Disposti a tutto per mantenere il posto di lavoro

In Europa gli italiani sono i più preoccupati. Chiedono protezione dello stipendio e la possibilità di restare in Smart working.

Paura di perdere il posto di lavoro. Ecco una delle conseguenze della pandemia di Covid-19 nella mente dei lavoratori. Se le aziende hanno attraversato momenti di incertezza e hanno lavorato duramente per proseguire le proprie attività, i loro dipendenti hanno percepito questo periodo storico come minaccia verso il proprio futuro.

Il 43% degli italiani (in particolare gli Under 35 e i residenti al Sud), infatti, teme di perdere il lavoro e più della metà chiede la protezione del proprio stipendio. A svelarlo sono i risultati del Randstad Workmonitor dedicato all’impatto della pandemia sul mercato del lavoro.

In Europa, gli italiani rappresentano i più preoccupati dall’eventualità di perdere il lavoro, seguiti da inglesi, spagnoli, francesi e tedeschi (in Germania ‘solo’ il 30% dei lavoratori teme per il proprio posto). La prima, inevitabile, conseguenza è l’abbassamento del numero di ricercatori ‘attivi’ di nuove opportunità professionali, stimati al 9% (in calo del 3% rispetto alla fine del 2019); dato che porta con sé anche il calo del numero di persone che intendono avviare un’attività (dal 58% al 48%).

Tuttavia, il Covid sembra aver fidelizzato gli italiani alle proprie aziende: quasi tre quarti di loro – in particolare la popolazione femminile e gli Under 25 – si è dichiarato soddisfatto del proprio posto di lavoro e solo il 6% esprime il proprio malcontento. Ma forse più che di appagamento… si tratta di preoccupazione. Un timore che non si è dissolto con la speranza che il vaccino possa sconfiggere il Covid.

La paura di perdere il posto di lavoro, inoltre, è tale che buona parte dei lavoratori si dice disposta a scendere a compromessi pur di mantenere il posto di lavoro. Così il 29% degli intervistati accetterebbe un cambio di mansione, ma anche riduzione dell’orario o cassa integrazione (21%), un aumento delle ore di lavoro a fronte della stessa retribuzione (17%), il taglio dei benefit (15%), un contratto a scadenza (10%) e il ridimensionamento dello stipendio (8%).

Tutele per lo stipendio e di proseguire lo Smart working

Compromessi, dunque, ma anche aspettative. Per il 2021 e in vista del termine dell’emergenza sanitaria, i lavoratori italiani chiedono in primis la protezione dello stipendio (54%), ma anche la possibilità di proseguire il programma di Smart working, alternato al lavoro in sede (48%).

Seguono la richiesta di attivazione di politiche di comunicazione trasparente (39%) e corsi di formazione (38%), soprattutto dalla popolazione maschile; mentre un incremento dei protocolli di salute e sicurezza (41%), la collaborazione nei team (24%) e l’assistenza psicologica (21%) sono maggiormente voluti dalle lavoratrici.

Sul fronte professionale, infine, quasi tre intervistati su 10 si vedono, fra sei mesi, a svolgere una mansione diversa nella propria azienda. Fra i lavoratori più inclini al cambiamento, invece, spinti principalmente dal migliorare le proprie condizioni lavorative, cambiare datore di lavoro oppure crescere professionalmente, il 29% pensa che svolgerà la propria attività, ma in una nuova società e il 22% che cambierà sia ruolo sia azienda.

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