fringe benefit

Il fringe benefit è un bonus solo per le grandi aziende?

Una legge in Germania consente alle aziende di erogare al personale un fringe benefit esentasse fino a 3mila euro, per contribuire ad alleviare l’impatto dell’inflazione. La misura è stata introdotta a ottobre 2022 con il nome di Bonus inflazione (Inflation Bonus, Inflationsausgleichsprämie) per rispondere agli aumentati costi della vita (in particolare quelli legati all’energia). Secondo Destatis, l’Ufficio federale di statistica tedesco, infatti, l’inflazione su base annua è stata del 10% a ottobre 2022, con i prezzi dei generi alimentari in aumento del 18,7% e dell’energia addirittura del 43,9%. A livello di anno, è da evidenziare che nel 2022 la Germania ha registrato la più alta inflazione annuale in oltre 70 anni (7,9%).

Le aziende tedesche possono corrispondere il bonus in qualsiasi momento entro il 31 dicembre 2024, erogandolo in una o più rate, nel rispetto del limite annuo di 3mila euro. Il benefit si aggiunge al normale compenso, non può essere offerto in sostituzione di altri incentivi o piani retributivi e non è considerato come prestazione che genera reddito. Anche l’Italia aveva adottato una misura simile, portando il tetto dell’esenzione fiscale dei fringe benefit a 3mila euro a novembre 2022: l’iniziativa è però ‘scaduta’ il 31 dicembre 2022 e il tetto è tornato con la legge di Bilancio a 258,23 euro.

Il rischio: una misura appannaggio solo delle grandi aziende

Una delle aziende che per prime ha risposto alla misura tedesca è stata UniCredit, che nel 2022 ha stanziato per il personale tedesco 2.500 euro di bonus, erogato a dicembre. Anche i tirocinanti hanno ricevuto benefit fino a 1.250 euro, cifra variabile a seconda di quanto tempo avessero lavorato per l’istituto di credito, ha spiegato l’azienda in una nota. UniCredit contava circa 14mila dipendenti in Germania alla fine di settembre 2022: un mercato, quello tedesco, che per la banca è secondo solo a quello dell’Italia, dove impiega quasi 35mila persone.

UniCredit rappresenta un caso di azienda che può permettersi di erogare queste cifre: le Piccole e medie imprese (PMI) potranno farlo? Non bisogna dimenticare che il tessuto imprenditoriale tedesco è composto al 99% da PMI: sono circa 3,3 milioni e sono responsabili del 35% del fatturato totale del Paese, impiegando circa 16 milioni di persone, quasi il 60% della forza lavoro occupata totale.

Il rischio per la Germania è lo stesso che si ipotizzava per l’Italia: quello di avere una misura alla portata solo di multinazionali e grandi aziende, che di solito risultano essere già attrattive e all’avanguardia in fatto di benefit, che continueranno quindi ad attrarre persone mettendo in difficoltà le organizzazioni più piccole. Queste ultime si trovano a scontare un problema aggiuntivo di comunicazione: anche quando possono permettersi di erogare benefit o proporre condizioni vantaggiose ai dipendenti, spesso non lo comunicano all’esterno e quindi ‘perdono’ la competizione con le grandi realtà.

Germania, fringe benefit


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Cecilia Cantadore

Giornalista professionista, Cecilia Cantadore ama raccontare storie di persone e imprese. Dopo la laurea magistrale in Culture e Linguaggi per la Comunicazione all’Università degli Studi di Milano è entrata nel mondo dell’editoria B2B e della stampa tecnica e professionale lavorando per riviste specializzate. Scrive di cultura aziendale, tecnologia, business e innovazione, declinando questi macro temi per le diverse testate cartacee e online con cui collabora come freelance. Dedica il suo tempo libero alla musica, ai viaggi e alle camminate in montagna.

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