Parità di genere

La parità di genere a servizio della crescita economica

Colmare il gender gap in ambito lavorativo ha un impatto positivo anche in quello economico. Mettere in atto azioni mirate per favorire la parità tra donna e uomo in ogni ambito della vita privata e pubblica consentirebbe, infatti, di ottenere una crescita del Prodotto interno lordo, valutata, in percentuale, tra il 9 e l’11%. Tuttavia, da questo punto di vista, nel nostro Paese c’è ancora molto da fare. 

A rivelarlo è lanalisi dellOsservatorio di 4.Manager – l’ente bilaterale costituito nel 2017 da Confindustria e Federmanager per sostenere la crescita dei manager e delle imprese – i cui risultati sono stati presentati a fine giugno 2022 a Roma, in occasione del workshop dal titolo Politiche di genere per imprese e manager. Azioni e strumenti. L’incontro è stata l’occasione per rimarcare alcuni aspetti sul tema di parità di genere. 

Per esempio è emerso che le posizioni manageriali femminili sono ferme al 28% del totale e che la quota si riduce al 19% se si considerano le posizioni regolate da un contratto da dirigente, seppur il 31% delle imprese stia adottando strategie significative per favorire la convergenza lavorativa tra uomini e donne. Un quadro confermato dal dato che vede lItalia al 14esimo posto tra i Paesi dell’Unione europea nella classifica dellIndice sulluguaglianza di genere elaborato dall’European institute for gender equality (Eige). 

I vantaggi della certificazione della parità di genere  

In un contesto di questo tipo, secondo 4.Manager, è indispensabile promuovere il più possibile uno strumento innovativo’ come il Sistema nazionale di certificazione della parità di genere, istituito dalla nuova legge per la parità retributiva del 1 gennaio 2022, per il quale il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha stanziato 10 milioni di euro. Per crescere abbiamo bisogno delle competenze delle donne, ma anche di un sistema organizzativo che sia in grado di valorizzarle”, ha sottolineato Stefano Cuzzilla, Presidente di 4.Manager e di Federmanager. “Il sistema di certificazione di genere e la normativa di riferimento approvata recentemente sono una strada effettiva che permette di azionare un meccanismo virtuoso nelle aziende con ricadute riparative importanti sulle disparità di genere. L’esperienza ci dimostra che le aziende con governance mista sono più competitive e reagiscono meglio nei contesti di crisi. L’equilibrio di genere fa crescere il Pil”.  

Questo binomio, che abbina in modo proficuo crescita economica e certificazione della parità di genere, è stato ben introiettato dalle imprese, come mostrano i numeri dell’Osservatorio di 4.Manager. Dai dati emerge, infatti, come per il 22% del campione certificare i buoni risultati nella riduzione del gap di genere porti una serie di benefici fiscali; per l’11% degli intervistati, invece, ci sarebbero risvolti positivi legati alla partecipazione a gare d’appalto; infine per il 7% i vantaggi della valorizzazione del lavoro femminile si applicherebbero all’ambito dell’accesso al credito-capitali.  

Lo scenario è stato confermato da Andrea Catizone, intervenuta all’evento per presentare lo studio dal titolo Imprese e parità di genere. La certificazione della parità di genere è uno strumento virtuoso capace di innescare meccanismi dinamici attraverso il raggiungimento di obiettivi, Kpi, che creano valore economico, favoriscono in maniera gentile il netto superamento delle disparità di genere e creano una cultura aziendale e manageriale che armonizza il principio delle pari opportunità”, ha detto l’avvocata. 

Le imprese sono  sempre più consapevoli  

Dalla ricerca di 4.Manager è inoltre emerso come le aziende che hanno già deciso di avviare un percorso verso una transizione sostenibile hanno sempre maggiore consapevolezza del potenziale legato all’adozione della Certificazione della parità di genere, considerandola uno strumento concreto per contrastare il gender gap. Secondo i dati, infatti, ben il 69% delle grandi e medie imprese che si sono impegnate in un percorso di valorizzazione della sostenibilità sono a conoscenza della disponibilità di questo strumento specifico per certificare il divario di genere in ambito lavorativo e lo apprezzano molto. Questo trend si conferma anche per le piccole imprese, che hanno rimarcato la centralità della certificazione nel 57% dei casi, dato simile, anche se lievemente inferiore.  

In altre parole le imprese non ritengono più la valorizzazione del lavoro femminile un semplice obbligo di facciata da rispettare. A farsi strada è invece una sempre maggiore consapevolezza dei vantaggi concreti che l’utilizzo della certificazione può portare in diversi ambiti aziendali. I dati dell’Osservatorio di 4.Manager mostrano, infatti, come per il 42% delle aziende questo strumento consentirebbe di ridurre il divario di genere, mentre per Il 65% avrebbe dei risvolti positivi in termini di reputazione aziendale. 

In altre parole è stato compreso che la nuova certificazione di genere non rappresenta una sorta di bollino rosa’, come ha sottolineato la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, intervenuta all’evento, ma è qualcosa di ben più importante: “Si tratta di uno strumento innovativo che definisce un processo migliorativo nel mondo dell’impresa. Un meccanismo che diventerà premiale anche per i bandi di gara del Pnrr”. 

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