Digital_education

L’interdisciplinarietà per gestire digitale e sostenibilità

Nonostante la crescente domanda di professionisti nelle scienze, tecnologie, ingegneria e matematica (le materie che compongono il ben noto acronimo Stem), i percorsi di formazione tecnico-scientifica continuano a essere scelti soltanto da una minoranza di studenti europei. Lo scenario è ancora più preoccupante se si pensa al ruolo rilevante che queste competenze giocano nelle nelle grandi sfide globali fra cui la transizione climatica, sociale e le trasformazioni del lavoro.

A scattare la fotografia è stata la seconda edizione dell’Osservatorio Stem dal titolo Rethink Ste(A)m education – Il futuro passa da competenze scientifico-tecnologiche e umanistiche, promosso da Fondazione Deloitte e dal Programma di Politiche Pubbliche di Deloitte, e presentato a luglio 2022 a Milano. Dai dati – raccolti in Italia, Spagna, Malta, Grecia, Regno Unito, Francia e Germania – è emerso che i laureati in materie Stem sono meno del 30%; mentre in Italia si scende al 24,5%. Questa situazione fa sì che il 44% delle imprese italiane abbia sempre più difficoltà a reperire candidati con queste competenze. “Si tratta di un mismatch strutturale tra domanda e offerta”, ha spiegato Guido Borsani, Presidente di Fondazione Deloitte, che ha ricordato anche l’allarme lanciato dalla Commissione Europea secondo cui nel settore ICT la carenza professionale è ancora più grave, riguardando circa il 55% delle imprese.

A contribuire a questo scenario è la convinzione che le materie Stem siano troppo complesse e richiedano tempi più lunghi per il completamento del percorso universitario. In questo senso, un momento cruciale è il passaggio dalla scuola superiore all’università. Secondo lo studio, infatti, per il 41,6% degli studenti mancano, proprio in questo particolare momento, adeguate figure di riferimento per l’orientamento alla scelta del corso di laurea. Ciò spinge i giovani ad affidarsi ai consigli di familiari senza effettuare una corretta valutazione delle reali opportunità che un percorso scientifico offrirebbe nell’attuale mercato del lavoro.

Un’altra questione centrale è quella del gender gap. Il report mostra come le donne rappresentino in media meno di un terzo del totale dei laureati in materie Stem. Questo valore varia a seconda delle discipline: nelle facoltà di Ingegneria si attesta al 31%, mentre nell’ICT scende addirittura al 19%. Anche in questo caso gli stereotipi hanno un ruolo chiave: “È un problema molto importante di role model e richiede una visione lungimirante che porti alla rimozione di una serie di stereotipi fin dai primi anni della formazione scolastica”, ha spiegato Borsani.

Una visione olistica per affrontare problemi complessi

Come arginare dunque questo disinteresse per la formazione scientifica? Dalla presentazione dei dati della ricerca sono emersi tanti spunti, che hanno avuto come denominatore comune la necessità di una strategia che integri formazione umanistica e scientifica, coinvolgendo imprese, università e mondo istituzionale. “Il tema delle competenze Stem è centrale nel contesto attuale in cui la tecnologia ha assunto un ruolo di primo piano e va affrontato con un sguardo sinergico”, ha spiegato l’Amministratore Delegato di Deloitte Italia Fabio Pompei. Sulla stessa linea anche Maria Cristina Messa, Ministra dell’Università e della Ricerca, che, intervenuta in video, ha insistito sulla necessità di percorsi formativi “più attrattivi”, incentrati su “un approccio trasversale a diverse discipline”.

Le potenzialità di una formazione integrata sono state evidenziate anche da Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano, che ha spiegato come, accanto a competenze più tecniche, sia fondamentale favorire una forma mentis olistica per affrontare questioni multidisciplinari come la cybersecurity o la sostenibilità ambientale. Proprio in quest’ultimo ambito, ha sottolineato Maria Chiara Carrozza, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, le competenze sono centrali, perché c’è da affrontare la sfida del cambiamento climatico: “È necessario mettere in atto una rivoluzione culturale per far capire ai giovani l’importanza di trasformare la scienza in tecnologia con l’obiettivo di risolvere questi problemi”.

L’imperativo è far capire ai giovani il ruolo chiave che le competenze Stem rivestono nel mercato del lavoro, ma anche puntare su un approccio formativo che affianchi discipline tecniche e umanistiche. Ciò sarà fondamentale per affrontare le complesse sfide tecnologiche e ambientali odierne e future.

Deloitte, Maria Cristina Messa, Stem, Guido Borsani, Fabio Pompei, Ferruccio Resta

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