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Manuale semiserio per sopravvivere allo Smart working

La pandemia da Covid-19 ha esposto la fragilità di un sistema di lavoro basato su pendolarismo e scrivanie in open space, inefficiente e per molti versi incomprensibile, soprattutto alla luce dei grandi passi in avanti fatti dalla tecnologia che abbiamo ora a disposizione. Computer e smartphone connessi ad alta velocità a qualsiasi ora del giorno ci permettono di svolgere una grande quantità di funzioni direttamente dal salotto di casa nostra o da spazi di lavoro in condivisione. Questo modo di lavorare da remoto può diventare smart, efficiente: Smart working, appunto. Il termine suscita da anni dubbi, perplessità e domande.

Sullo Smart working si è scritto molto, ma soprattutto da un punto di vista tecnico. Il libro Lo smartworker e i muffin. Manuale semiserio di sopravvivenza allo smartworking, di Vittorio Pavesi e Matteo Mozzi, si focalizza, invece, sull’aspetto umano dell’esperienza con uno stile ironico e leggero, cercando di evidenziarne gli aspetti positivi e aiutando il lettore ad evitare gli errori più frequenti. Gli autori assicurano che, una volta terminato il libro, chiunque sarà in grado di partecipare a videoconferenze con 50 colleghi restando in mutande e infradito, preparando, al tempo stesso, ottimi dolci in cucina.

Dai primi giorni di panico all’organizzazione perfetta

Nell’introduzione viene chiarito che, sebbene il tema trattato sia lo Smart working, frequentemente confuso con il telelavoro (con cui condivide la tecnologia, ma dal quale si differenzia negli aspetti organizzativi e legislativi), il fatto che il libro non è un manuale tecnico, né un compendio di articoli scientifici, né un’analisi di quanto stia cambiando il mondo dell’occupazione, o quantomeno a una parte di esso. Lo scopo è affrontare con leggerezza questo argomento con l’aiuto di esempi pratici, situazioni reali, soluzioni concrete e spiegazioni semplici.

Una prima sezione narrativa segue, infatti, gli avvenimenti di una persona comune nel corso della sua prima settimana di lavoro da Smart worker e presenta situazioni che verranno poi approfondite nella seconda parte del libro, dove il lettore trova molti spunti di riflessione e consigli su questioni pratiche.

Il protagonista della prima parte è Roberto ‘Robi’ Poretti, grafico pubblicitario di una azienda italiana di pasta, pendolare, sportivo, al quale dopo quindici anni di vita da ufficio è stato proposto di lavorare da casa. I suoi primi giorni da Smart worker sono descritti in vena tragicomica. Il titolo del libro viene proprio da un racconto di Roberto, che si è lanciato nella preparazione di muffin proprio nel corso di una videoconferenza.

Poi, gli autori raccolgono le riflessioni, le esperienze personali e le discussioni con altri Smart worker su vari aspetti di questa nuova modalità, oltre ad alcune strategie collaudate per viverla nel migliore dei modi. Un esempio? La partecipazione attiva: “Fai un commento, non importa se inutile, almeno ogni 10 minuti. Tutti capiranno che stai seguendo la discussione e tu potrai continuare a pulire casa”. Oppure spiegare ai figli cosa è lo Smart working, quando possibile: “Fondamentale chiarire da subito con i figli la situazione. Devono capire che stai lavorando con altri adulti e non possono interromperti in continuazione. Se hanno bisogno di te mentre sei in videochiamata possono, per esempio, scrivere su un foglietto di carta e passartelo”.

La conclusione riassume i trucchi per ottenere una brillante e dinamica carriera ‘smart’. Un testo concreto che affronta un tema innovativo con sarcasmo e ironia dalla prima all’ultima pagina consentendo una facile lettura a chiunque, e strappando più di un sorriso lungo il percorso.

Smart working, Vittorio pavesi, Matteo mozzi, Smartworker


Elisa Marasca

Elisa Marasca

Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino. Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica. Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.

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