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L’era dell’iper-innovazione richiede una gestione multi-change

La pandemia da Covid-19 ha messo le aziende di fronte alla necessità di rivalutare le loro priorità e le loro strategie per uscire dalla crisi più forti, più competitive e meglio preparate per un futuro che si preannuncia volatile. La tecnologia digitale è emersa come driver per la competitività post pandemica, quindi le imprese devono allo stesso tempo lottare per essere più resilienti, efficienti, flessibili, sostenibili e soprattutto più digitali.

Nei primi giorni della pandemia, infatti, hanno dovuto focalizzare i loro sforzi sulla business continuity, mettendo i dipendenti in condizioni di lavorare da casa. Poi, una volta risolti questi primi problemi di resilienza, si sono focalizzate su efficienza e produttività.

Alcuni leader d’azienda hanno pensato che in tempi così incerti avrebbero dovuto fermare le iniziative legate all’innovazione. Altri invece hanno velocemente capito che la tecnologia, e soprattutto quella basata sul Cloud computing, che abilita il lavoro flessibile, era il punto di forza per restare operativi e continuare ad avere successo. Ecco perché numerose aziende hanno accelerato i loro processi di digitalizzazione e di migrazione alla ‘nuvola informatica’, progettando strategie per estendere approcci di tipo cloud-first ai tradizionali flussi di lavoro e processi di business.

Secondo The Era of Hyper-Innovation, una nuova ricerca commissionata da Citrix, gli investimenti in nuove tecnologie e in modelli di lavoro flessibile nell’ultimo anno hanno portato a un incredibile aumento di ricavi, quantificabili in 678 miliardi di dollari. In altre parole, mentre il lavoro e la collaborazione on-premise e di persona erano considerati prerequisiti per il successo aziendale e per l’innovazione, questa percezione è fondamentalmente cambiata. Durante la pandemia, il lavoro da remoto si è dimostrato efficace come quello in ufficio, spesso anche di più. Quasi nove su dieci leader d’azienda che hanno partecipato all’indagine hanno detto che il rollout di nuovi tool dovuto alla pandemia ha migliorato significativamente il modo in cui team e lavoratori interagiscono tra loro. Ugualmente sorprendente è il fatto che quattro partecipanti su cinque si aspettano che la loro organizzazione entrerà in una fase di iper-innovazione nei prossimi 12 mesi.

Trasformazione culturale e digitalizzazione

Che cosa significa in questo contesto il termine “iper-innovazione”? Vuol dire che le aziende installano tecnologie all’avanguardia per diventare più resilienti, più produttive, più flessibili, e più competitive; il tutto, però, allo stesso tempo. Per esempio, se negli ultimi trimestri il lavoro da casa è stato un importante pilastro della resilienza aziendale e della produttività, oggi le cose stanno cambiando ancora e si punta a migliorare la flessibilità. Il futuro del lavoro si trova in un modello ibrido, con i dipendenti che a volte lavorano in ufficio, a volte a casa e a volte mentre viaggiano. In accordo con i requisiti individuali di business e con le preferenze personali.

In questo nuovo mondo del lavoro ibrido, le aziende devono prepararsi al fatto che il ruolo dell’ufficio sarà molto diverso. Grazie ai servizi cloud e al workspace digitale, infatti, i dipendenti sono in grado di eseguire i loro compiti di routine da ovunque. Così l’ufficio si trasformerà da una location vecchio stile in un luogo di creatività, interattività e scambio di idee. I leader d’azienda dovranno definire alcuni parametri per un cambiamento culturale nelle loro aziende: passare in maniera non traumatica da una cultura basata sulla presenza sul posto di lavoro a una basata sul risultato. Questa trasformazione culturale deve procedere di pari passo con la digitalizzazione del lavoro, altrimenti un’azienda correrà il rischio di non essere competitiva né attraente per i talenti dal potenziale più alto.

La sostenibilità non è solo ambientale, ma anche sociale

Può sembrare che i leader d’azienda abbiano già abbastanza da fare con la gestione dei progetti tecnologici e culturali allo stesso tempo. Tuttavia, c’è una nuova area che richiede immediatamente attenzione: quella della sostenibilità. Recentemente, è diventato sempre più ovvio che aziende di tutte le dimensioni devono agire in maniera più rispettosa dell’ambiente. Allo stesso tempo, è contemplata una dimensione sociale: le imprese si devono sforzare per diventare un ambiente abilitante, inclusivo e salutare per i dipendenti. Per esempio, nei più recenti colloqui di lavoro con diversi candidati, ho notato un trend per cui i lavoratori con più competenze preferiscono contesti lavorativi capaci di supportarli e un equilibrio più salubre tra lavoro e vita privata piuttosto che un salario più alto o altri benefit finanziari. Le aziende dovranno quindi diventare più sostenibili nel doppio significato di questo termine: dal punto di vista sia ambientale sia sociale.

Ecco perché l’era dell’iper-innovazione in cui stiamo per entrare richiederà di gestire le trasformazioni simultaneamente su diversi livelli. Di certo, la gestione aziendale si è spesso tradotta nel saper seguire il cambiamento: ci sono sempre nuove linee di prodotto da lanciare, Supply chain da negoziare, processi da introdurre e aree di business da testare. Ma oggi, moltissime evoluzioni devono essere condotte contemporaneamente con aspetti che coinvolgono la resilienza, la produttività e la strategia di business, fino alla sostenibilità sociale ed ecologica. Così, per il prossimo futuro, la gestione d’azienda si tradurrà in quella del cambiamento dinamica: essere in grado di governare allo stesso tempo più aspetti sarà fondamentale per prepararsi al meglio all’era dell’iper-innovazione.

Questi cambiamenti simultanei hanno però un fondamento comune: la digitalizzazione dei processi di lavoro e una forza lavoro flessibile. Ciò significa che la ripresa post pandemica, che coinvolge tutti i Paesi europei, avrà molto più successo se sarà focalizzata su investimenti relativi a trasformazione digitale e a un ambiente flessibile che ottimizzi l’esperienza. L’era dell’iper-innovazione sarà digitale, e dovrà avere al suo centro le persone che lavorano.

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Mario Derba

Mario Derba è Area Vice President for Eastern and Southern Europe di Citrix, società che fornisce tecnologie per la virtualizzazione desktop e server, networking, Software-as-a-service e Cloud computing. Ha maturato 25 anni di esperienza nel mercato IT alla guida di aziende internazionali e locali. Con riporto a Sherif Seddik, Senior Vice President and Managing Director Citrix EMEA, è responsabile della crescita e dello sviluppo di vendite e servizi nell’area di competenza, aumentando i ricavi e aiutando le aziende a adottare un modello 'cloud-first'. Prima di entrare in Citrix, Mario Derba è stato Regional VP, Cloud Infrastructures Business Unit, South Europe presso Oracle e, precedentemente a questo incarico, è stato Country Manager per l’Italia della divisione Software & Solutions di Hewlett-Packard’s e Managing Director di Microsoft Italia. Ha iniziato la sua carriera in IBM, ricoprendo diversi incarichi locali e internazionali nell’arco di oltre 10 anni. È laureato in Ingegneria Elettronica all’Università di Bologna.

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