Conflitto

Tornare in ufficio per gestire (con efficacia) i conflitti

Lavorare da remoto può compromettere le relazioni d’ufficio perché comunicare virtualmente richiede molta più empatia rispetto all’incontro faccia a faccia. A pensarlo è Christian Ulbrich, Amministratore Delegato del gruppo immobiliare Jll, che ha affidato le sue riflessioni a Benefit News, testata statunitense specializzata nei temi legati al mondo del lavoro. Dal punto di vista del manager questa è anche una delle ragioni per cui le persone dovrebbero trascorrere almeno tre giorni alla settimana in sede.

Non tre giorni qualsiasi, però: “L’idea di flessibilità non è quella di offrire alle persone un fine settimana di quattro giorni e una settimana lavorativa di tre giorni, ma di coniugare quella flessibilità con la vita privata”, ha spiegato Ulbrich motivando la sua prospettiva e facendosi portavoce di tutti i dirigenti che non vedono di buon occhio il lavoro a distanza o ibrido, come molte delle aziende tecnologiche della Silicon Valley, che hanno insistito per far tornare in sede il personale.

Ulbrich ne fa un discorso di risoluzione dei conflitti, spiegando di aver constatato come in situazioni di tensione e incomprensione trovarsi nella stessa stanza e affrontare il problema di persona possa portare a risultati migliori rispetto a scenari equivalenti, ma governati dalla virtualità. Durante, per esempio, le videochiamate, è facile – è la tesi del manager – turbare accidentalmente le persone e non notare lo scontento e la disapprovazione dei colleghi a seguito di certi atteggiamenti: “Quando si lavora da remoto è richiesta un’attenzione costante sulla sfera dell’empatia, della quale in quel tipo di contesto c’è molto più bisogno rispetto a quando si condividono gli spazi”. Un’attenzione che nell’ottica di Ulbrich sembra essere uno spreco di tempo.

Smart working, gestione dei conflitti, Christian Ulbrich


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Erica Manniello

Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.

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