Ignorare la scienza genera mostri, la lezione di Ludovico Settala

In questi giorni non si parla altro che del coronavirus, che ha costretto l’Italia ad attuare misure d’emergenza in gran parte del Paese. In tempi di covid-19, si è rispolverato il racconto di Alessandro Manzoni legato alle peste del Seicento nei I promessi sposi, che mise Milano in ginocchio. Il coronavirus non ha – per fortuna – la stessa letalità, ma tra quanto accadde allora e quanto viviamo oggi ci sono alcune similitudini in particolare rispetto alla gestione dell’emergenza. Un esempio su tutti riguarda la voce della scienza, incomprensibilmente, ignorata.

In questi giorni succede a importanti virologi, all’epoca al medico Ludovico Settala, che Manzoni cita due volte, indicandolo come tra i primi ad accorgersi che la “strana malattia” che si stava diffondendo era la peste. La figura di Settala è a oggi nota e parzialmente studiata per il suo contributo scientifico e speculativo nell’ambito della storia della medicina tra la fine del Cinquecento e il primo Seicento.

Per saperne di più su questo personaggio, Parole di Management ha contattato Laura Facchin, storica dell’arte che si è occupata della famiglia Settala: “Ho avuto modo di studiare documenti inediti riguardanti sia Ludovico sia la sua famiglia. Ironia della sorte, proprio in questi giorni stiamo ultimando la prima bozza di uno studio portato avanti insieme con Andrea Spiri, Professore di Storia dell’Arte Moderna”.

Il lavoro di Facchin si è concentrato sulla famiglia Settala dal punto di vista dell’interesse artistico che, ovviamente, si intreccia con l’attività medica: “Ludovico Settala è un personaggio molto complesso, che va letto all’interno di quelle che sono delle logiche di affermazione del patriziato milanese a cavallo tra la seconda metà del 1500 e i primi 30 anni del 1600, nella prima fase di dominazione asburgica”.

“Si tratta di un personaggio poliedrico”, continua la professoressa. “Oltre a trattati medici, era anche un filosofo, di indirizzo aristotelico e stoico, e poi era un uomo amante della cultura, collezionista e committente d’arte, cose che ha trasmesso anche ai suoi figli. Al più famoso, Manfredo Settala, è indirizzato il famoso Museo Settala, e le ricerche che abbiamo condotto portano addirittura ad anticipare ancor prima di Ludovico questo tipo di interessi”.

Una struttura sanitaria per gestire le emergenze mediche di Milano

Prima di tutto, Facchin vuole inquadrare storicamente Settala: “Chiariamo che Ludovico e tutta la sua famiglia hanno una storia pregressa: si tratta di una famiglia patrizia milanese che si assesta al servizio degli Sforza nella seconda metà del 1400 e lo sarà fino al 1700 inoltrato. Ludovico è il personaggio più famoso, ed è l’espressione di un mondo che era quello dell’élite di Governo dello Stato di Milano. È naturalmente anche un medico e questa attività verrà trasmessa anche al suo primogenito Senatore Settala, che sarà anche un codificatore delle memorie paterne”.

Nonostante Manzoni ne abbia fatto una lettura romantica, secondo l’esperta, i documenti raccontano un’altra verità. “Bisogna sfatare un mito: Ludovico non fu un medico inascoltato, anzi, era a capo di un’organizzazione che aveva grande potere decisionale. Quando si manifestò la peste manzoniana, lui era una figura di spicco poiché presiedeva il Tribunale di Sanità, la magistratura preposta al controllo della salute pubblica di Milano. Vista la situazione d’emergenza, in quel momento il Tribunale di Sanità ottenne grandi poteri e, di conseguenza, Ludovico diventò una figura politica al vertice della gerarchia”.

Inoltre, la storica dell’arte spiega che “Ludovico era un medico assolutamente aggiornato, che fece della sperimentazione diretta su animali e umani una prassi naturale per quell’epoca. È chiaro che le disposizioni mediche di Settala non furono frutto esclusivamente del suo pensiero, ma era un lavoro di un’equipe di medici. Ed erano anche scelte legate a questioni politiche, bisognava gestire il tutto tenendo conto dell’ordine pubblico”.

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