecipato all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige la rivista Sistemi&Impresa e governa i contenuti del progetto multicanale FabbricaFuturo sin dalla sua nascita nel 2012. Si occupa anche di lavoro femminile e la sua rubrica "Dirigenti disperate" pubblicata su Persone&Conoscenze ha ispirato diverse pubblicazioni sul tema e un blog, dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato il libro Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager. Nel 2019 ha curato i contenuti del Manuale di Sistemi&Impresa Il futuro della fabbrica.

Chiara Lupi


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