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Coronavirus, aumenti ai dipendenti in prima linea

In servizio alle linee produttive o impegnati ad assicurare scaffali pieni e casse funzionanti durante l’emergenza coronavirus. Per sostenere i dipendenti e ringraziarli degli sforzi messi in campo nelle ultime settimane, alcune aziende in Italia e all’estero hanno deciso di aumentare gli stipendi del personale in prima linea.

Nel nostro Paese, il Decreto Cura Italia ha già previsto un bonus di 100 euro per i lavoratori dipendenti che nel mese di marzo hanno continuato a lavorare in sede nonostante l’allerta legata al contagio da Covid-19. Ha voluto fare di più il Pastificio Rana, che ha varato un piano straordinario da 2 milioni di euro.

Oltre ad aver attivato un’assicurazione per tutti i lavoratori, compresi quelli in Smart working, ha deciso per un aumento dello stipendio del 25% e un ticket mensile straordinario di 400 euro per le spese di babysitting come riconoscimento per l’impegno dei 700 dipendenti che lavorano per garantire la continuità degli approvvigionamenti nei cinque stabilimenti italiani.

“In questo momento di emergenza, siamo tutti chiamati a fare la nostra parte. Per questo motivo, siamo orgogliosi di essere al fianco dei nostri dipendenti e di sostegno alle loro famiglie”, si legge in una nota dell’azienda guidata dall’Amministratore Delegato Gian Luca Rana. “È il nostro modo di dire grazie a chi ogni giorno sta mettendo tutte le proprie energie a disposizione del Paese, nella sua ora più difficile”.

Il Pastificio Rana non è l’unica azienda veneta a essersi rimboccata le maniche. Il Gruppo vinicolo Masi, storica etichetta dell’Amarone veronese, ha messo a disposizione nuove coperture assicurative sanitarie specifiche per il coronavirus.

La Fedon Spa di Vallesella (Belluno), specializzata nella fabbricazione di astucci per occhiali, ha introdotto una copertura sanitaria straordinaria: per ogni dipendente è garantita un’indennità di 100 euro al giorno in caso di ricovero da Covid-19 e un’indennità da convalescenza di 3mila euro alla dimissione. E il Gruppo Veronesi ha stanziato 2 milioni per le famiglie dei propri dipendenti.

Anche Rigoni di Asiago è intervenuta a sostegno del personale con l’attivazione di una polizza assicurativa a copertura dei rischi derivanti dal Covid-19. “Mi auguro di cuore che non sia necessaria, ma penso che possa garantire un po’ di serenità in più”, ha scritto l’AD Andrea Rigoni in una lettera indirizzata ai dipendenti. “Abbiamo dovuto gestire questa situazione nuova e imprevista, con impegno e grande spirito di unità, prendendoci cura di noi tutti”.

Dalle assicurazioni agli aumenti di stipendio

Lo stesso ha fatto l’azienda bergamasca ABenergie, che ha stretto un accordo con Aon, gruppo specializzato in consulenza dei rischi e delle risorse umane e intermediazione assicurativa e riassicurativa, per offrire una tutela ulteriore ai propri dipendenti e alle loro famiglie attraverso una speciale polizza salute.

“Sono convinto che ogni sforzo teso a proteggere noi e gli altri per il bene comune verrà ripagato. Agire nell’interesse delle comunità in cui operiamo significa tutelare la salute delle persone, che è il nostro bene più prezioso,” ha dichiarato Alessandro Bertacchi, Presidente di ABenergie.

Liqui Moly, società del Gruppo Wurth attiva nel settore dei lubrificanti, ha annunciato un bonus di mille euro lordi per i 900 dipendenti della società. Il virus ha colpito duro anche a Ulm, in Germania, dove ha sede il quartier generale dell’azienda: da qui la decisione di intervenire staccando un assegno supplementare ai dipendenti. Una sorta di “tampone di consolazione”, secondo la definizione del suo autore, il manager Ernst Prost.

Infine, spostandoci in Emilia Romagna, il Gruppo Mutti ha deciso di devolvere 500mila euro all’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma che oggi, come tutte le strutture sanitarie nazionali e regionali, è in prima linea per fronteggiare l’emergenza Covid-19. La società ha anche deciso un incremento del 25% degli stipendi per i dipendenti che stanno supportando il Paese in termini produttivi.

In Canada aumenti al personale dei supermercati

Esempi virtuosi si possono ritrovare anche all’estero. In Canada le tre maggiori catene di supermercati e superstore hanno deciso di aumentare gli stipendi del personale. Mentre molti negozi anche Oltreoceano annunciano limitazioni agli orari di apertura e l’installazione di schermi in plexiglass per garantire la distanza tra commessi e clienti, le compagnie Metro, Loblaws ed Empire hanno annunciato il via libera per il weekend agli aumenti di paga. Loblaws ha previsto un incremento del 15%, che opererà retroattivamente dall’8 marzo, destinato al personale dei negozi e dei centri di distribuzione.

“I nostri supermercati e le nostre farmacie stanno andando bene”, dice Galen Weston, Executive Chairman di Loblaws. “I responsabili dei nostri business vogliono essere sicuri che una porzione significativa di questo vantaggio vada dritto nelle tasche delle persone incredibili che si trovano in prima linea”.

Retroattivo all’8 marzo anche l’aumento deciso da Metro: ogni dipendente riceverà due dollari canadesi l’ora in più. La catena Empire ha lanciato, invece, un “hero pay program” temporaneo, prevedendo un bonus di 50 dollari canadesi a settimana. In più, tutti coloro che lavoreranno più di 20 ore alla settimana riceveranno un ulteriore aumento di 2 dollari per ogni ora aggiuntiva.

Tutti gli accordi si applicheranno a partire dall’8 marzo e i dipendenti riceveranno gli aumenti in busta paga nei primi giorni di aprile. “In tempi come questi, aumentare i compensi e sostenere programmi per coloro che devono prendersi cura di se stessi e delle proprie famiglie è semplicemente la cosa giusta da fare”, sostiene Michael Medline, Presidente e CEO di Empire. Per Medley, i dipendenti che lavorano per garantire servizi essenziali ai canadesi sono “veri eroi locali”.

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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