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Basta titoli di studio, conta la competenza (ma chi la certifica?)

Walmart ha eliminato i titoli di studio universitari come requisito per accedere a centinaia di ruoli aziendali. Il gigante della vendita al dettaglio Usa ha dichiarato che prevede di riscrivere centinaia di annunci di lavoro in modo tale che le persone possano candidarsi dimostrando di avere le competenze necessarie attraverso esperienze precedenti o altri tipi di apprendimento che non siano necessariamente il titolo di studio.

Walmart non è la prima azienda tra i maggiori datori di lavoro statunitensi ad aver fatto questa scelta che riguarda le posizioni, per esempio, nella sicurezza informatica, nell’analisi dei dati e nelle Operations. Aziende come IBM, Accenture e Google, infatti, hanno già lavorato per ridurre il numero di lavori che richiedono specifici titoli di studio e molte altre imprese stanno adottando misure per fare lo stesso in tutto il mondo.

Secondo un rapporto del 2022 del Burning Glass Institute – organizzazione che si occupa di ricerche e pratiche basate sui dati sul futuro del lavoro e dei lavoratori – circa il 46% delle occupazioni con competenze medie e il 31% con competenze elevate hanno visto una riduzione della richiesta dei requisiti di laurea tra il 2017 e il 2019. A partire da giugno 2023, secondo il centro di ricerca Brookings Institution, circa 13 Stati Usa hanno eliminato i requisiti di laurea per i posti di lavoro nel Governo statale.

Queste scelte sono dirette conseguenze di un mondo del lavoro in rapido cambiamento: con la carenza di talenti in aree ad alta domanda, con la diminuzione delle iscrizioni all’università a causa dell’aumento dei costi e a fronte degli sforzi aziendali per migliorare i numeri sulla diversità, le ‘assunzioni basate sulle competenze’ sono diventate uno degli argomenti più dibattuti nei Consigli di amministrazione. La sfida è di imparare a prevedere di quali lavori avranno bisogno le aziende con l’avvento delle nuove tecnologie e iniziare così la mappatura delle competenze richieste per avere il personale che serve realmente. Per esempio, Walmart sta già lavorando con la società di dati sul mercato del lavoro Lightcast per mappare le competenze necessarie in futuro e confrontandole con ciò di cui l’azienda e già dotate e che cosa dovrà sviluppare internamente o cercare sul mercato.

Certificazioni brevi per i lavoratori IT

Lorraine Stomski, Vicepresidente Senior per Associate Learning & Leadership di Walmart, ha condiviso con Forbes il suo ragionamento a supporto della scelta della sua azienda, riportando l’esempio degli specialisti in sicurezza informatica: oggi molti dipendenti intraprendono un percorso di certificazione in moduli che dura tra i nove e i 12 mesi, molto meno rispetto ai due o quattro anni normalmente richiesti dai titoli universitari statunintensi.

Un esperimento ha dimostrato inoltre come le certificazioni di settore in materie quali supporto tecnico, tecnologia cloud e analisi dei dati, sono destinate a diventare sempre più popolari. “Abbiamo utilizzato i titoli di studio come indicatori di competenze che, francamente, sono stati indicatori deboli”, ha affermato Julie Gehrki, Vicepresidente dell’associazione filantropica Walmart.org.

Il fatto che i colossi abbiano intrapreso questa strada contribuisce a normalizzare ulteriormente l’idea che una laurea non è sempre sinonimo di competenze adeguate alle esigenze richieste dalla mansione. “Se un’azienda come Walmart stia compiendo questi passi sottolinea davvero il fatto che si tratta di un movimento che ha una notevole trazione”, ha spiegato Maria Flynn, Presidente dell’organizzazione no profit Jobs for the future con sede a Boston. E ovviamente, dopo aver rimosso la barriera del titolo di studio in ingresso, il passo successivo è che le aziende dimostrino che stanno effettivamente assumendo lavoratori senza laurea. Wallmart ha dichiarato che entro il 2024 saranno già disponibili le nuove offerte di lavoro senza i ‘vecchi’ requisiti.

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Lucrezia Vardanega

Lucrezia Vardanega è giornalista pubblicista con esperienza nel mondo della comunicazione digitale. Ha iniziato il suo percorso giornalistico subito dopo la laurea, cominciando a collaborare con vari magazine online e addentrandosi sempre più nelle varie sfaccettature di questo mestiere sempre in divenire. Con uno sguardo attento e curioso sul mondo che la circonda, resta sempre con la mente aperta per rimanere aggiornata e accrescere le sue competenze. Per ESTE collabora su più fronti, sia online sia offline, con una particolare sensibilità verso i nuovi bisogni di un mercato del lavoro in equilibrio tra antiche tradizioni e moderne tecnologie. Nel tempo libero ama leggere, fare trekking sulle Dolomiti, visitare mostre d'arte e camminare a naso all'insù per la sua amata città d'origine, Venezia.

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