trasparenza salariale

La trasparenza salariale potenzia la reputazione aziendale

Le leggi sulla trasparenza salariale stanno entrando in vigore in molti Stati Usa: da New York City al Colorado e, dal 1 gennaio 2023 anche la California si è adeguata. E così mentre queste politiche risultano essere positive per i dipendenti, che le avevano ampiamente richieste, alcuni datori di lavoro hanno già risposto, pubblicando stipendi a quattro, cinque, sei zeri o anche più. È una svolta interessante: “La maggior parte delle aziende sta davvero facendo del suo meglio, non solo per rispettare alla lettera la normativa, ma anche per interpretarne lo spirito”, ha spiegato Tony Guadagni, Senior Principal nell’ambito HR di Gartner, società di consulenza, analisi e ricerche di mercato. Tuttavia, come riporta un articolo pubblicato sul sito HR Executive, i primi riscontri mostrano indicazioni di fasce retributive più ampie di quelle che sono utilizzate normalmente.

Range salariali troppo ampi forniscono ai potenziali candidati pochissime informazioni concrete su quello che sarà il loro stipendio: pubblicare un annuncio indicando retribuzione tra 50mila e 150mila dollari, per esempio, può portare le persone ad avere determinate aspettative di guadagno, che potrebbero essere deluse da un’offerta al ribasso. Il mancato allineamento tra aspettative salariali e retribuzione reale farebbe quindi perdere tempo sia al candidato sia al datore di lavoro.

Non sono mancati annunci al limite del ridicolo (forse errori?), che indicavano per esempio stipendi compresi tra zero e 2 milioni di dollari. Inoltre, un’indicazione poco chiara potrebbe costituire un deterrente per i potenziali candidati, afferma l’analista di Gartner: “Le persone vogliono lavorare in organizzazioni in cui la retribuzione è equa; un intervallo di cifre troppo ampio o impreciso pubblicato in un annuncio potrebbe essere interpretato come mancanza di trasparenza. Ciò non si presta a instaurare quel sentimento di fiducia che dovrebbe essere alla base di un nuovo rapporto professionale”. Fornire indicazioni accurate fa, invece, sembrare un’azienda trasparente e, quindi, affidabile. Viceversa, alcuni affermano che indicare una fascia retributiva ampia potrebbe giocare a favore delle imprese, per attrarre più candidati e avere maggiori possibilità di trovare le persone con le competenze richieste.

Le pratiche retributive miglioreranno nei prossimi mesi

Le aziende potrebbero essere ancora riluttanti a pubblicare fasce salariali realistiche, perché non hanno ancora avviato un dialogo con i propri dipendenti in merito alle pratiche retributive. Oppure, perché hanno riscontrato divari salariali esistenti che non vogliono rendere pubblici, in quanto potrebbero avere un impatto negativo sulla reputazione aziendale. Nei prossimi mesi, probabilmente, problematiche di questo tipo saranno risolte, anche attraverso controlli e sanzioni.

Per esempio New York, dove la legge sulla trasparenza salariale è entrata in vigore il 1 novembre 2022, ha deciso di segnalare le violazioni di chi non pubblica le fasce salariali in ‘buona fede’. Le aziende avranno 30 giorni di tempo per adeguarsi, in caso contrario potrebbero dover pagare fino a 250mila dollari di sanzione. Anche se una delle domande ancora aperte è: come verrà definita la ‘buona fede’?

In generale, al di là delle sanzioni, le imprese faranno bene a valutare attentamente che fascia di stipendio pubblicare. Rendere trasparenti le proprie politiche retributive – concordano gli esperti – è un modo per guadagnare la fiducia dei potenziali dipendenti. Un’azione che, se fatta bene, potrebbe rivelarsi davvero positiva e portare un vantaggio alle organizzazioni.
E in Europa? La Commissione europea ha approvato un mandato negoziale che gli permette di avviare trattative con tutti i Governi dell’Ue per la trasparenza delle retribuzioni. Il primo passo è obbligare le aziende con almeno 50 dipendenti a pubblicare i dati sugli stipendi dei dipendenti e a mettere le proprie responsabilità nero su bianco.

Reputazione, stipendio, trasparenza salariale


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Cecilia Cantadore

Giornalista professionista, Cecilia Cantadore ama raccontare storie di persone e imprese. Dopo la laurea magistrale in Culture e Linguaggi per la Comunicazione all’Università degli Studi di Milano è entrata nel mondo dell’editoria B2B e della stampa tecnica e professionale lavorando per riviste specializzate. Scrive di cultura aziendale, tecnologia, business e innovazione, declinando questi macro temi per le diverse testate cartacee e online con cui collabora come freelance. Dedica il suo tempo libero alla musica, ai viaggi e alle camminate in montagna.

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