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Educazione sentimentale, un approccio visionario alla complessità sociale

Mi ha colpito profondamente la lettura, che ho fatto di recente, dell’Educazione sentimentale. Storia di un giovane, il famoso romanzo di Gustave Flaubert. Come non restare ammirati e stupiti di fronte alla qualità della scrittura, al ritmo impresso ad una narrazione che non ha bisogno di una trama accattivante, ma soprattutto alla potenza visionaria dello sguardo puntato sul nesso tra soggettività e materialità nella rete di relazioni continuamente intessute nella dinamica della vita individuale e sociale?

Solo un romanzo di formazione?

Scritto negli anni intorno alla metà dell’Ottocento e pubblicato nel 1869, il romanzo di Flaubert segue le vicende di Federico Moreau, diciottenne all’inizio del racconto, quando incontra la signora Arnoux nel contesto di una navigazione fluviale, della quale si innamora con effetti che dureranno nel tempo con varietà di manifestazioni. L’educazione sentimentale, come si potrebbe intendere sulla base del romanzo, ha però a che fare con qualcosa di più ampio delle relazioni amorose o sessuali; tocca in profondità la riflessione sul percorso personale compiuto o da compiere, attraversando le problematiche basilari di una vita umana che sono poi, fondamentalmente, questioni di relazioni; entro il nucleo originario della famiglia, nelle esperienze di amicizia, di solidarietà e di conflitto, certo nelle partnership sessuali, ma anche relative al lavoro e alla professione, all’espressione di sé in campo artistico, culturale , sociale e politico.

Nell’apertura, quindi, a uno spazio esistenziale ampio e tutto da esplorare per un giovane nel suo affacciarsi al mondo. Questa chiave interpretativa trova un certo supporto nell’epilogo del romanzo, quando il protagonista ormai anziano dialoga con l’amico della sua adolescenza, Deslauriers. Tornati a incontrarsi con serenità, dopo essere stati divisi da incomprensioni e periodi di lontananza, i due ‘ricapitolarono la loro vita’ in poche essenziali parole: “Erano falliti tutti e due, quello che aveva sognato l’amore, e quello che aveva sognato il potere. Perché? ‘Forse, per non aver saputo seguire una linea diritta’ disse Federico. ‘Per te, può darsi. Io, al contrario, ho peccato per eccesso di esattezza, senza tener conto delle mille cose secondarie, più forti di tutto. Io avevo troppa logica, tu troppo sentimento.’”

È il dilemma base di ogni formazione, oggi attualissimo. Il mondo in cui viviamo offre un potenziale enorme di stimoli che possono arricchire la sfera conoscitiva, emozionale ed esperienziale delle persone: davanti a ciascuno si apre un ventaglio formidabile di opportunità; ma di fronte a questo occorre anche saper finalizzare, individuare un sentiero che porti a uno sviluppo personale, alla fine, a un esito di riuscita, di soddisfazione, di successo. Occorre quindi un equilibrio, un bilanciamento commisurato alla propria capacità di elaborazione e assimilazione, evitando gli opposti rischi di dispersione e di uni-dimensionalità dell’esperienza nei quali cadono i due personaggi di Flaubert.

È una grande lezione, anticipativa rispetto ai temi della moderna istruzione, di cui si dovrebbe tenere maggior conto quando si discute dei programmi formativi ai vari livelli. La scuola, per esempio, deve insegnare ciò che è utile, che serve a trovare lavoro, oppure deve sviluppare competenze più ampie, al servizio della vita in senso più pieno? Si può trovare una mediazione tra Frédéric e Deslauriers, senza riprodurre i rispettivi fallimenti? Ma forse Flaubert, nonostante il riferimento all’ educazione, non ci parla solo di formazione.

L’espansione della soggettività nel vento del cambiamento

Lo scenario politico-sociale del romanzo è quello dei moti rivoluzionari del 1848 e degli anni successivi a Parigi; sono queste le nuove fonti di rumore che rompono l’ordine faticosamente ristabilito dopo la rottura del 1789. Flaubert è senza pari nel descrivere la debordante soggettività dei personaggi che accompagnano il percorso di dispersione esistenziale del giovane protagonista, sullo sfondo delle sfarzose scene dei ricevimenti, dei pranzi, dei salotti, degli oggetti preziosi, degli abbigliamenti ricercati, ma anche degli scontri, quelli sulle barricate e quelli delle discussioni tra opposte ideologie, tutti elementi di performance rivolti ad impressionare gli astanti.

La gamma ampia di personaggi appare leggibile alla luce della tensione di cambiamento che investe la società e coinvolge direttamente le persone. In un periodo di rivoluzioni, attese, invocate, temute, negate, fallite o riuscite che siano, la narrazione offre evidenza alla perdita di riferimenti che coinvolge tutti coloro la cui condizione di partenza permette di affacciarsi su prospettive e opportunità nuove. Di fronte a questo sono tutti spiazzati, fuscelli esposti a un vento impetuoso, privi di un radicamento anche quando provengono da posizioni, nel senso di status sociale, economia, patrimonio e cultura, che erano considerate solide.

Il rivoluzionario Sénécal, che diventa vessatore di operai e poi violento tutore dell’ordine, non è la sola vittima di un moto oscillatorio incontenibile e alla fine distruttivo; l’artista Pellerin all’inseguimento di mode inafferrabili; il banchiere Dambreuse, la cui indole reazionaria è temperata dall’opportunismo; Arnoux il mercante-faccendiere che si rivela vero campione dell’oscillare, nella professione, nell’amore, nella politica; i giovani “senza qualità” disposti a tutto per affermarsi sono tutte figure che vengono rappresentate in balìa di eventi ingovernabili. Si pensi alle quattro donne che esprimono la condizione femminile: Louise Roque, giovane ingenua vocata al matrimonio, Marie Arnoux, signora borghese irrisolta nella tensione tra ruoli incompatibili, Rosannette, la ‘Marescialla’, che si prostituisce interiorizzando l’ordine di un mondo elegante ma in decadenza, Vautraz, precorritrice del femminismo, ma anche opportunista, piena di contraddizioni. Sono figure simbolo di una fase di trasformazione che vede la solitudine esistenziale delle persone, esposte dall’inserimento in una folta rete di relazioni a molteplici dilemmi decisionali e comportamentali.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Gennaio-Febbraio 2022 di Sviluppo&Organizzazione.
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formazione, cambiamento, Educazione sentimentale, Flaubert


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Gianfranco Rebora

Gianfranco Rebora è Direttore di Sviluppo&Organizzazione, la rivista edita dalla casa editrice ESTE e dedicata all'organizzazione aziendale. Rebora è Professore Emerito di Organizzazione e gestione delle risorse umane dell’Università Carlo Cattaneo – Liuc di Castellanza.

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