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La fiducia in se stessi è una dimensione di relazione

Fiducia in me stesso? Mi viene in mente un episodio che mi capitò all’inizio dello studio dell’organo. Ho sempre amato la musica, quella d’organo in particolare. Ogni occasione era buona per ascoltarla, meglio se dal vivo.

L’organista della mia parrocchia era diplomato in organo e composizione. Che fortuna! Ogni domenica salivo sull’alta balconata del coro e lo ascoltavo per ore suonare il grande strumento della chiesa. Nacque un’amicizia.

Tra un brano e l’altro chiacchieravamo di musica e lui mi spiegava mille cose. Mi ero talmente appassionato da iscrivermi a una scuola per organisti liturgici, l’unica possibilità che avessi per studiare all’università e coltivare allo stesso tempo la musica, seppur in modo amatoriale.

Dopo un anno di strimpellate, feci sentire qualche semplice brano all’amico organista, che mi ritenne pronto per suonare in pubblico. Mi disse: “Preparati bene un pezzo. Arrivato il momento giusto, ti cederò la consolle e suonerai tu! Vedrai che bello!”.

Così venne il giorno della mia prima volta. Mi sedetti sulla panca, ma un baratro di paura s’impadronì di me. Avevo studiato quella musica con impegno e la eseguivo senza difficoltà. Nonostante ciò, ero terrorizzato.

Cominciai e dopo poche misure commisi un errore, poi un altro inciampo, fino a pasticciare il pezzo in modo catastrofico. Il mio amico mi guardò e sorrise: “Non c’è problema” disse, “è solo la prima volta, vedrai che la prossima andrà meglio”.

Scesi dall’organo tutto mortificato e incontrai un importante personaggio del paese che, commentando la mia ‘performance’, mi disse: “Va bene la prima volta, ma per suonare in chiesa bisogna essere preparati. Mi vergognerei, se fossi in te”.

Il suo commento sortì in me una difficoltà nel suonare in pubblico che durò parecchio. Poi ricominciai pian piano e oggi suono senza grandi problemi, anche dinanzi a tanta gente. Suono bene? No! Faccio quel che posso e cedo il passo se c’è qualcuno più capace di me. Nondimeno, ho cercato di riflettere sulla lezione di quella volta.

L’importanza della preparazione

Se ritorno a quell’episodio, rammento chiaramente che mi ripetevo: “Sono troppo inesperto. Sbaglierò!”. Feci una profezia, che si avverò puntualmente. Più ci penso, però, più trovo interessante il ruolo assegnato agli altri personaggi della storia. Al mio amico organista non ho attribuito molta fiducia, anche se m’incoraggiava, mentre all’altro ho donato un tempo non banale di tormenti, rimuginando inutilmente sull’errore.

La fiducia in me, mi sembra di capire, non è un fenomeno che gestisco tra me e me stesso soltanto, ma ha sempre una dimensione di relazione. La fiducia in me l’ho presa dai miei genitori, continuo a coltivarla attraverso la fiducia che gli altri mi attribuiscono e, allo stesso tempo, quella che concedo agli altri.

Se non ho fiducia in me stesso, da qualche parte, forse, non l’ho neppure negli altri. Le due cose mi pare vadano di pari passo, come in una danza. Per di più, ma non vorrei ‘sfibrare’ troppo il concetto, mi viene da considerare, alludendo a una posizione filosofica piuttosto nota, che la fiducia in me è la fede nell’altro ‘me stesso’.

Basta questo? Ciò che ho vissuto mi ha fatto capire che, comunque, per quanto sgradevole, nel commento di quella persona c’era del vero: non ero pronto! Forse avrebbe potuto dirlo in modo diverso, forse non aveva il diritto di giudicare, ma era innegabile che non fossi preparato. Non mi riferisco solo al saper eseguire il pezzo, ma a ciò che deve saper fare ogni musicista, ossia suonare per altri.

Quindi ritengo che per aver fiducia in me stesso debba, prima di tutto, conoscermi in profondità –non diceva questo, il motto greco iscritto sul frontone del tempio di Apollo a Delfi?– altrimenti come faccio ad attribuirmi credito? E poi devo esercitarmi, esercitarmi ed esercitarmi ancora, perché la fiducia passa dalla competenza e quando faccio una cosa, anche per l’ennesima volta, non sono mai certo di riuscire bene.

Il rischio è l’anima della fiducia, il salto nel buio. Lo stesso salto che gli altri fanno quando credono in me. Mi affidano un compito e sento che si fidano, lo leggo nei loro sguardi, che stia suonando o che stia facendo formazione.

Per questo inizio a percepire un’energia che mi dà sicurezza, calma, determinazione. Mi concentro sul momento, porto attenzione con intenzione a ciò che devo fare, lascio andare i giudizi e… salto.

fiducia in se stessi, rapporto con gli altri, conoscenza di sé, preparazione


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Mauro De Martini

Consulente e formatore, gestione risorse umane e comportamenti organizzativi. È inoltre autore del libro Note di formazione (Edizioni ESTE, 2021).


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