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Lavoro, cercasi professionisti con alta qualifica

Nella finestra temporale da oggi al 2030, la domanda di lavoro in Italia è destinata a crescere, ma ci saranno alcune professioni sempre più richieste ed altre la cui domanda risulterà in parabola discendente. A rivelarlo è la nuova edizione dello studio Il futuro delle competenze nell’era dell’Intelligenza Artificiale, realizzato da EY – l’organizzazione globale di cui fanno parte le ‘Member Firm’ di Ernst & Young Global Limited – ManpowerGroup, multinazionale nel settore delle innovative workforce solutions e Sanoma Italia, che riunisce gli esteri a livello europeo nel settore education.

Lo scopo dello studio, elaborato grazie a tecniche di Intelligenza Artificiale (AI) e algoritmi di Machine learning, è di costruire un modello predittivo della domanda di professioni e competenze del nostro Paese nel prossimo decennio, con l’obiettivo di fornire alle organizzazioni e alle istituzioni scolastiche uno sguardo alle necessità e ai cambiamenti nel mercato del lavoro di domani. Fornire una mappatura delle professioni più richieste è fondamentale per affrontare al meglio opportunità e rischi a cui si va incontro e lavorare per tempo per mettere in campo azioni preventive.

Lo studio mette in evidenza il trend di richiesta crescente di professioni tecniche e ad alta qualifica legate all’Informatica e alla tecnologia, ma anche alla cura e ai servizi per le persone come l’orientamento, la formazione e l’inserimento socio-lavorativo. Al contrario, la domanda calerà per i professionisti a qualifica più bassa, in particolare quelli collegati al settore primario e alle industrie tradizionali.

L’AI influenza la domanda di lavoro

In questo quadro sul futuro del lavoro, che ruolo giocherà l’AI? L’indagine è arrivata alla conclusione che la tecnologia non sostituirà il lavoro umano, ma avrà un impatto negativo sulla domanda; in particolare, la crescita rallenterà in modo più significativo dal 2027, in concomitanza con la diffusione dell’AI generativa e della robotica avanzata all’interno delle aziende. L’AI avrà un peso specifico diverso a seconda del settore di riferimento: tra gli ambiti in cui la sua presenza incrementerà la domanda di lavoro ci sono i settori tecnologicamente maturi come le telecomunicazioni e quelli legati alla trasformazione dei servizi e delle competenze (servizi di cura, servizi di educazione, formazione e lavoro).

L’impatto negativo dell’AI lo si riscontrerà in settori come banche e assicurazioni, che, da qui al 2027, avranno già da tempo intrapreso un percorso di digitalizzazione per tutto ciò che riguarda l’analisi e il trattamento dei dati. “I risultati emersi dallo studio confermano come, in generale, la domanda di lavoro si sposterà sempre di più verso profili a qualifica alta e molto alta, in molti casi con ‘skillset’ ibridi tecnologici e di settore, per esempio nella Ricerca e Sviluppo, nel Marketing, nell’ambito della sostenibilità energetica”, ha dichiarato Donato Ferri, EY Europe West Consulting Managing Partner.

Orientare la formazione alle reali necessità

Le previsioni dello studio permettono quindi a imprese, sistema dell’istruzione e decisori pubblici di gestire un probabile eccesso di forza lavoro nelle mansioni la cui domanda è in calo, mentre nei lavori in forte crescita occorrerà essere pronti a formare professionisti con competenze adeguate prima di imbattersi in problematiche di talent shortage. In questo senso si parla del necessario mutamento del bagaglio di competenze dei lavoratori a cui è possibile sopperire con la formazione specifica e strutturata sfruttando proprio le potenzialità offerte dall’AI in termini di accessibilità e aumento dell’efficacia dell’insegnamento.

Le problematiche di talent shortage (in parte già conosciute e concrete) evidenzia il gap tra le esigenze del mercato del lavoro e i tempi di risposta troppo lenti del sistema scolastico italiano che inevitabilmente vanno a cozzare con il cambio di marcia delle nuove competenze necessarie alle imprese. Ha sottolineato Mario Mariani, AD di Sanoma Italia: “Lo studio mette bene in luce come, per formare giovani in grado di inserirsi positivamente nel mondo del lavoro, la scuola giochi un ruolo essenziale, sotto diversi aspetti, per esempio fornendo le skill sociali, cognitive ed emotive – tra cui resilienza, imparare a imparare, capacità di problem solving, pensiero critico – che permetteranno loro di entrare e di adattarsi a un mercato del lavoro in continua e veloce trasformazione”.

Un’urgenza che non può più aspettare, come condiviso da Anna Gionfriddo, Amministratrice Delegata di ManpowerGroup Italia: “È adesso che bisogna agire insieme al sistema formativo, per avviare percorsi che vadano incontro a questi cambiamenti. Con questo studio vogliamo dare uno strumento alle organizzazioni, agli enti di formazione e ai decisori pubblici per intervenire sul mercato del lavoro italiano con una prospettiva di lungo periodo fino al prossimo decennio”.

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Lucrezia Vardanega

Lucrezia Vardanega è giornalista pubblicista con esperienza nel mondo della comunicazione digitale. Ha iniziato il suo percorso giornalistico subito dopo la laurea, cominciando a collaborare con vari magazine online e addentrandosi sempre più nelle varie sfaccettature di questo mestiere sempre in divenire. Con uno sguardo attento e curioso sul mondo che la circonda, resta sempre con la mente aperta per rimanere aggiornata e accrescere le sue competenze. Per ESTE collabora su più fronti, sia online sia offline, con una particolare sensibilità verso i nuovi bisogni di un mercato del lavoro in equilibrio tra antiche tradizioni e moderne tecnologie. Nel tempo libero ama leggere, fare trekking sulle Dolomiti, visitare mostre d'arte e camminare a naso all'insù per la sua amata città d'origine, Venezia.

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