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Polemizziamo sul nulla, taciamo sul nostro futuro

C’è la pandemia di Covid-19. Poi il rimpasto di Governo. Di contorno la questione della riapertura della scuola, ma in agenda è dietro l’angolo il via della stagione di sci. Ci sono i dibattiti sul Commissario alla Sanità in Calabria (dopo settimane si è giunti – pare – a una conclusione). Ma pure quelli sulle parole di Andrea Crisanti che non si farebbe vaccinare con le prime dosi di vaccino anti-Covid… Ormai sono questi i temi all’ordine del giorno dei principali media italiani e dei social, su cui vanno in scena quotidianamente insopportabili scontri su ogni argomento, fuorché uno, che però ci riguarda molto da vicino: il futuro delle nostre aziende.

Così, dopo che tutti si sono pronunciati sull’editoriale di Vittorio Feltri sul caso Genovese – la stragrande maggioranza delle persone senza avere letto neppure la metà dell’articolo – sta passando inosservato il passaggio di mano delle infrastrutture italiane. Tutti impegnati nel fare polemica sui colori delle regioni, non ci si è accorti che la Cina si sta facendo largo, per esempio, nel porto di Taranto e pure in quello di Trieste.

Poi ci sarebbe la questione della produttività, di cui abbiamo parlato recentemente: prima celebrando finalmente l’ipotesi di creare quel Comitato Nazionale per la Produttività che l’Unione europea ci chiede dal 2019 e poi rilevando che non se ne sarebbe fatto più niente. Ovviamente senza alcuno strascico di dibattito né, tanto meno, di polemiche.

Della questione Ilva ne abbiamo scritto di recente: Federico Pirro nel suo blog commenta l’accordo tra Invitalia e AM InvestCo Italy-Gruppo Arcelor Mittal, ponendo alcune domande che riguardano il più grande gruppo siderurgico in Italia. Che tradotto vuol dire posti di lavoro, economia del territorio…

E che dire, infine, dell’intenzione di HeidelbergCement che vuole portare in Germania il centro di ricerca di Italcementi, azienda inglobata nel gruppo poco tempo fa? In questo caso c’è in gioco il futuro di una trentina di lavoratori, ma è un messaggio da non sottovalutare: secondo quanto riportato da ItaliaOggi – unico a darne notizia – gli accordi al tempo dell’acquisizione erano di portare occupazione in Italia, senza smontare Italcementi pezzo dopo pezzo. Ma occupiamoci di altro. Evidentemente sui social l’hashtag “Italcementi” non ha molto appeal.

HeidelbergCement, Italcementi


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Dario Colombo

Articolo a cura di

Giornalista professionista e specialista della comunicazione, da novembre 2015 Dario Colombo è Caporedattore della casa editrice ESTE ed è responsabile dei contenuti delle testate giornalistiche del gruppo. Da luglio 2020 è Direttore Responsabile di Parole di Management, quotidiano di cultura d'impresa. Ha maturato importanti esperienze in diversi ambiti, legati in particolare ai temi della digitalizzazione, welfare aziendale e benessere organizzativo. Su questi temi ha all’attivo la moderazione di numerosi eventi – tavole rotonde e convegni – nei quali ha gestito la partecipazione di accademici, manager d’azienda e player di mercato. Ha iniziato a lavorare come giornalista durante gli ultimi anni di università presso un service editoriale che a tutt’oggi considera la sua ‘palestra giornalistica’. Dopo il praticantato giornalistico svolto nei quotidiani di Rcs, è stato redattore centrale presso il quotidiano online Lettera43.it. Tra le esperienze più recenti, ha lavorato nell’Ufficio stampa delle Ferrovie dello Stato italiane, collaborando per la rivista Le Frecce. È laureato in Scienze Sociali e Scienze della Comunicazione con Master in Marketing e Comunicazione digitale e dal 2011 è Giornalista professionista.

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