Piero Angela_Imprenditorialità

Piero Angela, il valore della scoperta di fare impresa

Con Piero Angela scompare un grande interprete della cultura, sviluppata attraverso tantissime forme di divulgazione. Angela ha svolto in maniera sempre impeccabile le attività di giornalista e conduttore televisivo, coltivando una grande passione per il pianoforte e la musica jazz. Ha iniziato in Rai come semplice cronista per arrivare a condurre le prime edizioni dei telegiornali delle reti nazionali, esperienze che lo hanno spinto verso una divulgazione non soltanto scientifica.

In questo ambito, infatti, ha prodotto una serie di trasmissioni estremamente innovative sul piano della comunicazione, dai molteplici significati sempre tesi a penetrare nell’intimo i fatti presentati. Per questo i programmi sono stati denominati Quark e Superquark in ricordo delle omonime particelle subnucleari, ultimi emblemi della materia. Ha scritto moltissimi libri scientifici di divulgazione producendo anche videocassette e Dvd, ricevendo molteplici onorificenze e collezionando diverse lauree honoris causa.

La sua esistenza, secondo quanto da lui stesso affermato, è stata “un’avventura straordinaria vissuta intensamente” e la fortuna mi ha consentito di avere una piccolissima parte in quell’avventura.

Alla fine degli Anni 80 del secolo scorso ero responsabile di un’impresa di costruzioni di successo, tesa verso processi di innovazione nel mondo dell’edilizia. Per diffondere la cultura come innovativa strategia imprenditoriale, avevamo deciso di creare una divisione dedicata a realizzare comunicazione formale con il mondo esterno attraverso incontri e conferenze. Una divisione chiamata ‘Meridiana’, destinata poi a diventare una società autonoma di comunicazione culturale con la partecipazione anche di Tecnopolis, la cittadella dell’innovazione tecnologica allora da me presieduta.

L’imprenditore come innovatore e produttore di ricchezza

Sulla base dei programmi di conferenze indette da Meridiana decidemmo di interpellare Piero Angela invitandolo a Bari per un discorso su un tema a sua scelta. La sua adesione fu entusiastica e, appena arrivato, decidemmo insieme l’argomento della conferenza: “Impresa e imprenditore in un mondo che cambia”.

Un tema di attualità che Angela ha affrontato con la sua usuale chiarezza, ripercorrendo la storia dell’istituzione imprenditoriale e l’importante ruolo di innovatore e produttore di ricchezza reale dell’imprenditore in uno scenario – particolarmente quello politico – che tende invece a ignorarne le vitali funzioni. Angela ha quindi tracciato le finalità che andrebbero perseguite in un mondo che sta sostanzialmente cambiando e quindi sarebbe nelle condizioni ottimali per ricevere apporti innovativi imprenditoriali.

Il suo intervento ha interpretato perfettamente alcune regole sulla divulgazione da lui costantemente perseguite: “Essere non solo chiari, ma anche non noiosi, pur mantenendo integro il messaggio (non aver paura di essere divertenti: l’umorismo è uno dei compagni di strada dell’intelligenza). Per questo, paradossalmente, si può dire che è più difficile essere facili. Tutti, infatti, sono capaci di parlare o di scrivere in modo oscuro e noioso […]. Non solo, ma alla chiarezza deve accompagnarsi un’ulteriore fatica: la concisione”. E ancora: “Oggi si parla molto di partecipazione, intesa come uno strumento di sviluppo democratico, ma raramente si parla di divulgazione come condizione essenziale per capire e, quindi, per partecipare” (Viaggi nella scienza, 1985)

Oggi rivivo quei momenti emozionanti rivisitando il suo lungo viaggio esistenziale grazie a uno splendido libro che Angela ha scritto come ‘racconto personale’ (Il mio lungo viaggio, 2017) delle sue “esperienze di lavoro […] con storie curiose, drammatiche, divertenti”, “molto diverso dai suoi precedenti” e, tuttavia, in grado di stimolare il lettore interpretando perfettamente Marcel Proust quando in Giornate di Lettura (Einaudi, 1958) scriveva: “Una delle grandi e meravigliose caratteristiche dei bei libri […] è questa: che per l’autore essi potrebbero chiamarsi ‘conclusioni’ e per il lettore ‘incitamenti’”.

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Gianfranco Dioguardi

Professore Ordinario di Ingegneria Gestionale presso il Politecnico di Bari e Presidente Onorario di Fondazione Dioguardi


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