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Green deal europeo, sostenibili a spese degli agricoltori

Dietro alle proteste degli agricoltori che stanno scuotendo l’Europa ci sono le nuove politiche del Green Deal europeo. L’adesione alle scelte del Patto verde dell’Ue, ossia l’insieme delle politiche che la Commissione europea ha messo in atto per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ha apportato numerose modifiche alla Politica agricola comune (Pac). Dal 1962, infatti, la Pac regola, con una politica unificata, tutti i Paesi europei, con l’obiettivo di fornire alimenti sicuri, a prezzi accessibili e di elevata qualità ai cittadini Ue, garantire un tenore di vita equo agli agricoltori, tutelare le risorse naturali e rispettare l’ambiente.

Con la ‘nuova’ Pac, il quadriennio 2023-27 deve contribuire a rispettare i contenuti del Green Deal europeo e gli agricoltori che intendono beneficiare del sostegno economico hanno l’onere di applicare i sistemi di allevamento o di coltivazione basati su determinate regole di buona condotta agronomica e ambientale. E qui nascono le questioni che tengono alta la tensione in mezza Europa. Le nuove linee guida, infatti, hanno ridotto il budget dei sussidi agli agricoltori e hanno introdotto restrizioni sull’uso di prodotti fitosanitari e fertilizzanti dannosi per l’ambiente e la qualità del cibo: per i lavoratori del settore sono proprio queste scelte che hanno condotto all’innalzamento dei costi di produzione. Già nel 2020, l’iniziativa principale del Green Deal europeo Farm to fork aveva introdotto obiettivi ambiziosi, in parte già falliti e tra quelli naufragati c’era la proposta di riduzione del 50% dell’uso di pesticidi.

I target fissati dall’Ue, però, puntano a promuovere la sostenibilità ambientale e sostengano la salute della Terra e dei consumatori; tuttavia gli agricoltori si sono mobilitati perché le misure imposte finiscono per generare complessità per conformarsi alle nuove normative. E la percezione di chi protesta contro il Green Deal europeo è che la somma di tali misure impongano un carico amministrativo significativo che va a pesare sempre più nelle tasche degli agricoltori.

Tutelare l’ambiente sostenendo gli agricoltori

Tra le principali richieste degli agricoltori si trovano la domanda di sussidi più equi, la richiesta di ritardare l’immissione sul mercato europeo della carne sintetica e delle farine d’insetto, la proposta di nuove misure che regolino l’uso di impianti fotovoltaici su terreni produttivi e la diminuzione del costo dei carburanti.

La Commissione europea ha già annunciato una nuova proroga della Pac secondo la quale gli agricoltori debbano lasciare alcune aree di terreno a riposo per accedere agli aiuti comunitari e il posticipo del divieto di utilizzo del glifosato, pesticida dichiarato cancerogeno per gli esseri umani. La prima misura, però, è fortemente contestata dai lavoratori agricoli, protagonisti delle manifestazioni in vari Paesi d’Europa. Ma anche sul glifosato c’è uno scontro; non tanto perché non siano noti gli effetti, quanto perché – è l’accusa – la stessa misura non è applicata nell’identico modo nell’importazione di prodotti extraeuropei: è il caso del Canada, dove si fa ampio uso del glifosato. Per gli agricoltori c’è il forte rischio che si sviluppi un sistema di concorrenza sleale che danneggerebbe gli operatori europei.

Anche la questione Ucraina tiene banco in questo scenario: la sua possibile entrata nell’Ue impatterebbe notevolmente sulla ripartizione dei sussidi da parte di Bruxelles. Il report dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (basato sui dati della Commissione europea) indica che se Kiev potesse ottenere la ripartizione dei fondi del Pac costerebbe 97 miliardi, ben più dei 72 allocati, per esempio, alla Francia che non a caso guida la protesta degli agricoltori. A fronte del malcontento del settore, a fine gennaio 2024 è iniziato a Bruxelles il dialogo strategico per il futuro dell’agricoltura con l’obiettivo di trovare un equilibrio tra le politiche agricole, economiche e ambientali. Al momento il futuro è a tinte fosche.

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Lucrezia Vardanega

Lucrezia Vardanega è giornalista pubblicista con esperienza nel mondo della comunicazione digitale. Ha iniziato il suo percorso giornalistico subito dopo la laurea, cominciando a collaborare con vari magazine online e addentrandosi sempre più nelle varie sfaccettature di questo mestiere sempre in divenire. Con uno sguardo attento e curioso sul mondo che la circonda, resta sempre con la mente aperta per rimanere aggiornata e accrescere le sue competenze. Per ESTE collabora su più fronti, sia online sia offline, con una particolare sensibilità verso i nuovi bisogni di un mercato del lavoro in equilibrio tra antiche tradizioni e moderne tecnologie. Nel tempo libero ama leggere, fare trekking sulle Dolomiti, visitare mostre d'arte e camminare a naso all'insù per la sua amata città d'origine, Venezia.

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