Prospettive di futuro

Robotica, automazione, intelligenza artificiale stanno trasformando i contenuti del lavoro. Ma l’impatto di questa trasformazione sarà differente in ottica di genere? Saranno più gli uomini o le donne ad essere impattati da questa disruption? La trasformazione coinvolge trasversalmente il mondo del lavoro ma, da un’indagine del Fondo Monetario Internazionale, il lavoro delle donne, molto più concentrato in lavori meno specializzati, è più a rischio. Le donne svolgono una grande fetta di lavoro routinario, pensiamo alle mansioni legate alle vendite al dettaglio, mentre le alte sfere manageriali, dove si prendono decisioni, sono ancora occupate in maggioranza da uomini. Il risultato dello studio del Fmi rileva che nei 28 paesi dell’Ocse, oltre a Cipro e Singapore, il lavoro di 26 milioni di donne rischia di essere sostituito nell’arco dei prossimi 20 anni mentre globalmente sono 180 milioni i posti a rischio. Certo, essendo complessivamente maggiore il numero di uomini che lavorano, è anche proporzionalmente maggiore il numero dei posti a rischio occupati dal genere maschile.

È importante dunque invertire una tendenza che vede le donne sottorappresentate in settori come la scienza, la matematica, l’ingegneria, nelle cosiddette discipline STEM dove le abilità tecnologiche possono trovare un grande completamento con le capacità umane. Il dato rilevante è che la tecnologia sta trasformando tutti i lavori e dobbiamo guardare a questa trasformazione con consapevolezza. Un’altra indagine Ocse che Luca De Biase cita nel suo libro Il lavoro del futuro, e che fa emergere una prospettiva più ottimista, rileva che da qui al 2020 saranno cruciali competenze oggi ancora considerate secondarie: le social skills, le capacità cognitive e le process skills. Competenze che sono appannaggio dell’universo femminile e che quindi, commenta nel libro l’astrofisica Ersilia Vaudo, saranno meno facilmente sostituibili. Le donne sono ancora sottorappresentate in ogni settore ma i dati sulle immatricolazioni alle facoltà scientifiche registrano un’inversione di tendenza. Il punto è intercettare la portata del fenomeno: non esiste lavoro che non sarà impattato dal digitale per questo è responsabilità di ognuno, uomo o donna immaginare la possibile evoluzione prospettica del proprio lavoro. Dall’artigiano che dovrà produrre prodotti unici, ma dotati di intelligenza, a chi svolge un lavoro domestico all’interno di un contesto abitato da oggetti connessi alla medicina, dove la robotica è già entrata nelle sale operatorie e deve essere governata.

Quindi dobbiamo chiederci, quale sarà l’evoluzione del lavoro? Se già si è automatizzata una parte della diagnostica, i nuovi medici saranno anche coloro che sapranno scrivere le righe di codice di un algoritmo in grado di leggere un esame di laboratorio. Questa la portata del fenomeno che stiamo attraversando.

Al di là del genere, bisogna guardare al futuro immaginando diverse prospettive. Giotto prima e Raffaello poi ci hanno messo davanti agli occhi la profondità, se entriamo in una chiesa progettata dal Bramante la sperimentiamo fisicamente. Non ci scontriamo con un muro, il nostro sguardo può andare oltre, possiamo entrare in uno spazio che nemmeno i nostri occhi sono pronti ad esplorare. Dobbiamo faticare con lo sguardo, cercare di comprendere cosa c’è oltre. Ecco, il futuro è una dimensione all’interno della quale ci dobbiamo addentrare accettando di essere spaesati, accettando di scontraci con qualcosa che non appare immediatamente ai nostri occhi. Leggere Heidegger, come ha scritto Francesco Varanini nell’articolo pubblicato sull’ultimo numero di Sviluppo&Organizzazione – è un allenamento a disvelare, ad andare oltre la capacità di comprendere, a cercare di superare limiti e difficoltà. In questo mondo all’interno del quale ci sentiamo spaesati, le donne hanno la grande opportunità di avvicinarsi a questa disruption portando con sè il grande valore della prospettiva femminile. La donna è naturalmente predisposta ad accogliere l’ignoto, se poi diventa madre inizia un allenamento quotidiano per gestire e comprendere il cambiamento continuo, la trasformazione. Ecco, questo è un momento nel quale ognuno di noi, indipendentemente dal genere, deve allenarsi a intravedere e gestire il cambiamento che si sta disvelando. E mutuare dall’universo femminile la disponibilità ad accogliere e comprendere il nuovo è una grande opportunità per cambiare la prospettiva del nostro futuro.

 

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Chiara Lupi

Articolo a cura di

Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 ha partecipato all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige la rivista Sistemi&Impresa e governa i contenuti del progetto multicanale FabbricaFuturo sin dalla sua nascita nel 2012. Si occupa anche di lavoro femminile e la sua rubrica "Dirigenti disperate" pubblicata su Persone&Conoscenze ha ispirato diverse pubblicazioni sul tema e un blog, dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato il libro Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager. Nel 2019 ha curato i contenuti del Manuale di Sistemi&Impresa Il futuro della fabbrica.

Chiara Lupi


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