Competenze digitali, lo scenario tra luci e ombre dell’Italia

L’Italia è al 20esimo posto dell’indice europeo di digitalizzazione dell’economia e della società 2021 (Desi), su un totale di 27 Paesi. Inoltre, nel documento si rileva una percentuale di utenti Internet superiore all’80% della popolazione, ma la maggioranza di questi non possiede le competenze digitali di base (54%).

Ma che cosa si intende con l’espressione “competenze di base”? Si tratta delle attività digitali di base, che coprono cinque aree: Le cinque aree di competenza sono: informazione e data literacy (saper ricercare dati e capire ciò che si legge online); comunicazione e collaborazione (interagire attraverso diverse tecnologie digitali e capire quali sono gli strumenti di comunicazione più appropriati in un determinato contesto); creazione di contenuti digitali (anche tramite social media), sicurezza (saper individuare modalità per proteggere dispositivi e contenuti, e distinguere semplici rischi negli ambienti digitali, tenere conto della privacy); problem solving (a livello base e con l’aiuto di qualcuno, essere in grado di accorgersi di singoli problemi tecnici nell’utilizzo dei dispositivi e identificare semplici soluzioni per risolverli).

Su queste skill è costruito DigComp, il framework delle competenze digitali europee, rivisitato nel 2021. Se si analizzano i dati del Desi su ciascuna delle cinque aree, la percentuale della popolazione con capacità sulla specifica area almeno di base è sempre superiore al 58% (per la creazione di contenuti digitali), con punte dell’88% (di problem solving) e il 71% su informazione e data literacy. “Dobbiamo però segnalare che gli indicatori sono rilevatori macro che cercano di valutare la capacità digitale di un campione di persone, indagandone il comportamento nel corso degli ultimi tre mesi. Comportamento che, tra l’altro, potrebbe essere condizionato anche da altri fattori collaterali e non solo tecnologici”, sottolinea Andrea Giacomelli, Direttore Ricerca e Sviluppo Enaip Friuli Venezia Giulia (FVG) ed esperto in materia.

A questo proposito, l’esperto fa l’esempio di un indice oggettivo ricordando quello sull’occupazione nel settore ICT, che si basa su dati certi raccolti dai vari Stati, anche se la rilevazione è sempre a campione: “In questo caso la ricerca si avvale di un sistema di classificazione dei profili professionali nel settore ICT e delle relative occupazioni, che rende la rilevazione stessa più oggettiva”.

Ci sono disparità anche all’interno del Paese

Quando si vuole rilevare lo stato dell’arte delle capacità basilari digitali, che però non sono ‘agganciate’ a una specifica professione, per Giacomelli la rilevazione è opinabile a livello statistico. “Il fattore geografico, inoltre, gioca un ruolo determinate nel posizionare l’Italia agli ultimi posti della classifica, con una netta disparita tra regioni del Nord, ampiamente al di sopra della media europea, e regioni del Sud in forte ritardo”.

Tra gli elementi variabili, infatti, ci sono anche il territorio di provenienza del campione e la possibilità di connettersi a Internet: l’ultimo rapporto sul Benessere equo e sostenibile in Italia (Bes) presentato dall’Istat ha messo in luce come le prestazioni delle regioni del Sud si collochino tutte al di sotto di quelle del Nord, con un divario di circa il 20% tra la provincia di Trento (migliore percentuale di utenti internet, 57,5) e il Molise (percentuale più bassa, 38).

Altro aspetto evidenziato dal rapporto è che il livello di istruzione si associa significativamente con le differenze nella disponibilità e nell’accesso alle tecnologie e alle strumentazioni ICT. “Nonostante l’incremento del lavoro da casa, il protrarsi della didattica a distanza e l’intensificarsi dell’uso di Internet a seguito delle restrizioni seguite all’epidemia da Covid-19, nel 2021 tre famiglie italiane su 10 non hanno ancora la disponibilità di un Pc e di una connessione da casa”, si legge nel documento. Il gap è ugualmente ampio tra i nuclei familiari dove almeno un componente ha un’istruzione di livello universitario e quelle dove invece il titolo di studio più elevato è la licenza media inferiore, che sono in larghissima misura famiglie di soli adulti. La capacità di accedere a un’istruzione adeguata e a infrastrutture funzionanti fa quindi la differenza nell’acquisire o meno le skill digitali.

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Elisa Marasca

Elisa Marasca

Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino. Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica. Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.

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