Trovare la propria strada verso il 4.0: la digitalizzazione a misura di PMI

Non esiste un’unica via al 4.0. Intraprendere un percorso di digitalizzazione è ormai una strada obbligata per restare competitivi sul mercato, ma modalità e tempistiche di questa trasformazione non sono per tutti le stesse. Le Piccole e medie imprese (PMI) faticano più di altre ad adattare i propri processi all’introduzione di soluzioni intelligenti, nate e pensate per organizzazioni di dimensioni medio-grandi e solo successivamente adattate al mercato delle PMI. Il Digital capability index del Rapporto Cerved PMI 2020 individua nel 15,9% la percentuale di medie imprese con elevate “digital capability”. E appena la metà (7,8%) sono le piccole imprese con le stesse caratteristiche.

Per chi parte da zero

Non è detto, però, che iniziare da zero sia per forza uno svantaggio. Non avendo ancora investito in singole soluzioni, le PMI hanno l’occasione di pianificare investimenti digitali più coerenti con la propria struttura produttiva e il proprio modello di business, senza lasciarsi trasportare dalla novità del momento, dalle pressioni dei fornitori e/o dalla fretta/urgenza. “Ci sono tecnologie abilitanti che si sposano con grande difficoltà con il mondo delle aziende medio-piccole: non è detto insomma che qualunque tipo di tecnologia 4.0 presente sul mercato sia quella giusta”, spiega Fabrizio Riccomi, CEO di NeroSuBianco, azienda di consulenza che accompagna i percorsi di crescita delle PMI italiane attraverso l’innovazione tecnologica.

Per supportare questo processo di pianificazione degli investimenti, NeroSuBianco ha sviluppato negli anni una metodologia di lavoro che abbina una profonda conoscenza dei processi a due strumenti software fondamentali. Il primo è funzionale all’attività di Scouting tecnologico, essenziale per consentire alle PMI di trovare il vestito tecnologico su misura, in grado di migliorare l’efficienza produttiva salvaguardando al contempo le peculiarità del proprio modello di business.

Nella ricerca del miglior strumento, le imprese di dimensioni ridotte spesso procedono per tentativi, non avendo riferimenti sicuri, rivolgendosi spesso alla propria rete ristretta di fornitori che, per forza di cose, tende a vendere le proprie soluzioni e prodotti. Una società di consulenza con esperienza sul mercato e una forte rete di partner tecnologici a livello europeo può, invece, aiutare ad aggiustare il tiro e a impostare sin dall’inizio il giusto percorso verso il processo di digitalizzazione.

“Dopo una attenta attività di diagnosi e valutazione del singolo sistema produttivo, ”, continua Riccomi, “che impone prima di tutto di analizzare i sistemi, comprenderne le criticità e capire come risolverle, l’azienda viene guidata in tempi rapidi a conoscere lo stato dell’arte della tecnologia e a capire i pregi e i difetti delle alternative possibili. Al termine di questo percorso, dopo aver toccato con mano progetti ed iniziative avviate da altri, l’azienda scopre spesso che non sono necessari grandi investimenti, ma semplici adattamenti/miglioramenti dei processi produttivi e integrazioni/ottimizzazioni della parte hardware e software”.

Una volta note le alternative tecnologiche, la metodologia di NeroSuBianco prevede di effettuare due ulteriori passaggi: una prima analisi dell’as is, che consiste nel valutare costi e marginalità e intervenire per eliminare gli sprechi e migliorare i processi in atto attraverso l’adozione del metodo lean 4.0; una seconda analisi del to be, che individua i possibili miglioramenti conseguenti all’introduzione di tecnologie 4.0 precedentemente individuate grazie all’attività di Scouting. La prima fase è funzionale alla seconda: in assenza di sprechi e inefficienze operative, le nuove tecnologie si riveleranno, infatti, molto più efficaci ed efficienti; la valutazione dell’as is e la simulazione delle alternative to be è condotta grazie al secondo software, SIMVSM, che NeroSuBianco ha in licenza esclusiva per l’Italia dalla società tedesca Simplan AG.

Per chi si trova “a metà del guado”

Oltre che per avviare la transizione, la metodologia di NeroSuBianco, che questa volta parte dalla analisi degli sprechi per arrivare allo Scouting tecnologico, è utile anche per tutte le PMI che hanno già intrapreso un percorso di digitalizzazione, restando poi, per vari motivi, ‘a metà del guado’. In base a recenti analisi del mercato degli investimenti in 4.0, si tratta di oltre il 60% delle PMI. “Sono per lo più medie imprese secondo la definizione europea, ovvero aziende che vanno dai 10 ai 50 milioni di fatturato”, puntualizza il CEO di NeroSuBianco. “Non avendo completato il percorso di digitalizzazione, si trovano a dover fronteggiare una duplicazione delle procedure: il percorso digitale convive con quello cartaceo e manuale, con la conseguenza di raddoppiare i tempi senza riuscire a gestire in modo efficiente le attività”.

Questa situazione di stallo è dovuta al modo in cui le nuove tecnologie sono state inserite nel contesto aziendale, alle resistenze culturali e spesso alle barriere al cambiamento della classe dirigente (nata in contesti artigianali). Tra l’altro le difficoltà tecnico-organizzative possono inficiare la possibilità di accedere ai benefici fiscali previsti dal piano Transizione 4.0. Mettere a sistema competenze organizzative, ingegneristiche e di processo, ma anche tecnologiche e informatiche, fiscali e di contabilità è l’unico modo per non perdere un treno che sta passando.

Il miglior incentivo è migliorare l’efficienza del proprio processo”, fa notare Riccomi. “La prima cosa da fare è individuare gli sprechi esistenti e le soluzioni che l’azienda potrebbe attuare al netto di qualsiasi incentivo, per risparmiare tempo e denaro”. L’incentivo fiscale di per sé o se utilizzato non al meglio non è per nulla sinonimo di miglioramento dell’efficienza produttiva; viceversa, se arriva in seguito a scelte di investimento oculate e mirate, può rappresentare un significativo acceleratore del processo.

Anche in questo caso, per l’analisi di processo NeroSuBianco di avvale del software SIMVSM, poiché – oltre agli sprechi – è in grado di simulare i mutamenti futuri di layout di fabbrica, linee produttive o soluzioni specifiche. La simulazione consente di individuare l’assetto ideale dell’azienda, individuando i “pezzi mancanti” che hanno portato allo stallo e a guidare la successiva attività di Scouting, che permetterà di formulare una roadmap tecnologica di investimento coerente e sostenibile nel tempo.

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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