Basta un’App per cercare lavoro

Il lavoro ormai si cerca sullo smartphone. Nel 2020 le candidature presentate attraverso un device mobile hanno sorpassato quelle via computer, secondo l’analisi condotta da Appcast su 7 milioni di application ricevute da circa 1.300 datori di lavoro negli Stati Uniti. I curriculum presentati attraverso le applicazioni mobile rappresentano oggi il 61% del totale.

Tra le 24 industrie analizzate, l’impiego di App per cercare lavoro appare molto diffuso nell’ambito della cosiddetta Gig economy e nel settore dei trasporti, ma le percentuali più alte di candidati che si sono offerti per un posto di lavoro dopo aver cliccato su un’inserzione online appartengono al mondo del Food (11%) e delle Risorse Umane (8%).

Altri settori, come l’ambito sanitario e il Retail, si prestano invece meno alla ricerca di un posto di lavoro attraverso lo schermo di un cellulare. La scarsa funzionalità di un approccio così immediato si spiega anche in ragione dell’elevata domanda di professionisti del settore, spesso superiore al numero di candidati disponibili o desiderosi di provare attraverso un’App. Soprattutto nell’ultimo anno, poi, entrambi i settori sono stati penalizzati dai timori di possibili contagi che hanno scoraggiato le candidature.

Per le aziende, è sempre più importante trovare le “persone giuste”, ma è sempre più difficile trovarle. Tecnologie e algoritmi possono dare una mano ai cacciatori di teste. Se ne parlerà anche a Cacciatori di storie – Nuovi scenari per l’head hunting: l’intelligenza umana e l’algoritmo alla ricerca del profilo giusto, l’evento organizzato da ESTE, editore anche di Parole di Management, in programma il 31 marzo 2021.

Più in generale, la pandemia ha accelerato l’adozione di tecnologie anche nell’ambito del recruiting, con assessment virtuali e video-colloqui on demand. Molte aziende hanno cercato di inserire l’esperienza mobile nei processi di assunzione, sia per migliorare l’esperienza dei candidati sia per differenziarsi dai competitor. In effetti, l’utilizzo della tecnologia mobile per cercare opportunità di lavoro è già un’abitudine ben diffusa. Una ricerca del 2017 dell’Hiring Lab di Indeed stimava che l’80% delle ricerche nell’Edilizia, nelle Pulizie e nell’Alimentare era originato da un device mobile.

Anche se l’esperienza digitale non finirà mai per rimpiazzare del tutto l’interazione in presenza, le organizzazioni sembrano apprezzare questa modalità e, secondo le previsioni, continueranno ad applicare ancora a lungo i format virtuali introdotti durante la pandemia. Una ricerca del 2020 rivela che il 75% dei senior manager ha condotto colloqui e sessioni di onboarding da remoto durante il lockdown e il 60% ha riscontrato una riduzione dei tempi di selezione.

Fonte: HR Dive

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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