Sul filo del… minuto

La tecnologia crea lavoro? Sì, tutte le mie amiche ‘disperate’ lo possono testimoniare. La tecnologia non ci ha alleviato il lavoro, lo ha aumentato e reso più complesso. Sì, ma vuoi mettere quando non c’era la lavatrice? Eccola lì, la prima banalissima obiezione. Intanto quando non c’era la lavatrice si lavava e basta. Oggi entrando nel reparto detersivi di un supermercato ci si rende conto della deriva che abbiamo raggiunto. Infatti è dimostrato che le spese in detergenti sono proporzionalmente superiori a quelle in generi alimentari. Ma torniamo al ‘lavoro’ del lavaggio. Ormai non basta più lavare, ci hanno convinti che è necessario prima smacchiare, poi ammorbidire e infine utilizzare il prodotto giusto per stirare. Se abbiamo bambini piccoli è d’obbligo disinfettare durante del lavaggio. Lo stiro è un’operazione semplice, ma chi si azzarderebbe oggi a imbracciare un ferro ‘normale’? Roba da retroguardia, ci vuole un apparecchio dotato di caldaia, possibilmente multifunzione che mentre stira piega (tutto tempo risparmiato). Chissà come faceva mia nonna che metteva il ferro da stiro sulla stufa…

Ma torniamo alla tecnologia che, dovrebbe –così si dice– portarci via il lavoro. E in effetti è così: chi rinuncerebbe mai all’ultimo modello di lavastoviglie che si può programmare anche dall’ufficio? La mia ha un nome altisonante, degna del mio ruolo imprenditorial-manageriale: RealLifeTimeManager. Quando un amico ha visto la scritta con la coda dell’occhio mi ha preso in giro per settimane. Che te ne fai? La lavastoviglie deve lavare i piatti, il resto sono optional per aumentare la complessità e rendere il prodotto più vulnerabile. Basta poco, un filtro intasato e real time la lavastoviglie ti saluta. Cosa che puntualmente è successa: è ‘bastata’ una riparazione da 180 euro per rientrare in possesso della funzionalità base, ossia lavare i piatti.

Veniamo ora alle pulizie generali, per esempio dei pavimenti. Non serve più passare l’aspirapolvere quando un robottino gira per casa, aspira, pulisce e fa sparire i peli del gatto. È intelligente, ça va sans dire, quando ha finto se ne torna a ‘casa’ sua, la postazione dove si ricarica. Parlo per sentito dire, io ho ancora una collaboratrice che mi dà una mano e non è certo angosciata da ansie prestazionali. Rido ancora quando un’amica che abita di fronte a me mi ha chiamato dicendomi di avere visto una ragazza che “prendeva il sole sul balcone”. Avevo in casa un ospite? Non sia mai che mi porti in casa una tecnologia che priva la mia fidata collaboratrice del piacere di starsene a fumare sul mio balcone… Comunque, questi dischi volanti che strisciano sul pavimento si inceppano e se incontrano un tappeto spesso che fanno? Nulla, restano lì finché qualcuno non li sposta. Il pavimento poi comunque lo devi lavare e certo puoi dotarti di strumenti di ultima generazione che emettono vapore, ma un braccio che li fa andare ci vuole. Può essere il braccio meccanico di una colf-robot, ma vuoi mettere la rassicurante tabagista che si incazza con mio figlio quando entra in casa e lo trova ancora a letto? Non c’è partita.

Finito di lavare i pavimenti entriamo in cucina. Che sarà mai preparare un pranzo? Con il forno a microonde possiamo scaldare o scongelare qualsiasi vivanda nel giro di pochi secondi e un potentissimo concentrato di tecnologia chiamato Bimby cucina da solo risotti, pietanze e dolci. Preparare una cena non può essere un problema. E infatti allontaniamo la questione dal nostro orizzonte, tant’è che spopolano le App per la consegna a domicilio dei pasti. Nessuno si sogna più di pelare una patata quando ci sono velocissimi rider che sfrecciano con qualsiasi tempo per le nostre città per consegnarci i viveri, con buona pace di chi pensa che questi siano business digitali… Se ci fate caso, all’ora di cena questi poveretti attendono fuori dai ristoranti i piatti da consegnare, il più velocemente possibile, a una popolazione stregata da Masterchef e incapace di mettere un sugo sul fuoco, su una piastra a induzione, pardon.

Intanto le piattaforme offrono lavoro, mal pagato s’intende. Perché è in atto una polarizzazione: professioni ad alta qualificazione da una parte e personale a basso reddito dall’altra. Siamo circondati da oggetti che ci fanno recuperare tempo e noi cosa facciamo? Siamo sempre più in affanno, assalite (soprattutto noi donne) da manie di perfezionismo ancestrali che ci fanno riempire i carrelli della spesa di smacchiatori di ogni tipo per poi correre alle casse automatiche che, è dimostrato, ci fanno risparmiare due minuti. Ma che ci faremo mai con questi 120 secondi?

La tecnologia cambia ogni ambito della nostra vita e utilizzarla per renderla migliore dipende solo da noi: se accetteremo di conoscerla per costruire una cornice di senso anche la nostra vita professionale avrà un futuro. Altrimenti saremo destinati a prendere ordini da una piattaforma.

tecnologia, Intelligenza artificiale, robotica, nuovi lavori


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Chiara Lupi

Articolo a cura di

Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 ha partecipato all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige la rivista Sistemi&Impresa e governa i contenuti del progetto multicanale FabbricaFuturo sin dalla sua nascita nel 2012. Si occupa anche di lavoro femminile e la sua rubrica "Dirigenti disperate" pubblicata su Persone&Conoscenze ha ispirato diverse pubblicazioni sul tema e un blog, dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato il libro Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager. Nel 2019 ha curato i contenuti del Manuale di Sistemi&Impresa Il futuro della fabbrica.

Chiara Lupi


Commento

  • In un mondo di single e separati (siamo il 40% degli ex-sposati) tutto questo è vero anche al maschile.
    Con un commento che verrà sicuramente tacciato di maschilismo, le questioni domestiche al femminile, così come molte di quelle parentali, sono spesso complicate da spirito di emulazione alimentato dal “lato oscuro” del passa-parola.
    Il vantaggio della versione maschile è, per una volta, la scarsità di passa-parola sulle questioni domestiche. Gli uomini raramente parlano tra loro della spesa o delle pulizie e tendono di conseguenza ad arrangiarsi o a fidarsi delle amiche (ma a fidarsi solo parzialmente, consci che i loro consigli costituiscono un pericolo per il proprio equilibrio domestico) . Sic-sigh!

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