Chi va via… perde il posto in ufficio

Ford punta a rivoluzionare la concezione degli spazi di lavoro.

La casa automobilistica Ford ha chiesto a 30mila colletti bianchi, sui 200mila lavoratori complessivi, di liberare scrivanie e uffici al quartier generale di Dearborn, negli Stati Uniti. Nessun licenziamento collettivo all’orizzonte: con la maggior parte degli impiegati che lavorano da remoto da gennaio 2020, a causa della diffusione del Coronavirus, Ford ha deciso di approfittare degli edifici vuoti per ripensare l’organizzazione del lavoro.

A luglio 2020 è, dunque, iniziata l’opera di collect-and-clean dei 30mila dipendenti, rientrati di proposito in ufficio per recuperare i propri effetti personali. Il secondo produttore automobilistico statunitense pensa a una rivoluzione degli spazi di lavoro per una nuova era in cui i dipendenti avranno maggiori occasioni di lavorare da remoto. Ford scommette sul fatto che molti, se non la maggioranza, non torneranno in ufficio tutti i giorni anche dopo la pandemia.

Spazi di lavoro comuni e più flessibili

La riorganizzazione messa in atto dalla casa automobilistica è la mossa più eclatante fin qui adottata da una compagnia statunitense per ripensare su un orizzonte di lungo periodo la vita in ufficio. La pandemia ha dimostrato che il lavoro da remoto è più produttivo e facile da realizzare di quanto si pensava e le aziende si stanno attrezzando di conseguenza. Twitter ha concesso allo staff il diritto di proseguire con l’Home working in modo permanente e la maggior parte delle tech company americane ha annunciato la volontà di proseguire con il lavoro a distanza.

Sotto la guida del CEO Jim Hackett, Ford si stava muovendo verso una configurazione flessibile degli uffici già prima dell’avvento della pandemia. Hackett, un manager cui viene attribuito il merito di aver fatto a meno dei cubicoli nell’arredamento da ufficio e di aver modernizzato lo spazio di lavoro, aveva già avviato nel 2019 un piano di revisione del quartier generale risalente agli Anni 50.

Il design del nuovo campus, affidato a un architetto scandinavo, dovrebbe garantire spazi comuni di lavoro e maggior libertà di scelta del luogo in cui operare. La pandemia avrebbe soltanto accelerato il processo, modificando anche alcuni aspetti del progetto: più spazi comuni, in cui i dipendenti possano incontrarsi e collaborare, e meno postazioni di lavoro individuali.

Fonte: Wall Street Journal

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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