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Capolinea greenwashing

La Competition and markets authority (Cma), l’organismo di vigilanza sulla concorrenza del Regno Unito, ha dato un ultimatum alle aziende che mettono in atto la pratica nota come greenwashing che vede imprese o associazioni proporre un’ingannevole immagine di sé: le organizzazioni si fingono attente all’impatto ambientale delle proprie attività quando esse sono invece di base dannose per l’ambiente. Secondo quanto stabilito da Cma le aziende hanno tempo fino alle fine del 2021 per porre fine alle strategie comunicative che rientrano in questa classificazione.

Cma ha iniziato a esaminare questo tipo di pratica da parte delle imprese britanniche nel 2020, scoprendo che fino al 40% dei materiali passati in rassegna possono essere considerati fuorvianti per i consumatori. Dando seguito a questo tipo di attività, a partire dal 2022 l’organismo governativo ha deciso di avviare una più serrata revisione delle dichiarazioni ‘verdi’ ingannevoli con una particolare attenzione per i settori legati alla Moda, ai Trasporti, al Food e al Beauty. Qualsiasi trasgressione, specifica Cma, potrebbe comportare sanzioni anche prima dell’inizio della revisione.

Nasce il ‘green claims code’

Il lavoro di Cma è poi indirizzato dal cosiddetto green claims code, un documento di linee guida che evidenzia sei principi di comportamento a cui le aziende dovrebbero attenersi quando fanno affermazioni sull’impatto ambientale dei loro prodotti. Ne è un esempio il dettame secondo cui le imprese “non devono omettere o nascondere informazioni importanti” e “devono considerare l’intero ciclo di vita del prodotto” che propongono. Troppe organizzazioni, secondo Cma, si stanno infatti erroneamente prendendo il merito di essere green per corteggiare i consumatori attenti all’ambiente.

Andrea Coscelli, Amministratore Delegato di Cma, ha dichiarato a tale proposito che la pratica del greenwashing è una totale violazione del diritto dei consumatori, passibile di sanzioni. “Sono sempre di più le persone che stanno considerando l’impatto ambientale di un prodotto prima acquistarlo”, ha affermato. “Siamo preoccupati che troppe aziende si stiano falsamente prendendo il merito di essere sostenibili, mentre quelle veramente eco-compatibili non ottengono il riconoscimento che meritano”. Secondo Coscelli, qualsiasi azienda che non rispetti la legge rischia di danneggiare la propria reputazione con i clienti e, inoltre, potrebbe essere oggetto di azioni da parte di Cma.

Il fenomeno non è di certo nuovo, almeno nel Regno Unito. Per esempio, l’Advertising standards authority (Asa) britannica è negli anni intervenuta per porre un freno alle pubblicità orientata al greenwashing in diverse occasioni, denunciando l’operato di gruppi: da una compagnia aerea a una casa automobilistica fino a una multinazionale del petrolio.

Fonte: The Guardian

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Erica Manniello

Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.

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