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Ci servono donne (e mamme) manager

La domanda che molte donne si sentono ripetere da chi sta loro attorno è sempre la stessa: “Come puoi essere una buona mamma lavorando?”. Un quesito apparentemente innocuo, ma che denota come nel nostro Paese manchi l’evoluzione culturale che consenta di concepire che una donna possa lavorare e, allo stesso modo, essere una brava mamma.

La recente ricerca Barometer, sostenuta dal Women’s Forum, ha misurato l’estensione dei principi di inclusività nei Paesi del G7, tramite 3.500 interviste (500 per ogni Stato) svolte ad aprile 2021. Lo studio evidenzia che il timore verso il futuro, l’abbassamento della fiducia in se stessi e la paura di incorrere in depressione o burnout siano situazioni che preoccupano in particolare nel nostro Paese. E, inoltre, a esserne maggiormente colpite sono proprio le donne. “Ciò dimostra che una cultura non paritetica porta, in momenti di crisi, a enfatizzare i punti deboli della condizione femminile”, spiega Sabrina Colombo, CEO di Digital Learning, azienda che ha sviluppato la piattaforma MasterMamma.

A confermare questo aspetto è il fatto che, secondo i dati dell’ultimo report di Save the Children, durante il 2020 il tasso di occupazione delle mamme con almeno un figlio minorenne è calato di 96mila unità. “Si tratta di donne che hanno perso il lavoro – o hanno deciso di abbandonarlo, sacrificando la propria prospettiva di carriera – poiché sono le uniche che possono dedicarsi alla cura dei figli”.

L’importanza di creare un nuovo equilibrio

Di lavoro e maternità se n’è sempre parlato, soprattutto quando si avvicinano specifiche ricorrenze. Ma per diffondere la giusta cultura non basta discuterne, come non sono sufficienti il sostegno economico ai genitori o qualche giorno in più di congedo parentale. Quali allora gli strumenti efficaci?

Per esempio, spiega Colombo, i percorsi di coaching per donne che rientrano dalla maternità sono utili per far loro ritrovare nuove prospettive ed equilibri diversi. “È necessario far comprendere alle mamme che non possono tornare a lavorare con i ritmi sostenuti prima della gravidanza e che serve creare un modello di gestione che rispetti la conciliazione vita-lavoro”. Va insomma sviluppata una cultura della gestione dei genitori in azienda.

Durante la pandemia, poi, è emersa la totale mancanza di un accompagnamento delle mamme che rientrano a lavoro dopo diversi mesi di maternità. “Bisogna imparare a ‘ri-accogliere’ le mamme, creando un preciso percorso di re-ingresso che deve coinvolgere anche i padri”. Colombo chiarisce che un supporto concreto ai genitori è importante per evitare episodi di burnout delle mamme che rientrano al lavoro e sarebbe oltretutto utile a sostenere la natalità.

È noto che da più di 10 anni nel nostro Paese si facciano meno figli – dalle 576mila nascite del 2008 si è arrivati alle 420mila del 2019 (Istat) – e anche l’età media del primo parto si è alzata, tanto che oggi le donne partoriscono per la prima volta a oltre 31 anni (Inps).

La consapevolezza come primo passo

Ecco perché la situazione non può essere affrontata esclusivamente alle aziende. “Serve un forte commitment da parte del Governo che si tramuti in legge”, è l’auspicio di Colombo, che ribadisce come sia necessaria un’azione corale. Certo, le aziende – precisa la CEO di Digital Learning – hanno compreso che serve attivarsi per sostenere la maternità, ma ora, anche alla luce della pandemia, i vertici aziendali hanno questioni diverse a cui far fronte. Anche se pare che le tematiche genitoriali siano sempre scavalcate tra le priorità da altre questioni da affrontare. Da qui l’appello di Colombo: “È necessario farle rientrare tra le urgenze”.

Tuttavia, un segnale positivo arriva da Barometer, da cui emerge che nel nostro Paese almeno è alta la consapevolezza dei vantaggi che la parità di genere può offrire all’interno dell’azienda, in particolare se le donne ricoprono ruoli manageriali. Dall’innovazione alla reputazione aziendale all’attrazione dei talenti, fra i Paesi del G7, l’Italia è quella che ha mostrato la più elevata richiesta di opportunità per le donne in ambito sociale, economico e lavorativo. Colombo li definisce i “germogli” che indicano la fertilità del terreno italiano: “Spero che questo sia di buon auspicio per portare avanti misure a sostegno della genitorialità in generale e della maternità in particolare”.

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Francesca Albergo

Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione – percorso del teatro e dello spettacolo – Francesca Albergo ha successivamente conseguito un master in Professioni e Prodotti per l’Editoria. Dopo un’esperienza di cinque anni nelle Risorse Umane – durante i quali non ha mai abbandonato lettura e stesura di testi – la passione per le parole, la scrittura e (soprattutto) la grammatica l’ha portata a riprendere la sua strada, imparando a ‘vivere per lavorare’, come le consigliò un professore al liceo. Amante della carta e del ‘profumo dei libri’ si è adattata alla frontiera digital dell’Editoria, sviluppando anche competenze nella gestione di CMS. Attualmente collabora in qualità di editor e redattrice con case editrici e portali web. Nella sua borsa non mancano mai un buon libro, una penna (rigorosamente rossa) e un blocco per gli appunti, perché quando un’idea arriva bisogna esser pronti ad accoglierla.

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