Poggipolini

Poggipolini, conciliare la quantità con la qualità

La Motor Valley è un po’ anche Silicon Valley. Anzi, Titanium Valley. E tra poco avrà un suo importante acceleratore di startup, grazie a un’azienda che ha fatto la storia del titanio in Italia, diventando fornitrice prima per l’Automotive e poi per l’Aerospace. Poggipolini è sinonimo di leggerezza (dei componenti, come le viti e i bulloni in titanio in cui è leader nella produzione) e precisione (richiesta da settori nei quali la minuzia di lavorazione è essenziale per la sicurezza e la qualità).

Come molte aziende emiliane, tutto è nato dalla passione per i motori. Fu Calisto Poggipolini, infatti, a fondare nel 1950 a San Lazaro di Savena, in provincia di Bologna, l’officina meccanica che porta il suo cognome. Se nei primi anni il focus era sul mondo dell’oreficeria e su quello medicale, già dal 1971, cercando di rendere più leggera la moto da corsa del figlio, aveva iniziato a lavorare i primi bulloni in titanio, materiale allora sconosciuto in Italia, proponendoli alla casa motociclistica Aprilia e ad altri merchi emiliani. Risale agli Anni 80, invece, l’entrata nel mondo della Formula 1 e la fornitura per la casa automobilistica Ferrari.

A più di 60 anni dalla fondazione, oggi Poggipolini si è specializzata piazzandosi in una nicchia di mercato. “A oggi il principale settore servito è l’Aeronautica”: a parlare è Michele Poggipolini, Amministratore Delegato di Poggipolini, che racconta come la scelta di utilizzare un materiale specifico come il titanio – riprogettando anche tutti gli utensili per lavorarlo – abbia portato l’azienda a diventare leader in un mercato in cui fino a poco tempo fa dominavano altri metalli.

“Si tratta di un materiale decisamente più costoso dell’acciaio e molto più leggero”, ammette Poggipolini. Per le vetture che sono la massima espressione delle quattro ruote, come le hypercar e i prototipi di Formula 1, è essenziale installare bulloni e viti di questo tipo. Poggipolini ricorda ancora quando negli Anni 70 presentò il primo kit di bulloni in titanio per le due ruote al Motorshow di Bologna (la principale manifestazione fieristica delle auto e delle moto in Italia che si è svolta dal 1976 al 2017 nel capoluogo emiliano): “È stata quest’esperienza sul campo che ha permesso di orientarci verso il mercato delle auto super-sportive”.

Specializzata ora nel fornire elicotteri, aerei, motori e mezzi spaziali, dopo le esperienze negli sport motoristici, l’azienda punta a portare il titanio nelle automobili ibride e in quelle elettriche, che potranno così pesare e inquinare meno, sostituendo le viti in acciaio e risparmiando fino a 20 chilogrammi per ogni veicolo. Ma il titanio da solo non basta: “Per questo è stato brevettato un sistema produttivo chiamato High Speed che permette di abbassare i costi delle viti, portandole dalle hypercar alle auto premium, e di ridurre il time-to-market”, racconta Poggipolini.

Le 100 viti al minuto per arrivare al grande pubblico

La differenza di costo non sta, infatti, solo nella materia prima, ma è data dal processo produttivo, che va dalla progettazione alla fornitura del prodotto finito. Per generare le soluzioni in titanio si attivano fasi (forgiatura e trattamenti termici) molto specifiche, inoltre il nuovo sistema produttivo consente di ottenere le viti in tempi rapidissimi. “Dalla Formula 1 abbiamo imparato come essere più veloci per diventare più efficienti: dalle macchine oggi escono 100 viti al minuto quando, inizialmente, ne usciva solo una”, svela l’AD.

Se quindi in passato Poggipolini poteva rifornire di viti in titanio decine di hypercar, ora il suo potenziale di fornitura è moltiplicato e quindi i prodotti possono essere utilizzati anche sulle automobili destinate al grande pubblico. “Le viti in titanio potranno essere di serie su una certa gamma di veicoli”, precisa Poggipolini. E per anticipare le obiezioni di chi ritiene che abbiano un costo elevato, dice: “Spesso i clienti preferiscono non chiedere neppure l’importo di questi prodotti, temendolo troppo alto. Eppure noi sappiamo che il mercato ne ha bisogno e, dopo averne analizzato i fabbisogni, siamo in grado di offrire prezzi ridotti”. Com’è possibile aver raggiunto questo obiettivo? Proprio grazie alla riduzione dei tempi di produzione e all’aumento dei prodotti realizzati.

“Le case di produzione di automobili chiedono in particolare il bullone dei cerchioni delle ruote: ogni auto solitamente ne monta cinque, e con il titanio si risparmia moltissimo peso. Esteticamente è molto accattivante ed è anche per questo che li troviamo su Ferrari, Lamborghini, Porsche, McLaren, ecc.”.

Dal calo di fatturato la spinta al cambiamento

Lo stesso processo produttivo, che come visto ha già dimostrato il suo valore, Poggipolini lo sta ora impiegando anche in ambito aeronautico. “Per ora siamo specializzati sulle viti ‘critiche’ per gli elicotteri, ma realizzando 100 pezzi al minuto stiamo entrando anche nel mercato degli aeroplani ad ala fissa, ovvero quelli commerciali”. Si tratta di un segmento che finora è dominato da pochi player e in particolare dalle multinazionali straniere.

Per aggirare questo problema, l’azienda punta al servizio ‘chiavi in mano’, con la fornitura di un kit di altissima qualità che sia soprattutto consegnato senza ritardi: un aspetto quest’ultimo reso possibile proprio dall’impostazione del nuovo processo di produzione. “Non costruiamo solo bulloni, ma forniamo soluzioni complete, come per esempio i fissaggi speciali, e diamo supporto al mondo della meccanica di alta precisione”.

Nel caso dell’Aeronautica, la volontà di diventare solution-provider più che meri fornitori è stata benefica per l’azienda: con volumi di commessa solitamente bassi e poche aziende player qualificate, i clienti hanno sempre dato priorità a chi gestisce quantità più elevate. “Abbiamo quindi provato a far leva sul tema del tempo, dando una soluzione completa dal punto di vista del costo, del know how e della competitività. Producendo in casa, inoltre, non siamo dipendenti dai nostri competitor”. Questo va anche in ottica strategica: i clienti cercano il pacchetto completo, così l’azienda punta all’integrazione di processi e prodotti.

Un approccio che genera flessibilità, completezza e sicurezza e che ha portato Poggipolini a crescere, anche in tempi di difficoltà. Quando in Formula 1, nei primi Anni 2000, hanno iniziato a eliminare i test, a mettere limitazioni sul numero di motori da poter sostituire in gara e a redigere regole specifiche sull’utilizzo dei pezzi di ricambio, l’impresa è passata dalla fornitura di soluzioni su centinaia di mezzi a poche decine. “L’azienda ha perso il 60% di fatturato in tre mesi”, ricorda l’AD. La famiglia in quel caso ha deciso di reinvestire tutto, credendo nelle competenze e nelle tecnologie interne e puntando ad altri mercati.

“L’Aeronautica è stato il primo obiettivo, anche se per penetrare questo settore ci è voluto molto tempo”. L’azienda, tuttavia, ne era a conoscenza, ed è per questo che parallelamente ha continuato a dedicarsi all’Automotive e alla riduzione del peso dei veicoli attraverso le viti in titanio, offrendo quindi un servizio più che un prodotto.

Un laboratorio per il futuro

In generale l’idea dell’azienda – il cui fatturato in questo momento è rappresentato per il 65% dalla produzione delle viti e per il reso dai servizi – è quella di investire ogni anno, costantemente, con il 20-30% del fatturato immesso nuovamente in impianti, macchine utensili e digitalizzazione dei processi.

Dopo le difficoltà conseguenti allo stravolgimento imposto sulla Formula 1, Poggipolini ha quindi raddoppiato il fatturato in tre anni, mettendo in campo un percorso di crescita a partire dalla ristrutturazione dell’organigramma, inserendo figure chiave nei settori strategici. “La nostra forza sono la velocità e la flessibilità e vogliamo mantenerle anche quando cresceremo di dimensione, puntando sull’integrazione tecnologica per offrire soluzioni ai clienti”.

Importante, in questo senso, è innescare sinergie con altre aziende per fornire soluzioni complete. Ma, allo stesso tempo, andare di pari passo con i clienti, la cui innovazione, come specifica Poggipolini, è importante per l’evoluzione della stessa azienda, come in un circolo virtuoso: “I nostri clienti (da Boeing a Ferrari) sono realtà complesse che fabbricano mezzi di altissima qualità: richiedono certificazioni molto specifiche e processi precisi e, in questo modo, ci permettono di migliorare”.

L’azienda, così, è tra le più innovative anche a livello di digitalizzazione, sia internamente sia verso i clienti: pensiamo al brevetto delle Sens-In Bolt, per rendere le viti un prodotto di Internet of Things. Le informazioni che i sensori potranno inviare saranno di tipo meccanico e termico e saranno utili per gestire non solo lo stato delle viti, ma soprattutto quello del sistema in cui sono installate.

Nonostante la gestione on premise dei dati, necessaria per questioni di sicurezza e riservatezza dato il settore di riferimento e l’importanza di alcuni clienti (fra i quali troviamo il Ministero della Difesa), Poggipolini permette ai suoi dipendenti di lavorare a distanza già da otto anni, con aggiornamenti software costanti e un approccio paperless per le fasi pre produttive. “Stiamo cercando di eliminare la carta dappertutto, riducendola drasticamente in ogni fase. La nostra attenzione è completa e va verso la sostenibilità”.

Aspetto, quello della sostenibilità, declinato anche nella ricerca: per l’azienda l’innovazione sui processi e sui prodotti è ciò che permette di accelerare e crescere. “Ecco perché stiamo investendo in uno stabilimento completamente nuovo, sempre a San Lazzaro di Savena, su un terreno di 20mila metri quadrati, nel quale sposteremo la produzione industriale delle viti e della meccanica, ma in cui, soprattutto, daremo spazio alla casa dell’innovazione che abbiamo chiamato Speed Up Lab. Il nuovo claim del laboratorio-incubatore sarà proprio Speed up the future (velocizza il futuro) e punterà all’innovazione reciproca (di Poggipolini, ma anche delle aziende clienti): “Perché i nostri ingegneri lavoreranno con i partner”. Non mancherà poi un acceleratore di startup, come dice lo stesso AD, confermando la visione innovatrice e la volontà di puntare al futuro.

L’articolo è pubblicato sul numero di Settembre-Ottobre 2021 della rivista Sistemi&Impresa.
Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

digitalizzazione, sostenibilità, produzione, Poggipolini


Avatar

Sara Polotti

Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.

È morto Paolo Pininfarina, emblema del design automobilistico

È morto Paolo Pininfarina, emblema del design automobilistico

/
Si è spento il 9 aprile 2024 a 65 anni ...
Marsiaj

Crisi geopolitiche, Giorgio Marsiaj: “All’imprenditore serve coraggio e visione”

/
L’indagine di Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte evidenzia una ...
Bracalente

NeroGiardini, conciliare artigianalità e innovazione

/
Una storia cominciata 50 anni fa nel seminterrato di una ...

Via Cagliero, 23 - 20125 Milano
TEL: 02 91 43 44 00 - FAX: 02 91 43 44 24
EMAIL: redazione.pdm@este.it - P.I. 00729910158

© ESTE Srl - Via Cagliero, 23 - 20125 Milano