pronomi di genere

Basta un pronome di genere per dirsi inclusivi?

L’uso dei pronomi di genere sta diventando sempre più diffuso, soprattutto sui social network. Non è raro imbattersi in profili Twitter o Instagram di persone comuni e personaggi noti che rivendicano il diritto di scegliere la propria identità di genere, indicandola pubblicamente.
She/her indica il genere femminile: la persona in questione si identifica come donna e vuole essere definita “lei”. He/him indica, al contrario, il genere maschile, per chi si identifica come un uomo e vuole essere definito “lui”. Ci si potrà imbattere anche in they/them, quest’ultimo pronome è utilizzato da coloro che non si identificano con un’identità singola e quindi si orientano sul neutro (contemplato e utilizzato in molte in lingue ma escluso dalla lingua italiana) e chiedono ai loro interlocutori di fare lo stesso.

I pronomi di genere sono importanti, dentro e fuori dal posto di lavoro

Per chi non ha mai dovuto preoccuparsi di quale pronome scegliere per interagire con gli altri, la questione potrebbero non sembrare importante. Eppure sono tantissime le persone che, pur non avendo mai avuto la necessità di specificare con che genere desiderano essere identificate, inseriscono ugualmente i pronomi all’interno delle proprie biografie. L’intenzione è quella di voler rendere l’uso dei pronomi sui social estremamente comune, normale. Si tratta di un gesto utile alla normalizzazione di questa pratica ai fini di stroncare ogni atto di transfobia.
I pronomi di genere vengono utilizzati sempre più spesso anche nei contesti di lavoro, per esempio nelle firme aziendali o negli annunci, così come sui social a uso professionale (LinkedIn).
Creare un ambiente di lavoro diversificato, equo e inclusivo non è facile, sebbene sia fortemente richiesto dai lavoratori. Un passo che le organizzazioni possono compiere per promuovere l’inclusività è proprio quello di aprire la conversazione su questo tema.
Infatti, non sempre è possibile assumere da fattori esterni ed estetici il genere con cui una persona si identifica. Riferirsi a qualcuno con il pronome sbagliato può far sentire quella persona esclusa, diversa e a disagio.
Chiedere, ricordare e usare i pronomi di genere di qualcuno è un modo positivo per supportare tutti i membri di un team. Usare i pronomi giusti dimostra rispetto per l’identità altrui.

Da dove partire: firme aziendali e annunci di lavoro

Un modo semplice per introdurre il tema nella conversazione è includere i pronomi nelle firme delle e-mail. Questa azione serve non solo come promemoria internamente, ma crea anche consapevolezza esternamente: è un ottimo primo passo per costruire l’inclusività e porta l’attenzione su un aspetto a cui molte persone potrebbero non aver pensato prima.
Aggiungere pronomi a parti semplici ma visibili della ‘vita lavorativa’ può essere una piccola azione, ma può avere un impatto importante in termini di Diversity, equality e inclusion (DEI).
Allo stesso modo, un annuncio di lavoro che indica vari pronomi comunica verso l’esterno l’attenzione a un ambiente inclusivo, che non pregiudica le persone in base alla loro identità di genere e può rendere più semplice per chi si candida indicare il proprio pronome, se vuole.
Questo porterà benefici anche in termini di engagement e nel processo di selezione, con ripercussioni positive anche sul business. Secondo gli esperti, infatti, la creazione di un luogo di lavoro sicuro e inclusivo consente ai dipendenti di essere più produttivi e creativi. Come ha ricordato Riki Anne Wilchins, attivista americana il cui lavoro si è concentrato sull’impatto delle norme di genere, la diversità sul luogo di lavoro è sinonimo di performance migliori.

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Cecilia Cantadore

Giornalista professionista, Cecilia Cantadore ama raccontare storie di persone e imprese. Dopo la laurea magistrale in Culture e Linguaggi per la Comunicazione all’Università degli Studi di Milano è entrata nel mondo dell’editoria B2B e della stampa tecnica e professionale lavorando per riviste specializzate. Scrive di cultura aziendale, tecnologia, business e innovazione, declinando questi macro temi per le diverse testate cartacee e online con cui collabora come freelance. Dedica il suo tempo libero alla musica, ai viaggi e alle camminate in montagna.

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