Csrd, via al nuovo modello di reporting di sostenibilità

La Corporate sustainability reporting directive (Csrd) è stata recepita dall’Italia. Tradotto, il 30 agosto 2024 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto legislativo di recepimento della direttiva 2022/2464/Ue che definisce gli obblighi legati alla sostenibilità, in particolare rafforzando quelli per i report di sostenibilità per le Piccole e medie imprese (PMI). Le imprese sono, così, chiamate a fornire informazioni del loro impatto sulle questioni di sostenibilità e del modo in cui tali temi influiscono sull’andamento dell’azienda.

I dettagli della Csrd sono complessi e per questo Sviluppo&Organizzazione, la rivista di organizzazione aziendale fondata nel 1970 e pubblicata da Edizioni ESTE (editore anche del nostro quotidiano) propone a Milano, il 22 ottobre 2024, il corso dal titolo “Il ‘nuovo’ modello di reporting aziendale in base alla direttiva Csrd 2022/2464/Ue – Come redigere un report di sostenibilità sulla base degli standard di rendicontazione ESRS”. Guidati da Federica Doni, Direttrice del Master Silfim Sostenibilità in Diritto Finanza e Management presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, manager e imprenditori possono approfondire gli strumenti operativi per redigere un report di sostenibilità.

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Nuovi obblighi dal 1 gennaio 2025

Il corso promosso da Sviluppo&Organizzazione si propone come momento di aggiornamento alla luce della recente approvazione del Consiglio dei Ministri. Per esempio, sul fronte sanzionatorio sono state apportate modifiche ad alcune disposizioni: è stato stabilito che, nei primi due anni successivi all’entrata in vigore del decreto, le sanzioni pecuniarie amministrative non possono superare 125mila euro per le società di revisione e 50mila euro per i revisori della sostenibilità.

L’implementazione delle nuove disposizioni è graduale dal 2024 al 2028. A ogni anno si estende la platea dell’obbligo di rendicontazione di sostenibilità: a partire dal 1 gennaio 2024 (con pubblicazione nel 2025), le regole si applicano alle imprese già soggette agli obblighi di comunicazione non finanziaria (enti di interesse pubblico). Dal 1 gennaio 2025 (pubblicazione nel 2026) sono coinvolte le grandi imprese. Da gennaio 2026 (pubblicazione nel 2027), l’obbligo si estende alle PMI quotate, agli enti creditizi piccoli e non complessi e alle imprese di assicurazione e riassicurazione captive (impresa fondata per offrire copertura assicurativa ai rischi dell’azienda madre o di un insieme di aziende appartenenti a uno stesso gruppo). Infine, da gennaio 2028 (pubblicazione nel 2029), le disposizioni sono applicabili anche alle filiali e succursali di società situate al di fuori dell’Unione europea che hanno registrato, per due esercizi consecutivi, ricavi netti superiori a 150 milioni di euro nel territorio Ue.

Per chiarire ulteriormente, il Decreto ha definito che rientrano nella categoria di PMI quotate le società con titoli ammessi alla negoziazione su mercati italiani o europei che, alla chiusura del bilancio, nel primo esercizio di attività o successivamente per due esercizi consecutivi, soddisfano almeno due dei seguenti criteri: un totale dell’attivo patrimoniale tra 450mila euro e 25 milioni, ricavi netti da vendite e prestazioni tra 900mila euro e 50 milioni e un numero medio di dipendenti tra 11 e 250. Le imprese, vista la complessità della materia, sono ora chiamate a comprenderla.

sostenibilità, PMI, report, Csrd

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