AI, People analytics e dati: l’HR nell’era della conoscenza

L’uomo è un essere dinamico e la conoscenza è il tema più importante su cui si dovrebbe indagare per comprendere meglio le sue evoluzioni e i processi organizzativi. Oggi si sente parlare quasi sempre di Intelligenza Artificiale (AI) e del suo ruolo all’interno di un mondo governato dall’uomo, ma prima di darne una definizione bisogna porre al centro della questione proprio il fattore più importante che caratterizza le persone: l’elemento cognitivo.

Riflettere sul valore della conoscenza significa allo stesso tempo ragionare sul termine “comunicazione”, cioè quell’azione che permette la comprensione di un processo, superando muri e ostacoli.

Ecco quindi che di fronte alle nuove tecnologie dovremmo chiederci, innanzitutto: qual è l’apporto delle nuove tecnologie alla conoscenza e alla comprensione? Possono essere utili di fronte a determinate esigenze, possono velocizzare i processi, ma nel caso specifico dell’AI bisogna capire se e quanto possa essere importante per l’organizzazione e se il suo utilizzo sia fondamentale.

La considerazione più immediata – potrebbe però sembrare la più ovvia – è che l’AI, se implementata in maniera opportuna e puntuale, può certamente rappresentare un passo avanti e un’evoluzione per l’azienda. E di conseguenza a beneficiarne è l’intera organizzazione.

L’intelligenza congnitiva e l’importanza dei dati

Viviamo un periodo in cui si è consapevoli del fatto che l’elemento fisico – pensiamo solamente al luogo di lavoro – sta lentamente lasciando il posto a un processo sempre più ibrido, il quale altro non è che l’insieme delle conoscenze che un’azienda possiede. Tutto ciò ci dimostra quanto le tecnologie possano assumere – già nell’immediato futuro – un ruolo di primo piano, agevolando per esempio nella ricerca delle competenze giuste all’interno dell’organizzazione, nel prendere decisioni delicate attraverso le indicazioni fornite dagli Analitycs: la conoscenza e i dati sono i veri protagonisti della nostra era.

Che cos’è l’AI se non un’analisi e un’interrogazione di dati potenzialmente infiniti? Già da molti anni, infatti, IBM, tra le maggiori aziende al mondo dell’Informatica, parla proprio di intelligenza cognitiva, e nell’era della conoscenza connettere i saperi fra di loro diventa fondamentale.

Allo stesso modo, il futuro dei processi manageriali passa dalla capacità di saper aggregare le informazioni multiple.

Per questo motivo è fondamentale portare a fattor comune tutte le abilità e le competenze di cui ogni lavoratore è portatore attraverso l’automazione, i Bot e gli assistenti virtuali. Lo scopo dell’AI è proprio questo: studiare e progettare lo sviluppo di sistemi che siano capaci di simulare azioni, comportamenti e abilità umane. Tutte le persone sono portatrici di conoscenza e saper riconoscere le abilità di ogni singolo individuo significa poter assegnare a ciascuno il giusto ruolo all’interno di un meccanismo complesso .

L’uso dei People analytics per l’organizzazione del futuro

Per i Direttori del Personale, così come per gli specialisti nei processi di gestione delle risorse umane, per chi si occupa di People management e soprattutto per i dirigenti d’azienda, l’utilizzo dei dati e dei cruscotti di People analytics rappresentano gli strumenti di domani. Si tratta di soluzioni imprescindibili per governare il presente e il futuro dell’organizzazione, attraverso i quali l’azienda può avere contezza dell’insieme di competenze e perseguire l’obiettivo di aumentare la qualità del lavoro e delle performance.

Le competenze fondamentali oggi sono due: da una parte la gentilezza manageriale – o gentilezza dell’organizzazione – ben rappresentata dal concetto di “resilienza organizzativa” (un’azienda resiliente è capace di essere flessibile, adattarsi e resistere alle crisi); dall’altra la capacità di essere proteiformi esattamente come il proteo, una specie acquatica molto conosciuta per la sua abilità ad adattarsi agli ambienti inospitali.

Bisogna dunque essere celeri nella propria mutazione, nella capacità di apprendimento, perché l’era della conoscenza è caratterizzata dalla velocità e le organizzazioni devono fare i conti con la rapidità delle informazioni. Tutto ciò rappresenta l’antitesi del vivere in emergenza, perché la priorità è quella di costruire conoscenza, imponendo di fatto un nuovo modo di pensare al fine di sviluppare la capacità di affrontare il continuo mutare degli scenari. Prepariamoci dunque a un cambio di paradigma importante.

Intelligenza artificiale, HR, people analytics


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Davide de Palma

CTO di HRCoffee

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