Kaja_Kallas

Ci interessa la parità?

È del 14 gennaio 2021 un commento pubblicato da Il Sole 24Ore che sarebbe bene non passasse inosservato. La questione riguarda l’avvicendarsi delle bozze del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr), i cui contenuti hanno rappresentano un pretesto per mettere in crisi l’attuale maggioranza di Governo. Ma il punto non è questo. Nell’avvicendarsi delle bozze, Fiorella Kostoris rileva che nella seconda versione del Pnrr la voce ‘Parità di genere’ non si concentra sul sostegno all’imprenditorialità femminile, sulle difficoltà di accesso ai percorsi di carriera, su politiche di contrasto al pay gap e discriminazioni.

Kostoris rileva che gli obiettivi target, pur essendo importanti, poco hanno a che fare con il focus legato alla parità di genere. L’assegno unico del Family Act e gli interventi per garantire la conciliazione sono obiettivi che il Paese dovrebbe avere in agenda per sostenere la famiglia a prescindere. Gli interventi per la parità di genere dovrebbero occuparsi di questi temi con una diversa visione strategica.

Il messaggio dell’economista è chiaro: se non si individuano i problemi giusti, si prenderanno sempre provvedimenti sbagliati. E gli obiettivi che questo Piano ha individuato rischiano di non contribuire a un ammodernamento della nostra struttura sociale che, per fare un salto di qualità, deve per forza prevedere una percentuale più elevata di donne occupate e un maggiore accento sulla selezione meritocratica.

La ‘debolezza concettuale’ del Piano, come la definisce Kostoris, è affrontare il tema della parità da un punto di vista di equità e coesione (nel Piano approvato il 12 gennaio 2020 la parità viene infatti compresa nella missione ‘Inclusione e coesione’) mentre si tratta di una leva per ammodernare il Paese e renderlo più produttivo.

Non è un problema di offerta, ma di domanda

Dove sta l’equivoco? Ritenere che l’occupazione femminile sia un problema di ‘offerta’ e cioè una questione convenzionalmente legata alla poca disponibilità delle donne impegnate in lavori di cura e alla altrettanto convenzionale mancanza di preparazione in materie richieste dal mercato del lavoro, le cosiddette materie STEM. Dai dati dell’Osservatorio sul Gender Gap nelle facoltà STEM di Assolombarda emerge che la percentuale di ragazze iscritte ai corsi STEM nel nostro Paese è più alta della media europea, il 17% contro il 16%. Guardando all’Italia, sul totale degli iscritti a corsi STEM il 36% sono donne. L’osservatorio rileva anche che, nonostante le performance migliori, a un anno dalla laurea, il reddito medio delle donne è inferiore. La realtà quindi che il Piano sembra non voler affrontare, è che i maggiori ostacoli emergono dal lato della domanda per cause che ben conosciamo: scarsa meritocrazia e meccanismi di cooptazione che lasciano le donne fuori dal mercato.

Certo, gli aiuti scarsi alle famiglie sono un nostro problema atavico, ma cercare di supportare le coppie con figli è una questione di civiltà. La sensazione è che si voglia rimanere lontani dal cuore del problema utilizzando espressioni volutamente generiche come “progredire sul piano dell’effettiva parità di genere” e “innalzare l’occupazione femminile…” senza individuare strumenti che possano cambiare una situazione che vede il tasso di occupazione femminile diminuire progressivamente. Di certo la pandemia non ha aiutato: i lavoratori dell’industria (prevalentemente uomini) sono meno colpiti rispetto ai lavoratori dei servizi che vedono molte più donne occupate.

Abbiamo di fronte a noi immagini che dovrebbero essere illuminanti: Angela Merkel, Ursula von der Leyen, Christine Lagarde stanno gestendo la fase più delicata della storia dell’Unione europea con lucidità, competenza e autentico spirito di collaborazione. Sono in molti a pensare che senza il loro pragmatismo femminile sarebbe molto più difficile progettare una strada che ci porterà fuori da questa crisi. C’è bisogno di un pensiero femminile, ma bisogna anche volerlo ascoltare. Al di là delle dichiarazioni di rito. Nel Nord Europa sembrano crederci: mentre le nostre ministre si dimettono, anche l’Estonia avrà una premier.

occupazione femminile, parità di genere, Pnrr, Fiorella Kostoris


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Chiara Lupi

Articolo a cura di

Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 ha partecipato all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige la rivista Sistemi&Impresa e governa i contenuti del progetto multicanale FabbricaFuturo sin dalla sua nascita nel 2012. Si occupa anche di lavoro femminile e la sua rubrica "Dirigenti disperate" pubblicata su Persone&Conoscenze ha ispirato diverse pubblicazioni sul tema e un blog, dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato il libro Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager. Nel 2019 ha curato i contenuti del Manuale di Sistemi&Impresa Il futuro della fabbrica.

Chiara Lupi


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