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Né lontani né vicini: (buone) pratiche per gestire un team di successo

Alla sua prima comparsa, nel 2012, Effetto porcospino di Manfred Kets de Vries si è subito rivelato un libro che ha gettato una luce nuova negli studi sulla formazione, approfondendo da una diversa angolatura i temi della leadership, della gestione delle dinamiche di gruppo e del teambuilding.

Pubblicato ora in una nuova edizione da FerrariSinibaldi, a cura di Valentina Penati, il libro dello Psicoanalista e Docente di Gestione delle Risorse Umane presso l’Istituto europeo di gestione aziendale (INSEAD) di Fontainebleau mantiene tutta la sua validità, risultando ancora fondamentale per comprendere tutte quelle dinamiche interne a un gruppo, spesso poco visibili, che portano il formatore a dover gestire conflitti interni, a dover comprendere le logiche precipue che si sviluppano tra i componenti del team, i bisogni specifici del singolo e quelli della collettività dei membri.

L’opera di Kets de Vries, per dirla con le parole della curatrice, “rappresenta un’occasione per tutti quelli che per professione o per esigenza personale si trovano a fare i conti con la dimensione del gruppo. In particolare, l’autore sembra parlare a coloro che sono disposti a rinunciare ai tradizionali metodi di insegnamento/apprendimento, rendendosi disponibili a mettersi in gioco in prima persona e a cogliere le potenzialità insite nell’interazione relazionale”.

E, in effetti, soprattutto nel lavoro è importante prima di tutto comprendere il motivo per cui capita molto spesso che si formino ambienti poco funzionali e coesi, dove gli individui non riescono a collaborare in modo proficuo. In cui si genera, insomma, un atteggiamento di dissidio e di diffidenza reciproca.

Questo atteggiamento è proprio della natura umana? Perché le persone oscillano tra la ricerca dolorosa del prossimo e la sofferenza dell’isolamento? Siamo in fin dei conti simili ai porcospini del racconto di Arthur Schopenhauer, che cercano la vicinanza per ripararsi dal freddo, ma poi si allontanano per il dolore causato dalle punture degli aculei dei loro simili?

“La società contemporanea – rivela Kets de Vries – richiede ai ‘porcospini umani’ di rimanere il più possibile uniti”, ma le persone sono al contempo inevitabilmente respinte dalle “molte spine a cui inevitabilmente il legame con gli altri ci impone”. Ecco perciò che nella gestione del gruppo il primo passo è superare questa dicotomia.

Lo si fa, come emerge dalla lettura del testo, partendo dalla consapevolezza che il successo si conquista grazie all’immediatezza comunicativa, alla profonda conoscenza reciproca tra i membri, all’integrazione delle singole individualità. Non devono cioè prevalere alcune personalità sulle altre, poiché la leadership è una dote essenziale, ma se mal utilizzata può far scaturire demotivazione e frustrazione nelle altre persone.

L’approccio proposto nel libro, invece, guarda alla pluralità, per garantire a tutti i componenti la possibilità di esprimersi, di comunicare idee e bisogni, di essere parte attiva e coinvolta nel processo lavorativo. Senza prevaricazioni, competizione o invidia.

Attraverso i 10 capitoli di cui si compone il volume e l’appendice dove sono offerti degli strumenti concreti per analizzare il team, l’autore ci mostra i vari processi che permettono un’efficace gestione del gruppo e tutte le attività connesse al potenziamento per mezzo del coaching sulla leadership e sul gruppo, creando un pool di talenti in grado di far migliorare ogni singola persona.

L’obiettivo finale è quello di giungere a quelle che Kets de Vries definisce “organizzazioni autentizotiche”, luoghi ideali in cui lavorare, dotati di cultura aziendale e lavorativa, dei quali le persone vorrebbero fare parte. Ambienti di lavoro in cui non solo regna la felicità, il giusto work-life balance e il benessere organizzativo, e che per le loro caratteristiche risultano più produttivi e redditizi.

Proprio perché si caratterizzano come organizzazioni in cui risaltano dei meta-valori, che sono: 1) la possibilità dei dipendenti di trovare il significato nel proprio lavoro; 2) la creazione di reciproci rapporti di fiducia; 3) il senso di orgoglio nelle attività svolte; 4) la capacità di divertirsi con gli altri lavoratori.

Ma il grande pregio di Effetto porcospino è anche un altro, quello che arriva dritto al punto. Ci aiuta cioè a definire, in modo mai banale, tutte quelle dinamiche interne al team di cui spesso si parla in ambito lavorativo ma di cui non si comprendono fino in fondo tutte le implicazioni. Leadership, teambuilding e gruppo, diventano concetti ancora più significativi, portatori di nuovi valori.

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