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Il territorio e la sua narrazione

L’ultima tappa del ciclo di incontri FabbricaFuturo del 2019 si è svolta a Bari a poche ore dallo scoppio delle ben note vicende legate all’Ilva. Pochi giorni prima sono stati divulgati i dati del rapporto Svimez 2019: Pil del Sud in diminuzione dello 0,2%, giovani che emigrano, demografia in calo, riduzione degli investimenti in infrastrutture, politiche di welfare da ridefinire… Siamo di fronte al classico quadro a tinte fosche.

Ma siamo certi che l’immagine rispecchi fedelmente la realtà? L’incontro nel capoluogo pugliese, ci ha prospettato una regione determinata a prendere le distanze da una narrazione del Sud che contrasta con un territorio capace di generare impresa, cultura e opportunità.

Il Rettore del Politecnico di Bari Francesco Cupertino ha dichiarato il suo impegno nel voler impostare iniziative di lungo periodo – approcci dai quali la nostra politica si tiene lontana – e creare opportunità di trasferimento tecnologico per le aziende del territorio.

La costituzione di un Competence center congiunto, tra l’Università di Napoli e il Politecnico di Bari, va in questa direzione e ha l’obiettivo di favorire la relazione tra pubblico e privato e di accrescere la maturità digitale delle aziende. Produce molti più risultati un percorso di evoluzione culturale rispetto a qualsiasi politica incentivante, per questo la formazione ha un ruolo fondamentale.

Il sistema associativo e imprenditoriale ha anche il compito di raccontare il territorio con maggiore oggettività, pure per attrarre nuove generazioni che possono trovare opportunità nelle aziende locali. Ma servono visione e politiche di lungo periodo. Tra gli approcci lungimiranti, comprendo la necessità di partecipare a progetti di ricerca europei.

Oggi le imprese sono immerse in una trasformazione digitale basata sulla connettività. Le informazioni che si acquisiscono devono essere visibili per facilitare processi decisionali basati non tanto sul feedback, ma sul feedforward: bisogna intercettare quanto sta accadendo e giocare d’anticipo.

Cambia la modalità con la quale avviene il processo produttivo (l’uomo collabora con i robot) e quella con cui il lavoro dev’essere organizzato; non cambia, però, solo all’interno della fabbrica e la sfida riguarda la gestione delle filiere. È importante trarre valore dalle informazioni, lungo una Value chain che ha vincoli territoriali sempre meno definiti.

Dalla valorizzazione delle informazioni si determina la possibilità di creare nuovi business, abilitati dalle tecnologie digitali. Pensiamo alla servitizzazione, un trend che riguarda ogni settore produttivo e che richiede nuove competenze. Sappiamo che implementare una tecnologia non è difficile.

Il salto si fa nel momento in cui questa viene utilizzata per cambiare il business model e questo impone nuove professionalità. La trasformazione digitale si deve accompagnare a quella del business. Ed è questa la vera disruption.

trasformazione digitale, servitizzazione, rapporto Svimez 2019, feedforward


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Chiara Lupi

Articolo a cura di

Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 ha partecipato all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige la rivista Sistemi&Impresa e governa i contenuti del progetto multicanale FabbricaFuturo sin dalla sua nascita nel 2012. Si occupa anche di lavoro femminile e la sua rubrica "Dirigenti disperate" pubblicata su Persone&Conoscenze ha ispirato diverse pubblicazioni sul tema e un blog, dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato il libro Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager. Nel 2019 ha curato i contenuti del Manuale di Sistemi&Impresa Il futuro della fabbrica.

Chiara Lupi


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